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COSA SUCCEDE IN CITTÀ!

Interviste con gli italiani di Turku


FRANCO STURIALE


Ristorante Sergio's

Siamo seduti al bar Blanco, per la ormai consueta intervista con gli italiani che vivono in Finlandia. All’appuntamento è venuto Francesco Sturiale, socio e amministratore del “nuovo” ristorante. Sergio Maniscalco, infatti, non è più titolare unico, a lui si sono aggiunti oltre a Francesco, altri due soci; Domenico Sturiale (che ha in comune con Francesco il cognome, pur non essendo parenti) responsabile dei vini e in qualità di socio minoritario Arduino De Luca.

Francesco, cosa ti ha spinto a trasferirti in Finlandia?

Mi trovavo in Francia e lì ho conosciuto la mia attuale moglie. Il nostro è stato un incontro davvero casuale, eravamo in treno. Inizialmente mi sono trasferito a Kuusamo, dove lei viveva. Successivamente siamo venuti a vivere a Turku.

Cosa facevi prima di venire in Finlandia?

Avevo una ditta di prodotti elettronici a Milano.

Per quanto riguarda Domenico Sturiale, l'altro socio del ristorante, era nel settore della ristorazione anche prima di approdare in Finlandia?

Domenico era capo area a Londra per una ditta italiana che distribuiva prodotti alimentari.

Quanto tempo fa è nato il nuovo Ristorante Sergio's e a chi è venuta l'idea di fondare questa società? Quattro soci, anche se uno in forma minoritaria, sono tanti per un ristorante come il vostro.

L'idea è venuta a Sergio, è lui l'anima della società. I soci fondatori siamo tre, solo da poco si è aggiunto a noi Arduino. Devo dire che sino a questo momento non abbiamo incontrato particolari difficoltà nonostante il fatto che siamo in quattro a gestire il ristorante. Questo perché ognuno di noi ha un incarico e lo porta avanti con efficienza.

Il vostro locale, così come è impostato, è tra quelli italiani che più merita la definizione di ristorante. La vostra clientela si differenzia in qualche modo da quella degli altri locali italiani di Turku?

In realtà ci sono solo due locali a Turku che fanno cucina veramente italiana. Gli altri sono più che altro rosticcerie. Noi comunque abbiamo clienti di vario tipo.

Soprattutto a Turku, ci sono locali che propongono sempre i soliti piatti; carbonara, amatriciana... voi cosa proponete di diverso?

Noi abbiamo piatti particolari come gnocchetti alle vongole con zafferano e zucchine o il risotto alla marinara o ancora le penne al radicchio e gamberetti.

E per quanto riguarda i secondi?

Serviamo scaloppine al pomodoro e mozzarella e sogliola al prezzemolo.

Parlami di altre qualità che fanno di Sergio un ristorante diverso.

La nostra lista dei vini. Quelli che abbiamo provengono da tutte le regioni d'Italia. Da bottiglie abbordabili a vini prestigiosi come il Barolo e il Barbaresco.

Il personale da quante persone è composto?

Abbiamo sei dipendenti tra cucina e sala.

Tutti italiani?

No, ad esempio in cucina abbiamo un cuoco australiano, diplomato in una scuola di cucina in Australia.

Torniamo a parlare dei piatti che il vostro ristorante propone. Tra questi non avete quindi inserito i soliti che troviamo dappertutto, anche nei finti ristoranti italiani?

Veramente avevamo tentato di eliminarli dalla lista, ma siamo stati costretti a fare marcia indietro.

Come mai?

È difficile proporre piatti diversi ai finlandesi. Loro hanno gusti ben definiti, certamente condizionati dalla propria esperienza turistica. Pensa che ogni 100 piatti di pasta che serviamo, 52 sono spaghetti alla carbonara.

Tutta colpa dei gusti dei finlandesi?

No, colpa anche di chi prima di noi è giunto in Finlandia spacciandosi per ristoratore. Sono loro che hanno indotto i finlandesi a credere che la cucina italiana sia tutta lì.

Queste interviste infatti sono un piccolo tentativo che noi de Il Loggione facciamo per informare chi ci legge che la cucina italiana è molto di più di quello che siamo abituati a trovare nei ristoranti della Finlandia. La parte più importante però spetta a voi ristoratori; siete voi che dovreste cercare di proporre andando a pescare nella immensa varietà che la cucina italiana mette a vostra disposizione. Ma soprattutto dovreste cercare di migliorarla la qualità di ciò che cucinate. Questo non vuole essere un appunto al ristorante Sergio's, ma un suggerimento a tutti i ristoratori italiani che operano in Finlandia. Ti sembra giusto, ad esempio, pagare per un semplice piatto di pasta la somma di 10 euro per poi scoprire che si trattava di un piatto precotto?

Da noi è possibile mangiare la pasta al dente. Quella che noi usiamo è pasta della Oro Chef, specifica per la ristorazione. Il suo costo è tre volte superiore alla Barilla che si trova nei supermercati.

Quindi voi la cucinate al momento?

No, la serviamo precotta, ma la sua qualità le permette di rimanere sempre al dente.

Sarebbe davvero così faticoso prepararla al momento? Basterebbe un po' di organizzazione. Personalmente ritengo che ne guadagnerebbe il nome del vostro ristorante. La pasta cotta al momento non è solo un fatto di gusto, ma anche di salute. Al dente, ad esempio, è più digeribile.

Turku non è una piazza che permette di puntare sulla qualità.

La pizza invece? Credi che a Turku sia possibile mangiare una pizza appena decente?

Per quanto riguarda la pizza noi cerchiamo di non scendere a compromessi con i gusti dei finlandesi. Non serviamo pizza con ananas e neanche con carne macinata.

Il modo in cui si farcisce la pizza non credo sia la cosa più importante. Semmai è importante l'impasto.

La farina che usiamo per fare l'impasto è di ottima qualità. La importiamo da un mulino di Ravenna. Abbiamo anche provato a suggerire ad altri ristoratori come preparare l'impasto, ma si ostinano a farlo a modo loro.

So che quanto sto per dire ricorderà a qualcuno un certo Max Catalano, uno che amava dire cose scontate, ma per fare una buona pizza ci vuole soprattutto un pizzaiolo, uno vero. Non credo che per Sergio's sia poi così importante servire nel suo ristorante anche la pizza. Il mio consiglio è di lasciare che a farla siano le rosticcerie.

Si chiude così l'intervista a Francesco Sturiale del ristorante Sergio's. Un posto piacevole dove passare qualche ora in compagnia, sul lungofiume di Turku, in città, ma lontani da rumori e traffico, con un servizio cordiale e puntuale e delle… graziosissime cameriere (il che non guasta a giudizio della clientela maschile, mentre quella femminile deve accontentarsi degli oramai attempati amici siciliani, comunque anche loro affabili e sempre pronti a consigliare un buon piatto). Una struttura in legno, vecchia ma efficiente, una tipica costruzione finlandese che, speriamo, non faccia la fine di tante altre ad essa simili, abbattute per fare spazio a casermoni prefabbricati.

Domenico Sternativo

NOTA REDAZIONALE

Qualche anno fa il ristorante Sergio's era il punto di riferimento per gli italiani di Turku. Situato al piano terra del Consolato onorario d’Italia non era solo il luogo dove potevamo gustare la cucina italiana o lo schiumoso cappuccino. Sergio era anche un pezzetto di Italia che sentivamo più nostro di quanto non sentissimo il vicino Consolato onorario (vicino al luogo di cui parliamo, ma distante per atteggiamento dalla comunità italiana di Turku). Un paio di anni fa, Sergio è stato sfrattato. Della cosa parlarono anche i giornali, si veda l’articolo del quotidiano Iltalehti, pubblicato il 26 febbraio 2003, e questo per lasciare il posto a un ristorante finlandese più “elegante”. Il nuovo ristorante si chiama VIA, un locale dall’arredamento moderno e, qualcuno sostiene, appunto più raffinato di Sergio's. Altri, tra i quali il sottoscritto, si stanno ancora chiedendo cosa si intende per raffinato. Dando uno sguardo alla clientela di VIA non mi sembra davvero uno di quei ristoranti particolarmente chic. Fuori, sulla terrazza non ci sono più gli italiani che sorseggiano caffè espresso, ma solo finlandesi alle prese con boccali di birra. La stessa, identica scena che si può osservare su tutte le terrazze dei bar e ristoranti di Turku. A molti italiani di Turku lo sfratto dell’unico locale dove si riunivano per discutere magari di sport (da Sergio's si potevano vedere i vari canali televisivi italiani) da parte della famiglia Casagrande, finlandese ma di origini italiane, è sembrato poco consono alla carica di console onorario d’Italia che essa gestisce. (14.8.2005)

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FRANCO FLORIO & SALVATORE DIMICHINO


Franco e Sinikka Florio

Oggi sono alla pizzeria Passa Parola di Franco Florio per l'intervista con gli italiani che vivono a Turku. Con lui c'è sua moglie Sinikka, chiaramente finlandese, e Salvatore Dimichino che solo qualche mese ha deciso di trasferirsi dall'Italia in Finlandia. Prima di passare all'intervista, alla quale abbiamo deciso che parteciperà anche Salvatore, vorrei dire poche parole sulla pizzeria Passa Parola. Parole che meritano di essere spese per la qualità della pizza che si differenzia da tutte le altre, qui a Turku. Tra Koti Pizza (catena di pizzerie finlandesi), Kebab (che poveri noi oltre al terribile kebab osano fare anche la pizza) e ristoranti italiani (che un pizzaiolo “vero” potrebbero anche assumerlo), Franco è colui che più degli altri rende giustizia alla pizza italiana. Soprattutto per quel che riguarda la pizza al taglio. Naturalmente non manca, neanche nella pizzeria di Franco, la pizza con l'ananas. Speriamo non decida un giorno di prepararci anche quella con le caramelle, perchè siamo Finlandia e qui, soprattutto per quel che riguarda la gastronomia, tutto è possibile.


Salvatore Dimichino


Andiamo a cominciare questa intervista e mentre noi ci accomodiamo in un angolo della pizzeria, Sinikka, dall'altra parte del banco cerca di carpire quello che diciamo, soprattutto quello che dice Franco, credo.

Da quanto tempo vivete in Finlandia?

Franco – Dal 1978. Mi trovavo in Germania quando ho conosciuto Sinikka. Lei voleva tornare in Finlandia e io l'ho seguita. Sono giunto in questo posto per amore.

Salvatore – Sono arrivato in Finlandia appena sette mesi fa. Anch'io sono qui per amore. Ho conosciuto la mia fidanzata in Italia.

Franco, da quando sei in Finlandia hai sempre fatto questo lavoro o sei stato impiegato in altri settori?

Ho sempre lavorato nella ristorazione. I primi anni lavoravo per un famoso ristorante di Turku, dal 1982 in proprio. Ho avuto cinque locali, tra ristoranti e pizzerie. Sono stato il primo a proporre in Finlandia la pizza al taglio e il pizza taxi.

Salvatore, il tuo lavoro qual è?

Anch'io lavoro in un ristorante. La mia speranza è quella di poter realizzare qualcosa di mio e che mi dia la possibilità di vivere in Finlandia.

Quando siete arrivati in Finlandia, cosa vi ha colpito in senso positivo?

Franco – Il clima. A me piace molto il freddo, la neve. E l'onestà dei finlandesi, anche se devo dire che sono molto cambiati nel corso degli anni. Credo siano diventati più furbi, meno sinceri di una volta. Non avranno imparato da noi italiani?

Salvatore – Sono in Finlandia da poco tempo, ma credo di poter dire che la Finlandia sia un paese pieno di contraddizioni. La gente passa da uno stato di grande euforia nei fine settimana a una quiete quasi snervante dal lunedì al giovedì. Anche il clima; da un freddo glaciale a splendide giornate come quelle che stiamo vivendo in questi giorni. Tutto ciò mi piace.

In questo momento Sinikka si avvicina al nostro tavolo e ci offre del melone e prosciutto. La sua gentilezza e ospitalità inorgoglisce Franco che, da pugliese, di ospitalità se ne intende.

Si sa, tra italiani e finlandesi ci sono differenze culturali che a volte noi immigrati facciamo fatica a comprendere, inutile negarlo. Ma a parte le difficoltà, c'è qualcosa che invece ha contribuito a migliorarvi o comunque a modificare in parte il vostro modo di pensare?

Franco – Non mi piacciono gli eccessi e credo che la Finlandia sia un paese dove spesso si eccede. Mi riferisco ad esempio a come essi assumono alcol o al modo in cui molti di loro vivono la propria sessualità. Tuttavia devo dire che di eccessi ve ne sono anche in Italia, anche se nel senso opposto. Talvolta siamo ancora troppo vittime dell'ipocrisia e di “valori” che altro non fanno se non limitare la nostra libertà.

Salvatore – Sono rimasto subito colpito dal fatto che la mia fidanzata fosse in grado, nonostante la sua giovane età, di organizzare la propria vita, senza dover ricorrere quasi mai all'aiuto dei genitori o dei parenti. È una cosa molto bella, se pensiamo che da noi, i giovani, quasi sempre dipendono dalle loro famiglie, anche quando giovani non lo sono più.

Cosa secondo voi andrebbe migliorato in Finlandia?

Franco – Vorrei chiedere più considerazione per noi cittadini europei. Io ho creduto e credo ancora nell'Unione Europea, ma sino a questo momento oltre alla moneta unica si è fatto ben poco. Mi dispiace, ma sento di dover dire che io, europeo, non godo di nessun tipo di considerazione diversa da quella di cui gode un cittadino non europeo. Vorrei farti un piccolo esempio; in Finlandia come negli altri paesi europei è possibile chiedere un prestito per aprire una nuova attività. I moduli per la richiesta sono in lingua finlandese, inglese e araba. Ora prova a guardarti intorno e renditi conto di quanti negozi e ristoranti di gente non comunitaria ci sono. Sai a quanti italiani che conosco il prestito è stato negato?

Salvatore – Non so, non sono ancora in grado di poter dire.

E all'Italia cosa chiedete?

Franco – Non molto, solo che ogni tanto i nostri politici battessero un colpo, solo per farci capire che ci sono. E poi vorrei non sentirmi uno straniero anche nel mio Paese, se un giorno dovessi decidere di tornare a vivere lì.

Salvatore – Tempo fa, quando rientrai in Italia dalla Germania, incontrai mille difficoltà. Inserirmi nuovamente nel tessuto sociale fu un problema. Per quel che riguarda i politici, sono solo capaci dire belle parole.

Quali sono i rapporti tra voi italiani in Finlandia?

Franco – Potrebbero essere migliori, se ci fosse meno invidia e ipocrisia.

Salvatore – Non conosco molti italiani a Turku. Con quelli che frequento i rapporti sono buoni.

E con le vostre donne?

Franco – Sono fortunato, ho una moglie molto intelligente, ma anche con un carattere duro.

Salvatore – La mia fidanzata è molto comprensiva e anche lei dotata di grande intelligenza.

Cosa vi manca dell'Italia?

Franco – La famiglia, il mare, la Puglia.

Salvatore – Mi mancano le serate trascorse con i miei amici. La loro semplicità e la loro allegria.

Avete un aneddoto legato alla Finlandia da raccontare?

Franco – Ero arrivato da poco in Finlandia. Un giorno siamo andati, mia moglie e io a far visita ai miei suoceri. Hanno una bella casa e nel giardino vi avevano fatto scavare un lago artificiale. Il lago era ghiacciato e mentre loro discutevano in casa io ero andato a passeggiare su quell' enorme lastrone. Mi venne in mente di provarne la solidità e cominciai a saltellare in vari punti sino a che un pezzo di ghiaccio meno solido si ruppe e vi caddi dentro. Cominciai a gridare aiuto, ma nessuno mi sentiva. Cercai di aggrapparmi sulla lastra, ma le mani scivolavano. Ebbi così tanta paura che non so come riuscii a fare pressione con i piedi su una parete della lastra, mentre lasciavo scivolare il busto sull'altra parte. Alla fine ne uscii. Ero spaventato a morte quando tornai in casa a raccontare quello che mi era successo, ma mia moglie e i miei suoceri scoppiarono in una interminabile risata. Non dimenticherò mai quel giorno.

Salvatore – Non ho nessun aneddoto da raccontare. Spero che una cosa come quella capitata a Franco non capiti mai a me.

La nostra chiacchierata si chiude così, mentre ridiamo su quanto accaduto a Franco. Alla prossima intervista con gli italiani di Turku e ricordate: se venite in Finlandia, diffidate dei laghi ghiacciati. (16.6.2005)

Domenico Sternativo

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ANTONIO

Ore 18.30, sono seduto nella saletta del bar Foija e aspetto che Antonio mi raggiunga per dare inizio all'intervista, così come avevamo concordato. È un uomo di 39 anni, abbastanza riservato da non volere che scriva il suo cognome. Anche perché, mi diceva, ai suoi familiari in Italia non ha mai raccontato tutto quello che gli è capitato in Finlandia e non vorrebbe che qualche suo parente o amico, sbirciando nella rete possa arrivare a lui. Naturalmente rispetterò la sua scelta.

Eccolo puntuale che arriva. Ordiniamo un te e un succo d'arancia, quindi andiamo a incominciare.

Ciao Antonio, è un vero piacere poter avere te come primo ospite della rubrica Cosa succede in città!. So che sei siciliano, almeno questo possiamo dirlo.

Sì sono siciliano, della provincia di Catania. È un piacere anche per me partecipare a questa intervista.

Da quando sei in Finlandia e cosa ti ha portato in questo Paese?

Sono arrivato in Finlandia nel 1998. All'epoca lavoravo in Italia nei cantieri navali Fincantieri, a Monfalcone, per una ditta di Genova... posso dire il nome?

Certo, sei libero di dire quello che ti pare, chiaramente senza superare il limite delle buone maniere.

Si, allora...dove ero rimasto? Ah sì, la ditta GM di Leverato. Quest'ultima mi chiese di venire a lavorare in Finlandia. Aveva preso in subappalto dalla ditta Tino Sana i lavori di allestimento al ristorante della nave, quella da crociera più grande del mondo... la conosci, no?

Come no. Allora sei arrivato in Finlandia nel '98. Com'è stato l'impatto con questo paese?

Quando arrivai mi portarono in un motel, a circa 60 km da Turku. Ricordo che era già notte. Dormii non più di due ore, poi vennero a svegliarmi per andare a lavorare. Ero stanco morto, avevo viaggiato tutto il giorno. Ore e ore di attesa negli aeroporti e non ebbero neanche la delicatezza di lasciarmi riposare il primo giorno. Quindi arrivai che era buio ed era ancora buio quando andammo a lavorare. Altri 60 km circa, sino al cantiere. Lavorammo per 10 ore chiusi nella nave e alla fine della giornata, rientrammo con il buio. Fu così per tutto il tempo che lavorai per quella ditta.

Il motel è nelle vicinanze di qualche paese?

È nei pressi di Mynämäki, ma troppo lontano per andarci a piedi.

Ma voi avevate i furgoni della ditta?

Si, ma i furgoni si potevano usare solo per andare al lavoro o il sabato sera in città. Durante la settimana no. Neanche la domenica era possibile fare una passeggiata a Turku o in un posto nelle vicinanze.

Quindi, a parte il sabato notte, quando non lavoravate, eravate comunque costretti a rimanere al motel?

Si, proprio così. Un posto da film di Dario Argento. Completamente avvolto in una foresta tagliata in due da una strada provinciale, dove di tanto in tanto passava qualche auto.

Immagino che c'era davvero poco da fare.

Qualcuno, pochi per la verità, si lamentarono di quelle assurde condizioni. Il signor Leverato allora decise di comprarci un flipper.

Addirittura? Deve avere un gran cuore questo Leverato.

Mi sentivo così umiliato. Umiliazioni che sono cominciate subito, appena arrivati lì. Sai che quando arrivavi dovevi consegnare il ticket aereo valido per il ritorno?

Come mai?

Temevano che qualcuno, vista la situazione anticipasse la partenza.

Ma a chi consegnavate il biglietto?

Ai due responsabili di Leverato. Che soggetti. Uno di loro solo qualche tempo prima aveva lavorato esclusivamente nella nettezza urbana, l'altro facceva il contadino con suo padre.

Ed erano i responsabili della ditta?

Sì, ora capisci perché il cantiere cacciò così brutalmente la GM.

Raccontami.

I lavori che eseguivamo erano una schifezza. Il cantiere ci aveva avvisati ripetutamente di migliorare la qualità. Ma cosa vuoi migliorare se i responsabili sono degli incapaci? Avrebbero dovuto mandare avanti i lavori e non erano neanche in grado di farsi capire dagli uomini del cantiere, dai finlandesi voglio dire. Rappresentavano la ditta in Finlandia senza neanche conoscere mezza parola di inglese.

E poi, com'è finita?

È finita che un giorno il cantiere ha ordinato di mettere tutti i nostri arnesi da lavoro nelle casse. Sono venuti quelli della sicurezza e le hanno portate fuori dalla nave. A Leverato è stato vietato di rientrare in cantiere. Noi naturalmente non siamo stati pagati.

Naturalmente?

Si, è già così difficile che ti paghino quando le cose vanno più o meno bene, figuriamoci quando la ditta perde il lavoro. Mi riferisco a queste ditte che lavorano nella cantieristica navale.

Quanti soldi hai perso in questa storia?

Tre mesi di stipendio. Tieni presente che ho lavorato anche la domenica qualche volta e non meno di dieci ore al giorno, a volte anche 12 o 15.

Nonostante tutto questo sei rimasto in Finlandia, come mai?

In un primo momento ero tornato in Italia, con l'intenzione di rimanerci. Poi ho cominciato a sentire la mancanza della ragazza che ho conosciuto qui in Finlandia. Ho contattato un'altra ditta italiana, l'Athanor, quindi sono tornato.

Ancora una ditta divenuta famosa in senso negativo?

Già, e chi se lo aspettava? Più di 200 operai impiegati, tanto di quel lavoro che nessun'altra ditta, neanche tra quelle finlandesi aveva. Che storia. Ancora mi chiedo come possa essere accaduto tutto questo senza che nessuna autorità abbia sentito il dovere di fare qualcosa per noi operai. Tutti sapevano, anche le tv italiane. Solo RAI 3 si degnò di trasmettere un servizio su quanto stava accadendo. Oltre naturalmente alle tv e ai giornali finlandesi. È stato un momento in cui molti di noi si sono vergognati di essere italiani.

E ora cosa fai in Finlandia?

Ho una mia ditta, lavoro nel settore dell'edilizia. Non voglio più alcun tipo di rapporti con queste ditte che vengono dall'Italia.

Non ti sembra di essere un po' duro? Ci saranno pure ditte che lavorano onestamente

Sì, ci sono, forse. Ma sono quelle registrate qui in Finlandia. Le altre, quelle che provengono dall'Italia, pagano come e quando gli pare e piace. Siamo in Europa, come può succedere tutto questo?

Non lo so. So soltanto che attraverso Il Loggione non smetterò di denunciare quanto accaduto e se è il caso quanto continua ad accadere nei cantieri navali finlandesi. Cantieri nei quali, tra gli italiani, vi sono state sempre tre categorie di persone: gli operai che sono quelli che vengono truffati, i titolari di piccole e medie ditte che arruffano quanto è possibile per poi sparire con le valigie piene dei soldi dei lavoratori e le grosse ditte che, qualsiasi cosa succede ne escono sempre con le mani pulite e piene di nuovi contratti. Gli stessi li affideranno ad altre piccole e medie imprese che assumeranno nuovi operai che riempiranno di nuovo le loro valigie.

Ringrazio Antonio per l'intervista e tutti voi per l'attenzione. (10.6.2005)

Domenico Sternativo

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