IL FUTURO DELL'EUROPA: JOSEP BORRELL
Nel giorno della Festa dell'Europa, il 9 maggio, Sergio Nava ha intervistato il presidente dell'Europarlamento Josep Borrell: al centro del colloquio, il futuro dell'UE e della Costituzione Europea, l'Euro, l'allargamento e la politica estera, con -in primo piano- le crisi iraniana e palestinese.
Il presidente
dell'Europarlamento
Josep Borrell
NAVA: Presidente Borrell, questa settimana si � celebrata la Festa dell'Europa. Ma come avvicinare l'Europa ai suoi cittadini che, secondo l'ultimo sondaggio Eurobaroemetro- chiedono pi� Europa nella lotta alla disoccupazione, nei settori dei diritti sociali, della crescita economica, della lotta al terrorismo?

BORRELL: L'Europa c'�... ma non ce n'� abbastanza per fornire soluzione a tutti i problemi invocati dai cittadini. C'� una grande domanda di Europa in settori dove l'Europa non pu� operare, perch� i Governi e gli Stati membri non gli hanno fornito sufficienti competenze. In materia sdociale l'Europa ha ben poche competenze, e le politiche di occupazione sono politiche nazionali. I cittadini sono preoccupati per l'occupazione, per
il sistema di protezione sociale, e chiedono all'Europa di occuparsene. Ma occorre spiegar loro che l'Europa serve a molte cose, ma -sfortunatamente- non pu� risolvere problemi di cui non si pu� occupare.


La Costituzione Europea appare in piena fase di stallo, non si intravedono soluzioni a breve termine. Quale futuro per questo Trattato, gi� bocciato in Francia e Olanda?

Il presidente della Commissione Barroso e quello di turno Schuessel ci hanno spiegato questa settimana che -fino alla fine del 2007- nessuno sar� in condizioni di offrire proposte alternative al testo costituzionale respinto da Francia e Olanda. Continuiamo quindi un processo di dibattito ed elaborazione di proposte alternative. Tutti riconoscono per� che fino a quando non si celebreranno le elezioni presidenziali in Francia, e fino a quando non terminer� il processo di ratifica nei Paesi membri, difficilmente emergeranno proposte alternative.


Ma lei, personalmente, quale soluzione preferisce?

A me piaceva il testo uscito dalla Convenzione, e sono anche conscio che � difficile costruirne uno migliore, approvato da tutti. Da solo ne potrei produrre uno, accettabile per me e per qualcun altro... ma con 27 Paesi membri la questione si complica molto. Quando si criticano i Governi per non essere in grado di avviare la procedura per la stesura di un testo alternativo, si dimentica che � molto difficile farlo. Al momento stiamo tutti attendendo ci� che faranno i Paesi che ancora devono ratificare la Costituzione. Chi ritiene che scrivere un altro testo sia facile... beh, questa � una sua considerazione. Elaborare un testo approvato da tutti � difficile, capisco le resistenze dei Governi.

Presidente Borrell, l'Europa deve riformarsi, per� -come dimostrano le proteste di piazza in Francia- spesso le riforme vengono osteggiate dalla gente. Fino a dove lo slancio riformatore dell'Europa pu� spingersi senza scontrarsi con la volont� dei propri cittadini?


Due terzi o pi� delle politiche dell'Agenda di Lisbona sono competenza stretta dei Paesi membri. Solo loro possono mettervi mano. E lo faranno nella maniera che riterranno pi� adeguata. In questo senso si chiede una volta di pi� all'Europa cose che l'Europa non pu� fare. C'� una certa schizofrenia in tutto questo: le opinioni pubbliche chiedono all'Europa
di produrre risultati in campi d'azione politici dove l'Unione non ha competenze.

Fino a quando l'euro -come moneta unica- potr� resistere senza una adeguata politica economica europea di sostegno?

L'Europa dovrebbe essere una unione economia e monetaria: solo che la parte monetaria � molto pi� sviluppata dell'altra. Io credo che appoggiandosi solo alla dimensione monetaria l'Unione Europea non potr� reggere. Difficilmente potremo avere -allo stesso tempo- una politica monetaria molto centralizzata e una politica fiscale e di bilancio molto decentralizzate e scoordinate. Negli ultimi giorni qui a Bruxelles abbiamo registrato un grande consenso tra i rappresentanti dei Parlamenti nazionali per avanzare nel coordinamento delle politiche economiche, affinch� queste politiche accompagnino la moneta unica, rendendola uno strumento al servizio della crescita e dello sviluppo,
non solo della stabilit� e della lotta contro l'inflazione. E' pur vero che queste considerazioni sono ricorrenti, senza che poi vengano messe in pratica. Al momento della verit� i Governi sono infatti sempre molto reticenti a perdere sovranit� e a cedere capacit� decisionali in favore di un processo comune. Attualmente ci troviamo nella fase "post-ubriacatura" per quanto riguarda l'euro: la moneta unica ha tolto ai Governi una parte importante della loro capacit� d'azione nelle politiche economiche, e i Governi non sono molto a favore di perdere ulteriori margini di manovra. Anche se ci� produrrebbe un processo molto pi� coordinato rispetto all'attuale.
LEGGI
LA
SECONDA
PARTE
DELL'
INTERVISTA
Hosted by www.Geocities.ws

1