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Sull'autonomia scolastica

Alcune note in margine all'art. 21 della "Bassanini"

 

Il testo definitivo della "Bassanini" ha recentemente attribuito la personalità giuridica e l'autonomia a tutte le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. E' una legge d'intenti (come dicono gli esperti): la sua applicazione dipende da una serie successiva di azioni di governo e perciò può sembrare apparentemente una sorta di scatola vuota, il cui riempimento è demandato a futuri regolamenti. Ma non è così: aprire questa "Music-box" è invece un utile ed impietoso esercizio di memoria e di ricomposizione di indizi chiarificatori.

Intanto la delega al governo è quasi totale e ci troviamo di fronte ad un paradosso di un decentramento amministrativo tutto affidato ad un'iniziativa dal centro e dall'alto.

Non c'è alcun cenno alle motivazioni politiche e culturali alla base di questa autonomia. Si tratta forse di una scelta di pragmatismo anglosassone?.

I vari istituti di istruzione, prima di accedere all'autonomia, devono avere già raggiunto "requisiti" dimensionali ottimali attraverso "piani di dimensionamento della rete scolastica".

Da qui può iniziare il gioco della memoria: cominciate a ricordare qualcosa? Vi possiamo suggerire una parola chiave: decreto tagliaclassi.

Con il comma 6 "sono abrogate le disposizioni che prevedono autorizzazioni preventive per l'accettazione di donazioni, eredità e legati da parte di istituzioni scolastiche".

Stanno riaffiorando ricordi non del tutto sbiaditi, per esempio riguardo a generosi e disinteressati sponsor privati?

L'autonomia organizzativa e didattica si realizza "nel rispetto degli obiettivi del sistema nazionale di istruzione e degli standard di livello nazionale (...) e della libertà di scelta educativa da parte delle famiglie". E' prevista una delega al governo entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge per "emanare un decreto legislativo di riforma degli organi collegiali della pubblica istruzione di livello nazionale e periferico" (vedi, a questo proposito, il progetto di riforma pubblicato nel n. 9 di questo bollettino).

A questo punto arriva una novità non prevista nelle bozze dell'articolo 21 note prima dell'approvazione:

"Nel rispetto del principio della libertà d'insegnamento e in connessione con l'individuazione di nuove figure professionali del personale docente, ferma restando l'unicità della funzione, ai capi d'istituto è conferita la qualifica dirigenziale contestualmente all'acquisto della personalità giuridica e dell'autonomia da parte delle singole istituzioni scolastiche".

Anche qui si rimanda per "i contenuti e le specificità" a un futuro decreto legislativo, che dovrà individuare "l'affidamento, nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici, di autonomi compiti di direzione, di coordinamento e valorizzazione delle risorse umane, di gestione di risorse finanziarie e strumentali, con connesse responsabilità in ordine ai risultati (...). Il rapporto di lavoro dei dirigenti scolastici sarà disciplinato in sede di contrattazione collettiva del comparto scuola, articolato in autonome aree".

A questo punto è tutto chiaro: le famose e famigerate figure di sistema e il preside-manager sono ormai una realtà legislativa.

Vi continuiamo a proporre il gioco della memoria.

Come in un puzzle, riunite insieme e collegate i vari tasselli, approvati o in via di approvazione (la proposta di legge "Gli organi collegiali e l'autonomia", la "Bassanini", la bozza di riforma dei cicli scolastici, il documento sulla parità tra scuole statali e private). La soluzione del gioco che si delinea è peggiore di un incubo alla Fred Kruger, anticipata dalle tante proteste degli insegnanti dei Comitati di Base, che hanno già da tempo smascherato l'ideologia e i nodi ricorrenti negli interventi da parte dell'Ulivo sulla scuola.

Si vuole aggirare la Costituzione e per finanziare le scuole private si privatizzano (cioè si fanno funzionare come piccole aziende) le scuole statali, svuotate così di ogni finalità educativa e culturale che compensi in qualche modo i diversi livelli di partenza, dovuti alle diseguaglianze socio-territoriali, nella formazione. Tutte le scuole, sia statali che private, avranno un proprio progetto educativo che annullerà ogni differenza, perché ogni istituto sarà diverso da un altro e dotato di un proprio fondamento "ideologico". Le famiglie e gli studenti ( già ampiamente condizionati dall'educazione televisiva assorbita da almeno quindici anni) sono ridotti al ruolo di "consumatori" che andranno a comprare l'istruzione venduta da ogni singola scuola-bottega "autonoma".

L'autonomia diventa perciò una delle strade per trasformare il sistema scolastico, previsto dalla Costituzione come statale e privato, in un sistema formativo pubblico integrato, composto da scuole e basta, senza aggettivi, in concorrenza fra loro sul mercato dell'istruzione, ciascuna con un proprio progetto educativo all'interno di un generico quadro di riferimento nazionale.

In questo modello di autonomia, operante con la "Bassanini", si prevede inoltre di fondare tutto il meccanismo di funzionamento sul ruolo e sul potere preponderanti del preside-manager e delle figure di sistema, due invenzioni completamente nuove nella storia italiana, che confermano i sospetti su un'autonomia che consegna la scuola nelle mani di pochi, creando un'organizzazione totalmente gerarchizzata, che farà scomparire quella collegialità del lavoro scolastico attualmente esistente e che molti insegnanti avrebbero voluto, invece, rafforzata.

 

COBAS-SCUOLA PISTOIA




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