Pubblichiamo, su segnalazione dell'autore e gentile concessione della rivista Enne Effe, una interessante intervista di Paola Brianti a Joseph La Palombara, che collaborò tra i primi all'Ossimoro stimolandoci ad intraprendere un franco percorso di ricerca.

Sul terrorismo, l'Iraq, il medio Oriente e la politica americana

Intervista a Joseph La Palombara


1 Cominciamo professore, dagli attacchi dell'11 settembre. L'opinione pubblica americana e Lei in particolare, siete convinti che il colpevole sia davvero Ben Laden?

A dire la verità, mi sono sempre guardato dal non accettare ciecamente tutto quello che raccontano rappresentanti o portavoci di governi, oppure di società industriali e commerciali. Come e' noto, questi hanno una forte tendenza a strumentalizzare le informazioni per finalità loro, che non sono sempre compatibili con la verità. Nel caso degli attacchi terroristici dell'11 settembre, però, mi sembra che le prove siano massicce che sia stato proprio Osama Bin Laden il mandante. A meno che non si voglia argomentare che addirittura i nastri e le cassette fornite da fonti arabe siano prove false, preparate non saprei a che scopo. Insomma, sì, penso che siano proprio Bin Laden e i suoi seguaci i responsabili di quell'attacco feroce e, nel mio Paese, senza precedenti.

2 In quale misura questa guerra in atto contro il terrorismo internazionale ha leso le libertà civili della società americana?

Per la cittadinanza americana in generale, direi ben poco. Certo, per quanto riguarda il lavoro della stampa, c'è da preoccuparsi del fatto che il governo americano non abbia permesso in Afghanistan quel tipo di accesso ai fatti bellici che ci siamo abituati ad aspettare. Io ritengo eccessivo il livello inusuale di censura che il governo sta esercitando, ma credo su questo punto di far parte di una piccola minoranza dei miei connazionali. Poi, per cittadini americani di origine araba, per non parlare di residenti arabi senza cittadinanza, ci sono stati problemi non marginali dopo settembre. Non si sa ancora a tutt'oggi quanti siano gli arrestati, quanti siano rimasti in galera in questi ultimi mesi, quanti saranno eventualmente processati, ecc. 
Ci sarebbe anche il problema di come classificare i prigionieri presi nell'Afghanistan. 
Penso che il Paese sia diviso sulla questione se, ad esempio, membri del al-Qaeda, organizzazione certamente terroristica, abbiano il diritto di essere trattati come vuole la Convenzione di Ginevra.. In generale, pero', non direi che i fatti di settembre abbiano avuto un forte urto negativo sulle nostre libertà civili. D'altra parte, però, passare per i nostri aeroporti è diventata cosa piuttosto noiosa. Ma penso che sia proprio un nostro bene trovarsi cosi infastiditi.

3 E' diffuso il sospetto, soprattutto in certi ambienti europei, che la guerra in Afghanistan sia fomentata anche dalle necessità di espansione delle industrie belliche americane. In altre parole, che il presidente Bush sia tenuto a pagare determinate cambiali ai sostenitori della sua elezione alla Casa Bianca. Quale è la Sua opinione?

Questa sarebbe una tipica osservazione cretina, che riflette solo un atteggiamento fazioso e malevole nei confronti del mio Paese, e perciò non degna di una risposta. Fa parte di una certa mentalità paranoica, di un certo modo di ragionare che fa ricordare gli anni della Guerra Fredda, e di una specie di antiamericanismo che purtroppo esiste in tantissimi quartieri europei, sopratutto nei circoli intellettuali di una sinistra sorpassata dalla storia. E' un modo di ragionare, un tipo di analisi politica che, se praticato da un allievo di scuola media, garantirebbe una bocciatura immediata. Purtroppo, questo tipo di demonologia non riflette che la rabbia ed il veleno che tanti europei nutrono nei confronti del mio Paese. Il nostro presidente Bush si può ed anzi si deve criticare da tanti punti di vista, ma certamente non da quello di questa banale e sbagliatissima accusa.

4 Subito dopo gli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti, abbiamo assistito ad una recrudescenza del conflitto israelo-palestinese. Come spiega questa coincidenza?

Io credo che la ragione principale di questa recrudescenza vada ricercata nella famosa riunione dell'undicesima ora organizzata a suo tempo dal Presidente Clinton a Camp David. Non saprei se il presidente uscente fosse stato motivata da un desiderio nobile, che sarebbe la pace in Medioriente, oppure se egli cercasse una specie di gran colpo, in miracolo diplomatico, che gli avrebbe assicurato un posto eccellente nella storia. Si trattava, ricordiamoci, di un Clinton in disgrazia, anche se riusciva ad evitare di essere estromesso dalla Casa Bianca. In ogni modo, egli chiamò Barak ed Arafat e li costrinse a firmare un accordo che egli stesso avrebbe dovuto capire destinato ad un fallimento clamoroso e totale. A Camp David si crearono delle aspetattive impossibili. Impossibili perché né Barak né Arafat erano in grado di convincere i loro seguaci che sarebbe stato giusto realizzare quello che si era deciso a Camp David. 
Venendo meno le aspettative create da un accordo fallimentare proprio in partenza, la rabbia che ne è seguita era purtroppo altamente prevedibile. Insomma, credo che il peggioramento della situazione in Medio Oriente sia stato uno sviluppo fatale. Aggiungo che lo stesso Ariel Sharon non ha perso un istante ad approfittare dell'attacco terroristico di settembre, dichiarando, fra l'altro, che il suo governo non poteva fare a meno di quello americano nel proseguire nella guerra contro il terrorismo. Ma sarebbe un errore fare dell'attacco di settembre la causa immediata o principale di quello che è seguito in Israele.

5 Lei è un esponente di prestigio del Partito Democratico americano. Dal Suo punto di vista e da quello della Sua coalizione politica, quali nuove iniziative potrebbero essere avviate per una pace stabile in Medio oriente?

Devo confessare che, quando mi alzo la mattina, la prima cosa che faccio è di ringraziare il Padre Eterno di non essere la persona che occupa l'ufficio Ovale della Casa Bianca. Personalmente, sono portato a concludere che, per il problema del Medio Oriente non ci sia nessuna soluzione. E non vedo proprio nessuno del mio partito che abbia qualche idea sostanziale che potrebbe convincermi a pensarla diversamente. In ogni caso, è sempre troppo facile, direi, fare come fanno tanti intellettuali nel trovare immediatamente i punti deboli di ogni politica internazionale, sparare a zero su coloro che l'hanno messa in moto e rimanere, loro stessi, questi intellettuali, assolutamente salvi nelle loro torri d'avorio. L'unica minaccia che ogni tanto si trovano a dover affrontare, sarebbe quella che le telecamere di qualche talk show riprendesse qualcuno di loro da un angolo sbagliato. A proposito del problema, anzi della tragedia, in corso nel Medio Oriente. Forse bisognerebbe trovare un pezzo del deserto Gobi, dove invitare o i palestinesi oppure gli israeliani ad emigrare, ma certamente per entrambi questi popoli, condannati purtroppo ad un inferno dantesco, la lotta continua..

6 Come è stata recepita la proposta saudita per la risoluzione del conflitto?

Senza entusiasmo, anche se la notizia stessa di una proposta concreta che arrivasse da quel Paese è certamente una novità benvenuta. Sarebbe uno sbaglio, come hanno fatto non pochi dei miei connazionali, reagire con disprezzo alla proposta del principe saudita. La proposta andrebbe esaminata con la cura e la serietà dovuta. Non escludo che il viaggio del vice preidente Dick Chaney far i paesi arabi avra' l'effetto positivo di costringere l'amministrzione Bush to dedicare piu' attenzione accurata alla proposta stessa Certo, bisogna aggiungere anche la cautela americana: "the devil is in the details", cioè il diavolo si ritrova neidettagli.

7 Come giudicherebbero i Democratici americani un nuovo intervento bellico contro l'Iraq?

Dipende. Io sarei fortemente contrario, perché non mi fido dei superfalchi intorno a Bush che stanno preparando proprio questo tipo di intervento. Intendiamoci, sono assolutamente d'accordo con tutti coloro che giudicano Saddam Hussein una grossa minaccia per la pace. Non ho dubbi che egli sarebbe capace, eccome, di infliggere ogni tipo di male sul mio Paese e i miei concittadini, e non solo su noi stessi. Un mostro capace di infliggere sul suo popolo quello che Saddam ha fatto in Iraq, non avrebbe il minimo scrupolo quando si trovasse davanti alla questione di come trattare i nemici. Quindi, sarei del tutto disposto ad appoggiare una varietà di iniziative minate ad rimuovere Saddam dal potere. Vorrei però che ogni tipo di intervento venisse condiviso da almeno un numero non esiguo dei nostri amici ed alleati in Europa. La mia paura sarebbe che un attacco unilaterale americano contro l'Iraq andrebbe a complicare fortemente i nostri rapporti non solo con la UE, ma altresì con la Cina e la Russia. Ma temo che la grande maggioranza del mio paese, incluso membri del partito Democratico, non la pensino così. A questo punto, i superfalchi da noi sembrano avere il sopravvento su ogni esponente di una politica più cauta e moderata, incluso il segretario di Stato Powell, che è stato costretto dai suoi avversari a parlare ora solo in sordina. In ogni caso, bisogna capire che una parte non piccola dei democratici americani sono piuttosto portati a condividere l'atteggiamento del governo Bush. Non si può argomentare che, su questa precisa questione ci sia una divergenza sostanziale tre i due partiti. Questo sarebbe uno degli effetti sulla politica americana che hanno avuto Bin Laden e gli altri terroristi che ci attaccarono l'11 di settembre.

8 Come giudica i rapporti tra Italia e Stati Uniti dopo l'avvento di Bush e da noi, di Berlusconi?

Penso che i rapporti siano ottimi. Al contrario di quanto si continua a raccontare in Italia ed in certi circoli europei, Silvio Berlusconi non è visto in nessun senso negativo da questa parte, fatta naturalmente eccezione per il suo rifiuto a risolvere in maniera netta a ragionevole il problema del conflitto di interessi. Negli Stati Uniti sarebbe assolutamente inconcepibile un presidente che rifiutasse di mettere in "blind trust" tutto il suo patrimonio per la durata del suo mandato. Il problema con Berlusconi e l'Italia da questo punto di vista, sarebbe che è materialmente impossibile mettere in "blind trust" un patrimonio come la Mediaset. Detto questo, non è vero che un Silvio Berlusconi presidente del consiglio, faccia anche minimamente scandalo negli Stati Uniti. Di scandali ne abbiamo da vendere, come dimostrano casi come la Enron, Global Crossing, Arthur Anderson. Imprese, fra l'altro che, al di là dei loro conti correnti nascosti nei paradisi fiscali, dimostrono di avere versato centinaia di milioni di dollari non solo a George Bush e ai Repubblicani ma, ahimè, anche a tanti esponenti e leader del partito Democratico. Per tornare ai rapporti fra l'Italia e gli Usa, direi che, con l'arrivo di Berlusconi a Palazzo Chigi, e con un George Bush alla Casa Bianca, i rapporti siano diventati quasi idillici. Anzi, ci sarebbe per questa stessa ragione, qualche speranza che l'Italia in un prossimo futuro possa giocare nell'ambito internazionale un ruolo più prestigioso che non nel passato.

9 Ritiene che questa vittoria delle destre abbia delle conseguenze sull'equilibrio internazionale? In altre parole, questi politici che ci governano sono, secondo Lei, all'altezza della crisi che ci coinvolge?

Difficile dirlo, anche perché mi manca per il momento la sfera di cristallo limpido e trasparente. Le destre al potere nei paesi democratici rischiano di portare certi mutamenti alle politiche interne di ogni paese, ma non necessariamente alle politiche internazionali. Aggiungo che, dal punto di vista americano, sarebbe preferibile un governo di destra, anche perché così certi paesi come ad esempio l'Italia, sarebbero meno disposti a tergiversare quando si tratta di dover affrontare un problema grave in ambito internazionale. In ogni modo, non credo che l'etichetta "destra" oppure "sinistra" dia garanzia maggiore del modo con cui vadano affrontati e risolti i problemi che ci infliggono. Abbiamo disperatamente bisogno di leader intelligenti, saggi, coraggiosi. Mi sembra che nessun paese del mondo democratico ne abbia un numero sufficiente con queste qualità.

intervista a cura di Paola Brianti, direttore responsabile di Enne Effe, che la inserirà nel prossimo numero, e che ha gentilmente acconsentito alla pubblicazione

20 marzo 2002


Joseph LaPalombara
 
Joseph LaPalombara è molto noto come politologo, saggista e professore alla Yale University. I termini in cui ci scrive sono inequivoci e corrispondono d'altra parte al nostro modo di sentire: una sinistra senza capacità di distinguersi sulla base di un progetto, di un sistema di idee, di speranze, non ha futuro. Il "nuovo" sta qui, non nelle parole. Non potremo fare molto, ma insistere ai limiti della provocazione per una sinistra nuova ma non nuovista....si.
Pubblichiamo il messaggio con una libera traduzione : il dibattito è aperto, anche se, LaPalombara non ce ne voglia, l'Ossimoro qualcosa in più la sta già facendo: non a caso, da Jospin al progetto 2000, siamo partigiani di coloro che mostrano maggiore sensibilità alla esigenza di coniugare innovazione e giustizia sociale.
Certo...siamo solo all'inizio della riflessione, la strada è lunga ed accidentata e qualche tirata d'orecchi può fare solo bene.......  

 
C'è ancora la sinistra? C'è un po' di provocazione a mantenere la domanda, complice Joseph LaPalombara, anche dopo la conclusione, a Torino, del primo congresso nazionale dei Democratici di sinistra? Forse dovevo già, più che delle scuse, qualche spiegazione: a chi ha scritto dolendosi di qualche tono un po' rude ed a chi non l'ha fatto, ma lo ha pensato.Io non lo so se serve più a nulla la visione provvidenziale del partito, la concezione un po' sacerdotale delle sue gerarchie, la mistica della unità magari mentre si affilano i coltelli. Personalmente dubito che qualunque decaduto centralismo burocratico riesca ormai a gestire persino l'ordinaria amministrazione. Di una cosa sono sicuro: un modo siffatto di vedere la politica ed il partito non ci trarrebbe fuori dalle secche, non ci darebbe la spinta necessaria a ridisegnare la nostra identità, a riguadagnare il terreno perduto, sia a Milano che altrove.Meglio, molto meglio, la discussione più franca, senza veti né tabù. Se dobbiamo mischiare le culture, perché non prendere da quella laica e socialista il suo lato migliore, il gusto dell' innovazione e dell'eresia, il partito come comunità di uguali, senza sacerdoti e senza "misteri iniziatici"?D'altra parte...come sono tristi le liturgie dopo che si è spenta la fede!Una cosa vorrei che i compagni accettassero: questo modo franco,ai limiti della brutalità, di porre le questioni, è l'opposto del disimpegno e della rottura.E' anzi la somma di due convinzioni profonde,condivise, credo, dalla parte più avvertita del gruppo dirigente: che il mutamento dev'essere profondo, e che il tempo che abbiamo per farlo è scarso. Speriamo che dopo Torino........

 

 

La lettera di Joseph La Palombara


3.01.2000
Cari Amici dell'Ossimoro,Vi mando un breve messaggio, pero' in inglese, perche' in questo modo mirisulta piu' facile (spero!) non trovarmi malinteso.

I wish to make only a few quite simple points:1. It is a good that Ossimoro has come into existence, because much attention should be given the basic questions, what does it mean to be"left" today, and what would this imply by way of ACTION?2. So far, Ossimoro in its various statements has not been very creative in providing an answer to these questions. Most of what I have read so far remains remarkably cautious, hung up, I believe, over the risk of being misunderstood as advocating an older socialism, which everyone today, and especially former socialists and communists, believes has been entirely discredited. That is, everyone really sounds like Anthony Gidens, or Bill Clinton, or Tony Blair, or Massimo D'Alema. What these people say and advocate leaves very little room in politics for the conservatives of this world, except the impossibly die-hard types that, in any case, will not come to power anywhere. 3. If the socialism and communism of old have now accepted the basic American tenet of individualism-- in every sphere, including the market-- is there anything else to say, other than platitudes of the kind we now associate with the so-called Third Way? The lip service that even Ossimoro pays to so other human values is only that, lip service. Where is there even the glimmers of a salvaged, or new, left-wing ideology that, for example, begins to prescribe new approaches that would have important distributional and re-distributional consequences in societies of the West?  4. The most astonishing development at the end of the last millennium and the beginning of the new one is the extent to which the old left has been intimidated and mesmerized by the Dow Jones Index.  5. Good luck and buon lavoro.
J. LaPalombara
 
Vorrei trattare solo alcuni semplici punti:
1] E' un bene che sia nato l'Ossimoro perchè molta attenzione va data alle questioni basilari, cosa significa essere "sinistra" oggi, e che cosa questo comporti in termini di AZIONE.
2] Finora, Ossimoro nelle sue varie affermazioni non è stato molto creativo nel dare una risposta a tali questioni. La maggior parte di ciò che ho letto sinora rimane considerevolmente cauteloso, trattenuto, credo , dal rischio di essere erroneamente preso per sostenitore di un più vecchio socialismo, che tutti, e soprattutto i già comunisti e socialisti, credono sia stato interamente screditato. Ragion per cui tutti si esprimono come Anthony Giddens, o Bill Clinton, o Tony Blair, o Massimo D'Alema. Ciò che costoro dicono e sostengono lascia veramente poco spazio in politica ai conservatori di questo mondo, a parte gli estremisti di destra che, in ogni caso, non giungeranno al potere da nessuna parte.
3] Se il socialismo e comunismo di un tempo ha ora accettato il credo base americano dell'individualismo - in ogni sfera, compreso il mercato- c'è qualche altra cosa da dire, a parte le banalità del tipo che ora noi associamo alla cosiddetta Terza Via ? Le espressioni convenzionali che persino l'Ossimoro paga così agli altri valori umani sono appunto questo, espressioni convenzionali.
Dov'è persino un baluginio di una salvata, o nuova , ideologia della sinistra che, per esempio, incominci ad indicare nuovi approcci che avrebbero conseguenze importanti in termini di distribuzione e redistribuzione nelle società dell'occidente?
4] Il più soprendente sviluppo alla fine dell'ultimo millennio e all'inizio del nuovo è quanto ampiemente la vecchia sinistra è stata intimidita e ipnotizzata dall'indice Dow Jones.
5] Buona fortuna e "buon lavoro"
J. La Palombara

 

Ringraziamo gl amici di L'Ossimoro per la concessione dell'intervista

 

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