I PRIMI OROLOGI 

 

Quello orizzontale è certamente uno dei primi orologi solari usato sin dalla remota antichità in mille forme diverse. Il più semplice era un palo verticale, come si usava in Egitto 4000 anni fa, la cui evoluzione portò ad erigere gli obelischi al centro delle piazze.

La direzione e la lunghezza dell’ombra proiettata sul piano di appoggio davano non solo l’ora del giorno, ma fornivano preziose informazioni sulla stagione.

 

Le meridiane si diffusero in tutto il mondo e di perfezionamento in perfezionamento, si giungerà all’utilizzo ingegnoso del raggio di sole:  uno gnomone poteva ad esempio azionare un carillon (con l’ausilio di una lente che bruciava una cordicella di fermo…) che suonava la sua melodia a mezzogiorno e con lo stesso sistema, un cannone tuonava, segnando l’ora esatta.

Col tempo molti quadranti delle meridiane vennero riccamente ornati e arricchiti, anche con frasi e motti latini.

Un altro strumento di misura del tempo fu la clessidra, che nacque, come dice il loro nome greco, per “misurare l’acqua” e solo in seguito fu usata la sabbia, stravolgendo però il significato dell’iniziale nome (il loro nome esatto era clepsamie e non più clessidre).

I greci portarono la clessidra (ad acqua) ad un alto grado di perfezione. Alcune apparecchiature facevano emergere un galleggiante con asta e indice, altre facevano cadere gocce d’acqua su palette che ruotando muovevano ingranaggi e automatismi, oppure facevano ruotare un quadrante segnatempo.

 

Citeremo un esempio per tutti di segnatempo completo ed evoluto (per allora): la Torre dei Venti di Atene. Costruita nel II secolo a.C. era dotata di quattro facciate con meridiane rivolte al sole che si illuminavano in successione, segnando il tempo dall’alba al tramonto.

All’interno dell’imponente costruzione, sul lato nord, era installata inoltre una enorme clessidra ad acqua, complessa e piuttosto precisa, la quale dava, in ogni momento una misurazione completa del tempo. Sulla sommità della torre inoltre, vi era anche una grande banderuola che indicava la direzione dei venti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo “scienziato” romano Vitruvio, fra il 27 e il 23 a.C. , compilò una incredibile “summa” delle conoscenze del tempo. Nei vari capitoli dell’opera, parla dettagliatamente di astronomia, di gnomica, di clessidre, descrive nei particolari la menzionata Torre dei Venti, i famosi orologi di Ctesibio (scienziato Alessandrino- 124 a.C.), menziona “bilie” che cadono entro bacili segnando a mo’ di gong il tempo che trascorre.

 

Una passeggiata a Roma consente di ammirare tutta la loro autorevolezza; il più alto è quello che troneggia in Piazza San Giovanni in Laterano; è imponente ed esalta tutta la potenza del faraone che lo commissionò: è alto 32,18 metri ed ha una base di 3 metri per lato con un peso di 340 tonnellate; il basamento e la croce misurano 15 metri di altezza perciò l’altezza complessiva del monumento è di oltre 47 metri; è in granito rosso, pregiatissimo e utilizzato, all’epoca, solo per l’esaltazione della grandiosità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il secondo per altezza (23,20 metri) è l’obelisco che si trova a Piazza San Pietro; lo portò a Roma da Eliopoli l’imperatore Caligola. L’obelisco di Piazza San Pietro è un obelisco del tutto particolare: non è coperto di iscrizioni egizie, e nemmeno da geroglifici perché è stato realizzato dagli antichi romani, mentre erano in Egitto, su commissione dell’imperatore Caligola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un altro obelisco ricco di storia è quello di Montecitorio e che proviene da Eliopoli: si trova davanti alla Camera dei Deputati; fu portato da Augusto con lo scopo di farne uno gnomone, cioè l’asta di una gigantesca meridiana larga circa 110 metri da destra a sinistra e 60 metri circa da basso all’alto che si estendeva in Campo Marzio. Qui l’obelisco funziona come una meridiana posta in modo da far cadere la propria ombra nel centro esatto dell’ Ara Pacis nel giorno del compleanno dell’imperatore Augusto.


 

 

Annamaria Marraffa

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