Camerini che passione!

Non è il caso qui di fare una storia della tradizione turistica e vacanziera della città di Gallipoli da quando fu introdotto, nella seconda metà dell’ottocento, l’uso di attrezzare le spiagge ed i litorali con strutture mobili in legno fornite di spogliatoi e verande. È utile però pubblicare quei materiali documentari che supplendo ai ricordi dei più anziani rinverdiscano una memoria collettiva di un tempo in cui luoghi e strutture scandivano un vivere in comunità più semplice e meno complicato di quello moderno. All’epoca non esistevano le spiagge attrezzate che conosciamo, solo il seno della Purità serviva in qualche modo alla bisogna.

Divenuta la città una stazione balneare di un qualche richiamo, soprattutto le famiglie borghesi della Provincia venivano attratte dal clima festaiolo che da luglio fino ad agosto coinvolgeva tutti, con le cuccagne a mare, le luminarie in acetilene, gli spettacoli al teatro Eldorado o al San Souci, le bande che scorrazzavano lungo il corso sui cui marciapiedi la gente usava rinverdire l’usanza siciliana dello “struscio”, gustando di tanto in tanto al Caffé Piccolo un sorbetto al limone o la famosa granita al caffé. Ha scritto Gregorio Consiglio in un suo appassionato ricordo di qualche decennio fa: “(Vi erano) tre stabilimenti balneari, il Ponte, le Cenate e le Fontanelle. Questi stabilimenti, insieme al famoso “la Purità”, lungo le mura di tramontana, costituivano l’attrezzatura balneare di allora. Erano stabilimenti in legno, montati in maggio e smontati in ottobre, costruiti su palafitte. Ogni cabina detta “camerino”, aveva la scala per scendere in mare, ma celata da pareti mobili laterali. Sarebbe parso indecente farsi vedere fuori di acqua in costume da bagno, anche se i costumi delle signore erano una specie di scafandri con volants, che nulla o ben poco lasciavano scoperto”.

 

Quei camerini oggi non si usano più vittime anche dei divieti di balneazione che hanno interessato dagli anni ‘70 tutto il litorale del centro storico e della zona portuale fino al lungomare Marconi. Rimangono a testimonianza di un tempo che fu qualche rara fotografia e un buon gruzzolo di cartoline che ci mostrano soprattutto alcuni scorci della Purità e i camerini alle Cenate. Restano agli atti della Commissione edilizia comunale numerosi progetti di stabilimenti balneari realizzati ed impiantati a Gallipoli negli anni venti e trenta quando si cominciò a regolamentare le concessioni e ad uniformare per materiali e colore la costruzione dei camerini. Oggi quei materiali diventano preziosi perché ci narrano di un fenomeno diffuso ed intensamente praticato in Gallipoli restituendoci la memoria di una imprenditoria povera che ha determinato con gli anni una qualche fortuna alla vocazione turistica della città.

Elio Pindinelli

     

 

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