SCHEDA: LA RICERCA OMS E I RISCHI PER PADOVA
Il Centro Europeo Ambiente e Salute di Roma dell'Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS) ha recentemente realizzato uno studio, che
ha stimato l'impatto dell'inquinamento atmosferico urbano sulla salute
dei cittadini in otto città (Torino, Genova, Milano, Bologna,
Firenze, Roma, Napoli e Palermo) dove vivono circa 8,5 milioni di
persone.
In particolare lo studio ha messo sotto la lente dingrandimento
un inquinante ancora poco conosciuto dalla maggioranza dei cittadini:
il PM10 (particelle di polvere di diametro inferiore ai 10 micron).
Il PM10 è utilizzato come indicatore affidabile per lo studio
degli effetti sulla salute dell'inquinamento atmosferico, in quanto
numerosi studi epidemiologici ne hanno dimostrato la pericolosità.
Gli effetti del PM10 sono proporzionali alle concentrazioni e non sono
noti meccanismi "di soglia", cioè valori al di sotto
dei quali non si verifichi un danno alla salute.
Il PM10 interessa la totalità dei cittadini (le particelle più
fini si diffondono efficacemente anche in luoghi chiusi), e le concentrazioni
riscontrate nelle città prese in considerazione dallo studio
dellOMS sono molto elevate, oltre lobiettivo di qualità
previsto dalla normativa vigente.
Lo studio ha preso in considerazione la mortalità a lungo
termine ed altri effetti a medio e breve termine osservati nel corso
di un anno (1998), come i ricoveri ospedalieri, l'incidenza di nuovi
casi di bronchite acuta negli adulti e gli attacchi d'asma.
Ebbene,
i risultati sono drammatici: nel solo 1998, a causa del PM10, in queste
8 città, cioè su una popolazione di 8,5 milioni di abitanti,
lo studio OMS ha stimato la morte di circa 3500 persone, oltre 4.500
ricoveri ospedalieri, 30.000 casi di bronchiti acute ed altrettanti
attacchi dasma! Le concentrazioni medie di PM10 misurate nelle
8 città sono riassunte nella seguente tabella.
Concentrazioni medie annuali PMIO nelle 8 città - 1999:
mg/mc
|
mg/mc
|
Torino
53.8
|
Firenze
46.5
|
Genova
46.1
|
Roma
51.2
|
Milano
47.4
|
Napoli
52.1
|
Bologna
51.2
|
Palermo
44.4
|
Limite di legge (obiettivo di qualità) 40 ug/mc D.P.C.M. 25 novembre
1994
Tutte le città presentano concentrazioni di PM10 superiori agli
attuali obiettivi di qualità dell'aria pari a 40 mg/mc.
(Per altro la futura normativa europea prevede uno standard di 20 mg/m).
Gli effetti sanitari considerati sono riportati nella prossima tabella.
Esiti sanitari attribuibili a PM10 (concentrazioni superiori a 30 mg/M3),
anno 1998
Esiti
sanitari
|
Proporzione
sul totale
|
Numero
casi attribuibili sul totale
|
Mortalità
totale (età>30)
|
4.7
|
3472
|
Ricoveri
respiratori
|
3.0
|
1887
|
Ricoveri
cardiovascolari
|
1.7
|
2710
|
Bronchite
cronica (età>25)
|
14.1
|
606
|
Bronchite
acuta (età<15)
|
28.6
|
31524
|
Attacchi
d'asma (età<15)
|
8.7
|
29730
|
IL
PM 10 A PADOVA: GRAVISSIMI SCENARI
Ora, supponendo che PADOVA abbia un inquinamento da PM10 simile
a quello delle 8 città prese in esame dallOMS è
possibile fare la seguente proporzione.
3500 morti da PM10 su una popolazione di 8.500.000 persone. Il Comune
di Padova ha circa 210.000 residenti, quindi in proporzione POTREBBERO
ESSERE OTTANTASEI I MORTI CAUSATI DAL PM10 OGNI ANNO(ma il dato crescerebbe
se si prendesse in considerazione, come andrebbe fatto, la popolazione
dellarea urbana composta da Padova e i 16 comuni contermini).
Ecco
i dati presumibili per Padova per comparazione coi dati rilevati nelle
8 città :
Esiti
sanitari
|
Numero
casi attribuibili a PM10
|
Mortalità
totale (età>30)
|
86
|
Ricoveri
respiratori
|
47
|
Ricoveri
cardiovascolari
|
67
|
Bronchite
cronica (età>25)
|
15
|
Bronchite
acuta (età<15)
|
779
|
Attacchi
d'asma (età<15)
|
735
|
Roma, Milano
e Bologna sembrano città non commisurabili a Padova? Ebbene il
dato di una città molto più vicina a Padova, (e molto più
piccola) non è per niente confortante. Mestre registra una media,
nel 1999, di circa 50 g/mc di PM10, anche i se i dati sono limitati. Il
timore che a Padova il PM10 atmosferico sia elevato dunque ha unulteriore
conferma.
Ma a questo punto un interrogativo sarà già sorto. Perché
affidarsi a questo genere di calcoli e non verificare direttamente i
dati dellinquinamento da PM10 di Padova?
E quello che Legambiente non ha potuto fare, in quanto lARPAV
a Padova (e nel resto del Veneto, a parte i citati rilevamenti a Mestre)
non esegue il monitoraggio del PM10.
CHE COSE IL PM10 E QUALI SONO I SUOI EFFETTI?
Per PM10 si intende la parte delle polveri totali con diametro equivalente
inferiore ai 10 µm. E' la parte che può penetrare all'interno
delle vie respiratorie.
Effetti sanitari: le particelle con diametro superiore a 10 µm
possono essere considerate meno pericolose perché si depositano
al suolo rapidamente e, se vengono inalate, sono trattenute dalle prime
vie respiratorie.
Diverso il discorso per quelle con diametro via via inferiore, sempre
più pericolose perché riescono a penetrare più
profondamente.
Esse finiscono per depositare nel sangue le sostanze tossiche di cui
sono veicolo, sia metalli pesanti e molto tossici (piombo, mercurio,
L'inalazione di aerosol metallici può recare danno al sistema
nervoso e al sistema circolatorio. Le sostanze organiche e in particolare
gli idrocarburi policiclici aromatici possono avere azione carcinogenica
sulle cellule polmonari, mentre le particelle inorganiche possono fungere
da vettori per virus e batteri.
LOrganizzazione mondiale della Sanità ha anche segnalato
che i danni del Pm10 sono in diretta proporzione alla quantità
inalata (mentre altre sostanze tossiche hanno effetto solo al disopra
di una certa dose). Per questo sono estremamente importanti le politiche
indicate dalla Ue di contenimento del Pm10 sotto la soglia di 40 microgrammi
per metro cubo. Soglia destinata ad abbassarsi gradualmente negli anni
a venire.
Secondo le stime fornite da Oms-Anpa, riducendo l'inquinamento a 40
mg per metro cubo sarebbe possibile evitare in Italia circa duemila
morti lanno; riducendo l'inquinamento a 30 mg/mc, sarebbe possibile
evitare circa 3.500 morti; riducendo l'inquinamento a 20 mg/mc sarebbe
possibile evitare 5.500 morti.
Le polveri sottili derivano quasi interamente dalla combustione e quindi
sono tossiche al 100%. Il traffico è responsabile in una percentuale
fino al 50% del fenomeno; per la parte restante sono responsabili gli
impianti di riscaldamento e le combustioni industriali.
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