CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA
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LA SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA NELLA CAUSA GRANAROLO (13/11/2003)


La Corte di Giustizia Europea ha sentenziato la vittoria della Granarolo nella causa che l'ha contrapposta al Comune di Bologna. Stabilendo un principio importante: l'imposizione per legge di una data di scadenza al latte non pu� contrastare con la sua commerciabilit�.

Non � possibile fissare a quattro giorni la data di scadenza per il consumo del latte pastorizzato ad alta temperatura, proprio perch� la sua durabilit� � maggiore rispetto a quello fresco. La vittoria della Granarolo, sancita dalla Corte di Giustizia Europea, rimette in discussione la vecchia legge 169/89, la stessa che poneva un limite di 96 ore alla durabilit� del latte fresco. Legge, precisiamo, a sua volta modificata e superata da un decreto dello scorso luglio, che ha innalzato questo limite a sei giorni. La vicenda oggetto di sentenza risale al 1999, quando la Granarolo contest� l'applicabilit� della legge 169 al latte pastorizzato ad alta temperatura, prodotto in Germania e con una durabilit� superiore rispetto al latte fresco pastorizzato. La data di scadenza del prodotto incriminato superava i quattro giorni fissati per legge, e per questo l'azienda emiliana fu multata. Con la sentenza odierna, l'Alta Corte europea non contesta la fissazione di una data di scadenza per il latte da parte di uno Stato membro, ma ribadisce che questa data non pu� compromettere la commercializzazione e la libera circolazione dei prodotti a base di latte.


LA SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA IN MATERIA DI SICUREZZZA SUL LUOGO DI LAVORO (10/4/2003)

La Corte di Giustizia Europea ha condannato l'Italia in materia di sicurezza sul luogo di lavoro. Alla base della sentenza, la scorretta trasposizione di una direttiva comunitaria nella nostra legislazione.

Nuova condanna per l'Italia dalla Corte del Lussemburgo: questa volta nel mirino dei giudici europei � finito un decreto legislativo del 1994, che trasponeva una direttiva di cinque anni prima in materia di requisiti minimi di sicurezza sul luogo di lavoro. Le zone d'ombra censurate dalla Corte sono quattro: il decreto italiano � ritenuto troppo vago per quanto riguarda i segnali acustici necessari a indicare la messa in moto o lo spegnimento di macchinari potenzialmente pericolosi. Anche le disposizioni per l'avvio di queste macchine sono troppo generiche: la Corte invita l'Italia a rispettare la normativa europea, che prevede un'azione volontaria da parte dell'operatore prima della messa in moto. La legislazione del nostro Paese viene considerata inadempiente anche per quanto riguarda la presenza di dispositivi di comando a ogni postazione, in grado di arrestare l'intera attrezzatura di lavoro in caso di pericolo, e per quanto riguarda le norme sulle protezioni e sui sistemi protettivi.


LE CONCLUSIONI DELL'AVVOCATO GENERALE NELLA CAUSA MONSANTO-ITALIA (13/3/2003)

L'Avvocato Generale della Corte di Giustizia Europea d� ragione all'azienda Monsanto, nella causa che la vede contrapposta al nostro Paese nel campo della commercializzazione di prodotti alimentri derivati da sostanze transgeniche.

Immettere sul mercato prodotti alimentari contenenti residui di proteine transgeniche attraverso una procedura semplificata si pu�. A condizione che tali prodotti siano assolutamente sicuri sotto il profilo sanitario. Le conclusioni dell'Avvocato Generale della Corte di Giustizia Europea segnano un punto a favore dell'azienda Monsanto, che sei anni fa mise in commercio farina derivata da granoturco geneticamente modificato. Furono proprio quei minimi quantitativi di proteine transgeniche presenti nella farina ad allarmare l'allora Governo Amato, che decret� il divieto di vendita e utilizzo del prodotto sul territorio italiano. L'avvocato generale, nelle conclusioni odierne, suggerisce che in mancanza di rischi per il consumatore i prodotti alimentari con sostanze Ogm sono sostanzialmente equivalenti a quelli tradizionali. Ma lascia aperta una porta agli Stati membri, precisando che in presenza di prove scientifiche sulla pericolosit� dei prodotti, � lecito vietarli in in via provvisoria. Nei prossimi mesi � atteso il pronunciamento definitivo della Corte sul caso.
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