Mouse ottici: niente più palle che girano!
La prima volta che ho visto un mouse
ero abbastanza piccolo, e non ho potuto fare a meno di
pensare che fosse una cosa abbastanza inutile, forse
perché era collegato ad un Commodore 64 (!) o forse
perché a quei tempi le interfacce grafiche non erano così
diffuse come oggi. E passato molto tempo da allora
e la situazione si è completamente capovolta: oggi è
quasi impossibile fare a meno di un dispositivo di
puntamento, ed escludendo tavolette grafiche, trackball e
altri dispositivi più o meno strani, il mouse risulta
sicuramente il dispositivo più diffuso. La versione meccanica di questo dispositivi fu inventata da Douglas Engelbart addirittura negli anni 60, e fino a poco tempo fa tutti i mouse funzionavano utilizzando quello stesso principio: rilevavano il movimento rispetto alla superficie su cui erano poggiati per via meccanica, utilizzando la mitica pallina gommosa. I problemi principali legati a questo sistema sono costituiti dal fatto che bisogna utilizzare una superficie piana e ben aderente alla pallina, ed inoltre la pallina stessa ed i piccoli rulli che ne ricevono il movimento con luso inevitabilmente si sporcano ed hanno bisogno di essere ripuliti di tanto in tanto... Fino a qualche anno fa non esistevano delle tecnologie alternative che non avessero questi (o altri) inconvenienti, ma recentemente con lintroduzione dei mouse ottici (nel 1999) tutti questi problemi sono destinati a scomparire, come anche lamata pallina gommosa... |
I mouse ottici non utilizzano nessun mezzo
meccanico per rilevare i movimenti, e possono funzionare
praticamente su qualsiasi superficie (perfino sui jeans!!!), e
non hanno quasi bisogno di manutenzione. Ma come funzionano?!? Lidea
di base è estremamente semplice, anche se per essere messa in
atto richiede una tecnologia davvero molto avanzata (per un
prodotto consumer)...
La prima volta che ho visto un mouse ero abbastanza piccolo, e
non ho potuto fare a meno di pensare che fosse una cosa
abbastanza inutile
In pratica si risale ai movimenti del mouse guardando
come si muove la superficie che sta sotto!
Detto così può sembrare una cosa
banale, ma in realtà non lo è affatto. Infatti per fare
questo è necessario riprendere fotograficamente
la superficie in maniera ripetuta e confrontare i
fotogrammi adiacenti per potere risalire al movimento
compiuto. Tutto questo è reso possibile da un nuovo tipo
di circuito integrato, realizzato proprio per questo
scopo, che ha consentito di integrare nel mouse un vero
è proprio sistema di ripresa ed elaborazione di immagini
ad alta velocità. Un unico chip comprende infatti un
sensore dimmagine CMOS (vagamente simile a quello
delle videocamere, ma con una matrice di soli 16x16
elementi), e un DSP (Digital Signal Processor) che opera
a quasi venti milioni di istruzioni al secondo, in grado
di elaborare le immagini e ricavare le informazioni sul
movimento. Vengono catturate ed elaborate ben 1500
immagini al secondo, garantendo una risoluzione di
movimento addirittura migliore dei mouse convenzionali. Per illuminare la superficie su cui il mouse è poggiato viene utilizzato un LED ad alta luminosità (tipicamente rosso). |
Un sistema di lenti provvede a dirigere la luce
del LED sulla superficie e a focalizzare limmagine sul
sensore (come mostrato in figura). Le restanti parti del mouse
rimangono sostanzialmente quelle tradizionali.
E probabile che questa recente tecnologia avrà anche altre
applicazioni, magari un giorno vedremo delle penne-mouse
o cose del genere, nel frattempo teniamoci cara la nostra pallina
e cominciamo a pensare a degli usi alternativi (?!?)...
Nota filologica: ho usato la parola
mouse anche per indicare il plurale in quanto in
italiano è duso non declinare le parole straniere entrate
nel linguaggio comune. Tra laltro in inglese il plurale di
mouse è mice, che ricorda abbastanza
poco la parola che siamo abituati ad usare!
Articolo pubblicato sul
numero di Maggio 2002 di
Il sensore citato nell'articolo è
prodotto dalla Agilent:
http://www.agilent.com