il Rimino - Riministoria

Compagni, Tempio e massoni
da Ariminol

Il Tempio pullula di compagni

Circa duecento i massoni iscritti nelle varie logge regolari attive in provincia. In forte crescita il Grande Oriente d'Italia che a Rimini è politicamente molto vicino al centrosinistra, grazie ai tanti diessini amici dei Liberi Muratori. Non a caso da qualche anno la nostra città è diventata sede degli appuntamenti internazionali della maggiore obbedienza massonica italiana. Che con l'assessore Pivato ha una perfetta sintonia culturale.

Non ci sono (quasi) più i massoni di una volta. Quelli nobili. Laici. Repubblicani. Per i quali la Cazzuola e il Compasso erano solo simboli esoterici e non anche strumenti di lavoro. Liberi Muratori dal sangue blu. Dal portamento Regale. Sceltissima élite di notabili altolocati che si riuniva nelle segrete stanze di qualche Palazzo del centro storico, lontana da occhi indiscreti e senza clamore. Sottovoce. Nell'ombra. Quando il Fratello era Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Altri tempi quando la massoneria riminese si dava appuntamento nelle Logge "Fede", "Giovanni Venerucci", "Ludovico Marini" e "Giuseppe Mazzini" per meditare i sacri testi di Giordano Bruno e riscaldarsi il cuore ragionando di Tolleranza, Patria, Umanità, Fratellanza. Erano gli ultimi decenni dell'800 e i primi del '900. Poi arrivarono la Grande Guerra e il fascismo: i Fratelli si dispersero e i loro libri venne bruciati in piazza.

La massoneria riminese, versione terzo millennio, è tutta un'altra storia e prende forma agli inizi degli anni '70, quando ormai le storiche logge ottocentesce sono solo un ricordo. Nasce con l'obiettivo di una rifondazione culturale e morale che la porta sempre più vicina agli ambienti politici della sinistra. "Nel 1972 si costituisce a Rimini la loggia "Europa", l'anno successivo la "Venerucci", entrambe fanno riferimento al Grande Oriente d'Italia, la maggiore istituzione massonica regolare operante nel nostro Paese", spiega l'avvocato Antonio Calderisi. E' lui il Maestro del Goi in città, ma ha anche incarichi di prim'ordine su scala nazionale: Primo Ufficiale di Gran Loggia, capo di Gabinetto del Gran Maestro Gustavo Raffi (ravennate), conferenziere, coordinatore del sito web del Grande Oriente d'Italia. E' pure membro e animatore dell'Antico e primitivo Rito di Memphis-Misraim. I Riti sono scuole di perfezionamento aperte solo ai Maestri. In città c'è anche il Rito simbolico italiano ai cui vertici figura un altro riminese, Giovanni Cecconi. Si riuniscono nella Casa Massonica al civico 6 di vicolo Rizzi. E, giusto per completare il quadro, va detto che oltre al Grande Oriente (al quale fanno capo i due Riti) a Rimini c'è anche l'obbedienza di Piazza del Gesù. Mentre la prima obbedienza annovera per ordinamento solo uomini, nella seconda c'è anche una nutrita presenza di donne. In tutto circa duecento iscritti su scala provinciale, cento nelle due logge più note, l'Europa (quella che ha la maggiore presenza di sammarinesi) e la Venerucci. "Il numero è comunque in crescita, c'è grande interesse a Rimini verso la massoneria e non mancano i giovani", spiega Calderisi.

I cattivi pensieri è meglio confessarli subito. Programmando di incontrare il Maestro, avevamo messo in conto di trovarci di fronte a un prototipo del professor Severus Silente, o quantomeno ad uno che potesse vantare una laurea conseguita a Hogwarts. Ci eravamo presentati all'appuntamento con gli occhiali da battaglia, quelli un po' malconci, confidando nel fatidico "oculos reparo". Invece il Maestro ha studiato a Urbino, fa l'avvocato, viaggia in auto (e non sull'ippogrifo), ci riceve al "Flaminio" e veste in giacca e cravatta. E gli occhiali, be', sono ancora acciaccati. Delusione? Abbastanza.

Comunque è lui che guida la massoneria riminese. L'avvocato Antonio Calderisi è l'uomo che ha segnato la svolta della libera muratoria locale, conducendola dalla penombra alla luce del sole, con l'intento di farla diventare una presenza "militante" sul piano della Weltanschauung massonica. Nel 1984 fonda il circolo culturale intitolato a Giovanni Venerucci. Raduna gli amici, chiama una serie di intellettuali, storici e scrittori a tenere alcune conferenze. Uno degli animatori di questa fase è Guido Nozzoli, giornalista, inviato del Resto del Carlino, al quale il Comune di Rimini ha conferito il Sigismondo d'oro nel 1999. Passano gli anni, l'attività del circolo prosegue senza sosta. Nell'ottobre del 2001 l'exploit pubblico: un convegno al Museo comunale, in collaborazione con Provincia e Comune, intitolato "Simboli tratti dai più occulti penetrali della filosofia". E' un passo del "De re militari" di Roberto Valturio, amico e consigliere di Sigismondo Malatesta, che prosegue così: "e altrettanto atti ad attrarre fortemente i dotti quanto a permanere nascosti al volgo".

Alla presenza dell'assessore alla cultura Stefano Pivato e di illustri docenti universitari, la massoneria innalza la sua bandiera sul Tempio Malatestiano (interviene e conclude il convegno il Gran Maestro Raffi), luogo di culto per eccellenza dei cattolici riminesi, definito scrigno di "significati criptici ed arcani". In quell'occasione, non senza un accenno polemico, Calderisi fa appello alla "libertà di ricerca" e spiega che "il convegno non vuole essere concorrente di eventi culturali già celebrati a Rimini, ma si propone di attirare l'attenzione su una serie di elementi che non vi hanno trovato posto". Anche se dal punto di vista accademico il dibattito ci sta tutto, l'evento suona come una sfida alla chiesa riminese e come preciso segnale di un nuovo modus operandi.

Per la massoneria locale non è difficile incunearsi in questo filone esoterico a Rimini molto fiorente. E' un brodo di coltura assai fertile, che ha un alleato d'eccezione nella sinistra che oggi dal Palazzo dell'Arengo regge le sorti dell'attività culturale (non a caso l'assessore Pivato è presente ormai a tutte le iniziative del Goi in città). Basta visitare il sito del Comune
http://www.comune.rimini.it/cultura/passato/passato_pagina.htm
per rendersene conto: "Il mistero più grosso e più fitto lo riserva il più celebre monumento riminese, proprio quel Tempio Malatestiano che Cesare Brandi ha definito l'emblema stesso del laico e luminoso Rinascimento. Che nella decorazione del Tempio Malatestiano - fra insegne araldiche, maliziosi amorini, sibille, arti liberali e segni dello Zodiaco - ci sia poco o niente di sacro e molto, moltissimo di profano, salta agli occhi anche al turista in zoccoli, calzoncini e canottiera. A rafforzare i dubbi c'è poi un passo di un testimone al di sopra di ogni sospetto, l'intellettuale di corte Roberto Valturio. Un severo studioso dell'Istituto Warburg, Charles Mitchell, ha sostenuto che il Tempio Malatestiano è un compendio marmoreo delle dottrine neoplatoniche ed ermetiche, una traduzione in pietra dei testi di Ermete Trismegisto, Giamblico e Macrobio, un trattato criptico di teologia solare. Ogni statua, bassorilievo, motivo decorativo nasconderebbe un significato segreto, noto solo agli "iniziati" della corte malatestiana. C'è chi si è spinto anche più in là e ha ipotizzato che nel Tempio si celebrassero misteriosi riti solari, sul tipo di quelli riesumati, in Grecia, da Giorgio Gemisto Pletone".

E' la "Rimini misteriosa", di cui il sito offre un approfondito excursus: l'anima "notturna" della città, la "congrega di fantasmi, streghe, orchesse, Fratelli del Tempio, santoni, principi e manovalanza dell'occulto", i "gruppi ristretti di teosofi, rosacruciani, radioestesisti e mesmerizzatori che agivano a Rimini, ultimi eredi - legittimi o bastardi - della tradizione esoterica templare e cagliostresca". Pagine e pagine che rimestano nel torbido: "Negli anni Cinquanta e Sessanta, grazie a una coppia di formidabili talent-scout di medium, Luciano e Serina Rossi, Rimini divenne una delle capitali italiane dello spiritismo. Negli anni Settanta e Ottanta in tutto il riminese fiorirono (e appassirono) decine di sette religiose, una più stravagante dell'altra".

Il Grande Oriente d'Italia potrebbe chiedere di più? No, e infatti ha scelto Rimini come sua terra d'elezione. Nell'aprile del 2000 nel quartiere fieristico tiene la "Gran Loggia di Primavera" e inaugura il nuovo corso: l'apertura ai profani. Ai Babbani direbbe Harry Potter. Da quell'anno il Goi torna regolarmente, come un "normale" raduno del Rinnovamento dello Spirito o una fiera del Sigep. E sul pavimento a scacchi, seduti a oriente fra i grembiulini verdi ad ascoltare i saluti di benvenuto del presidente della provincia Nando Fabbri o del vicesindaco Maurizio Melucci, le tavole rotonde introdotte da Stefano Pivato (una sul sacro, ad esempio: tema che ritroviamo affrontato con lo stesso angolo di visuale nel ciclo delle "meditazioni" di quest'anno, dedicato alla "materia del sacro" e inaugurato da Umberto Galimberti, un nome che va forte anche fra i Massoni) e le dotte relazioni del Gran Maestro, siedono anche Sergio Gambini, Massimo Lugaresi, Clara Ermeti.... Fra i tanti Babbani accorsi sotto le volte del Tempio in anni recenti ci sono molti compagni. Non il Compagno inteso come gradino di mezzo fra l'Apprendista e il Maestro (è la triade che forma una Loggia), ma i compagni d'appartenenza diessina, che i massoni d'antan avevano sempre guardato con sospetto e distacco. Sotto gli occhi increduli del Grande Architetto dell'Universo, un nugolo di diessini spinge e strattona, fra statue di Venere, Ercole e Minerva, alla ricerca del perfezionamento spirituale.

Corre voce che in occasione delle ultime amministrative la massoneria riminese abbia votato in maggioranza per il centrosinistra. In passato, a sinistra, era il mondo socialista quello decisamente più rappresentato in loggia. Fece scalpore nel marzo del '93 un'intervista a Massimo Ciuffolini (uno dei pochi massoni dichiarati a Rimini, l'altra è Clara Ermeti) che al Carlino confessò di essere "entrato in sonno", di aver deciso di non partecipare più alla vita del Grande Oriente perché "i fratelli del Psi non hanno gradito le mie battaglie contro la nomenclatura e un certo sistema di potere e hanno contribuito alla mia sospensione dal partito infrangendo così la regola del mutuo soccorso tra massoni". Nel '94 il movimento politico della Rete rese pubblico un elenco di 52 presunti affiliati a sette logge massoniche presenti nel riminese, scaturiti dagli elenchi reperiti dal giudice Cordova nel corso di una delle numerose inchieste sulla massoneria. Molti nomi autentici, ma anche tanti ex e fratelli minori. Altri tempi.

Oggi il Grande Oriente d'Italia gioca a carte scoperte e con un fine dichiarato: "Svolgere un ruolo culturale e pedagogico di laboratorio del Nuovo Umanesimo". E' deciso a "riaffermare i principi della cultura laica che colloca la religione in una dimensione di scelta di coscienza senza alcuna interferenza con la vita pubblica". E su questa scia la comunità iniziatica di Rimini impronterà la sua presenza pubblica nell'anno in corso: in ottobre con un convegno su "Venerucci e i martiri della libertà" (organizzato dal circolo Venerucci e che segnerà i festeggiamenti per il trentennale della loggia) e ad aprile con un grande convegno sul "Diritto alla felicità" con tanti nomi di spicco. L'introduzione? Dell'assessore alla cultura del Comune di Rimini, ovviamente.

[Da «Ariminol»]

Nota bene: il defunto Guido Nozzoli, mio zio, non è mai stato inviato del Resto del Carlino. E non è più stato iscritto al Pci dal 1956, ma a Rifondazione.

Post scriptum. La ricostruzione di «Ariminol» parte dal 1972. Le considerazioni sull'attualità arrivano al recente convegno sul Tempio, alla presenza dell'assessore alla Cultura del nostro Comune in carica.
Tra questi due estremi intercorrono molti altri fatti.
1. Esiste un ruolo politico-amministrativo della Massoneria in città, che non è soltanto il folklore dei convegni esoterici. Questi convegni sono possibili perché la Massoneria è presente nelle varie istituzioni locali, più occultamente che apertamente.
Se non si ha questa influenza, non si possono esprimere poi certe teorie, con l'impudenza di chi crea dei falsi e con il beneplacito di chi consente che essi vengano spacciati come verità.
2. Senza questo ruolo politico-amministrativo della Massoneria a livello cittadino, non ci sarebbe stato nel 1998 un convegno (appunto massonico) organizzato dal Comune attraverso i suoi canali istituzionali quando l'assessore alla Cultura non era diessino ma un cattolico.
Un amico massone allora mi confidò: per fortuna che ci siamo noi, altrimenti Rimini non avrebbe fatto nulla per un poeta così grande ed importante come Bertòla.
3. Infine, una ventina di anni fa, la Dc presentò nella propria lista e riuscì a far eleggere quale consigliere comunale un noto avvocato riminese, massone, docente universitario a Bologna, uno dei ventiquattro reggitori dell'Accademia dei Filopatridi di Savignano, e ben conosciuto per la precedente appartenenza politica sua (e di tutta la sua influente famiglia) alla Destra che allora non si chiamava liberale tout court ed in blocco come oggi, ma si dichiarava con tutta legittimità missina (ed era ritenuta dagli avversari con altrettanta legittimità come neofascista). [a. m.]


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772/22.02.2003/agg. 06.03.2003