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INFLUENZA AVIARIA: INTERVISTA A MARKOS KYPRIANOU |
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NAVA: Commissario Kyprianou, i cittadini europei sono preoccupati per i continui casi di contagio animale per influenza aviaria. Qual � il messaggio delle istituzioni comunitarie? KYPRIANOU: Il messaggio che vogliamo lanciare ai cittadini europei � semplice: stiamo parlando ancora di una malattia fondamentalmente animale, non umana. E' vero, ci sono stati di contagio umano in Turchia o in Asia, ma ci� � avenuto attraverso il contato diretto con uccelli infetti. E' difficile per un essere umano ammalarsi. Non c'� ragione di cadere nel panico o di preoccuparsi. Aggiungo per� che se si verificasse una diffusione del contagio nel pollame, l'Unione Europea metterebbe in atto immediatamente tutte le misure preventive e di contenimento. Abbiamo una legislazione molto rigorosa in materia. N� c'� pericolo a mangiare carne di pollo. Le normative comunitarie fanno s� che prodotti ricavati da animali infetti non possono entrare nella catena alimentare. Dobbiamo in ogni caso renderci conto che il virus � qui, ed � un problema col quale dovremo imparare a convivere nel prossimo futuro. Nessuna regione per il panico: l'Europa ha una grande esperienza nel gestire questo tipo di crisi. N: Dobbiamo essere preoccupati? K: Il virus � in Europa. E' un dato di fatto. Si riscontra soprattutto in cigni o uccelli selvatici. Non abbiamo avuto casi per ora nel pollame o nelle fattorie. E' vero, un caso � stato registrato in un pollo in Austria, ma non era un animale destinato al commercio. Si trovava insieme ad altri volatili in un canile, dove era stato ospitato un cigno selvatico infetto. L'insorgere del virus in un pollo non cambia le cose. Noi comunque abbiamo accresciuto le misure preventive. La scorsa settimana abbiamo deciso cosa fare nel caso di contagio di uccelli o pollame. Due Paesi membri, la Francia e l'Olanda, hanno ottenuto il permesso di vaccinare uccelli, ma solo in casi selezionati e in aree specifiche. Ulteriori permessi per vaccinazioni verranno concessi caso per caso, soppesando rischi e vantaggi. L'Italia non � pi� a rischio di altri Paesi europei. Il virus si diffonde dappertutto. E' chiaro per� che all'interno di ciascuno Stato membro ci sono aree pi� esposte al rischio di altre. Milano, 22/2/2006 |
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Il Commissario alla Salute Markos Kyprianou |
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