Cighala-Zade Yusuf Sinan Pascià, Tommaso Campanella

e le fantastiche memorie di Antonello Roccio

di Elio Pindinelli

Pasticciate, certamente di seconda mano e per molti versi fantasiose, sono da considerare le informazioni pervenuteci col Roccio i circa la connessione degli avvenimenti calabresi, che videro protagonista Tommaso Campanella, con quelli salentini del tentato sbarco turco a Taranto e del passaggio della armata navale del Cicala lungo le coste gallipoline.

Un avvenimento quest’ultimo consacrato da tempo alla storia e su cui scrissero tra gli altri con dovizia di particolari il Parrino,2 il Costo ed il Giannone,4 mentre il locale Franza  la pagina del Roccio riprese e adattandola pubblicò il 1836.

Tutta da verificare invece ci sembra l’affermazione del Roccio secondo cui tale passaggio sia avvenuto nell’Ottobre del 1594.

Stupisce però come il diarista, contemporaneo al fatto narrato, per certi versi prodigo di particolari, che si presume perciò sia stato testimone dell’avvenimento, non riesca poi a precisarne nemmeno il giorno.

Siamo propensi invece ad anticipare di molto rispetto al Roccio la sortita turca nelle acque di Gallipoli atteso che la sera del 22 Settembre il pascià Sinan, alias Scipione Cicala, aveva già lasciato le acque di Taranto; e non risultando scorrerie lungo la costa, sarà pervenuto con tutta la flotta al largo dell’Isola S. Andrea al più tardi al mattino del 23 successivo.6

D’altra parte il genovese Principe Doria ed il Principe di Conca, partiti il 20 Settembre da Napoli con numerose galee, riunitesi a Messina a quelle di Firenze del Papa della Savoia e di Malta, fino a raggiungere il numero di sessanta, si erano lanciati alla caccia del Turco verso Taranto, mentre don Carlo Centurione aveva diretto subito, con dieci galee le più veloci, verso Levante ad intercettare e spiare il nemico.

Certamente la flotta cristiana raggiunse Taranto sul finire del mese e vi sostò per circa quattro giorni in attesa di informazioni circa la localizzazione della flotta nemica.

Poi, considerata inutile ogni ulteriore azione, avendo Yusuf Sinan fatto rotta verso il porto di Valona dopo aver portato danni a Torre Castrignano (T. Marchiello?) ed a Tricase, come annota il Costo, l’armata cristiana in Ottobre compì il suo ritorno, peraltro infausto avendo perduto due navi in una furiosa tempesta che le aveva colte nello stretto di Messina, al porto di Gaeta. Non meraviglia pertanto che il continuatore, o l’interpolatore come sembra più probabile dal raffronto dei due testi conosciuti, della «memoria» del Roccio trascritta dal Parroco Qcchilupo, si preoccupi di precisare a foI. 56: «Nel 1594 a’ 22 settembre il Generai Cicalà con l’Armata Turchesca avendo lasciato l’assedio di Taranto per ritornarsene in Constantinopoli giunse la matina prima ch’uscisse il Sole sopra l’isola nostra di S. Andrea e fatto gettare l’ancora dié fondo co tutta l’armata trattenendosi ivi per un giorno intiero, la Città conoscendo l’Armata inimica, sospettò di qualche assedio, e subbito incominciò a prepararsi delle cose necessarie, quando calato uno schifo a Terra con un comandante, fece intesa la Città, che il Generale non per altro s ‘era ivi fermato, se non per vacheggiar la Città che molto li piaceva, e poi sul tramontar del sole se ne partì.»

Naturalmente sfrondando il tutto, come sembra doveroso, della «iperbole» encomiastica sulla vaghezza della «Città bella».

A cinque anni dopo, invece, a differenza di quanto vuoI farci credere il Roccio, esattamente al 1599, va collocata la congiura calabrese ordita da Tommaso Campanella, il quale, per garentirsi della riuscita del piano, aveva intrattenuto intelligenza con il Turco la cui flotta infatti, al comando dello stesso Sinan Pascià Cicala, si era presentata al Capo di Stilo tra il 1 3 ed il 1 4 Settembre.7

Ma la congiura era stata già scoperta e fra Tommaso due giorni prima era stato catturato travestito alla marina dalle milizie del Principe della Roccella.Da quel giorno il destino del Campanella fu tracciato, e noi qui non ripeteremo, come scrisse il buon Roccio, della sua presunta morte in Roma in seguito dei fatti narrati; chè fu si imprigionato a Napoli per 27 anni e a Roma, ma salvato il collo e liberato, si rifugiò a Parigi ove morì nel 1 639

NOTE

1.       Roccio Antonello. Notizie memorabili dell’antichità della Fedelissima Città di Galhpolì Con molte altre curiosità così antiche, come moderne. 1640. In Bibl. Com. Gallipoli, Ms 68. Altra trascrizione postuma (1752) dovuta al Parroco Occhilupo esiste in Bibl. Provinciale di Lecce, Ms. 76, con il seguente titolo: Memorie dell’antichità della Città di Gallioli; di moltissime cose successe di considerazione...

2.                       Parrino D. A. Teatro eroico e politico de’ Governi de’ Vicere del Regno di Napoli, ivi, Stamperia del Gravier, 1 770. VoI. I, p. 248.

3.       Costo Tommaso. Compendio dell’lstoria del Regno di Napoli, ivi, Starnp. di Giovanni Gravier, 1771. Torno III, parte 3.a, pp. 441-4.

4.       Giannone Pietro. lstoria civile del Regno di Napoli, ivi, Starnp. di Giovanni Gravier, 1770. Torno V, lib. XXXIV, p. 177.

5.       Franza Liborio. Colletta istorica e tradizioni anticate sulla Città di Gallipoli. Napoli, dalla Stamperia e cartiera del Fibreno, 1 836, p. 43.

6.       Non «in sul mattino del 23 Settembre 1594» l’annata turca dovette lasciare le acque di Taranto, come suppone il Blandamura, bensì nella sera del 22 se il sacrista di Massafra Giovanni Cordola annotava a fol. 12 deI vol, dei battezzati della locale parrocchiale: “... supradicta armata oriente sole evanuit Gallipolim Versus...». cfr. Blandamura G. Choerades insulae, Taranto, tip. arciv. 1 925, pp. 11 3 e 260.7.                Sul Campanella cfr. per tutti: Amabile L. Fra Tommaso Campanella, la sua congiura, i suoi processi e la sua pazzia. Napoli, 1882, VolI. 3. Pontieri E. Nei tempi grigi della Storia d’Italia, IV Per la storia della congiura di Tommaso Campanella, Napoli, 1 967.

     

 

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