INTERVISTA A PETER MANDELSON
NAVA: Commissario, quale futuro per l'industria manifatturiera europea? C'� chi vi accusa di prestare pi� attenzione a chi importa o produce servizi...

MANDELSON:
Penso che il settore manifatturiero in Europa abbia un grande futuro. Ma dobbiamo produrre beni che contengono la migliore tecnologia, beni realizzati con la pi� moderna conoscenza, e la migliore tecnologia. Prodotti innovativi, che portno una ventata di creativit�. E' qui che l'Europa trova i maggiori vantaggi competitivi: sfruttando il nostro spazio di ricerca, sfruttando il nostro alto livello di educazione e le nostre abilit� imprenditoriali. E' qui che che dobbiamo mobilitare maggiori risorse. Di questo stanno parlando anche i 25 leader europei, oggi a Londra. Le domande sono: "come possiamo riformare l'Europa, come possiamo aiutarci, come possiamo imparare l'uno dall'altro?", per trarre il massimo dalle opportunit� che l'economia globale ci offre.

E i costi sociali del cambiamento?

Ci saranno, ovviamente, ma il nostro lavoro � aiutare i lavoratori ad adattarsi. Se ci saranno cambiamenti, dobbiamo sostenere gli individui e aiutare le comunit� a gestirli, per rendere la transizione pi� morbida. E' esattamente quello che ho fatto con la questione tessile. Per questo abbiamo raggiunto un accordo, che ci d� pi� respiro e rallenta questi cambiamenti, fornendo alla gente la possibilit� di adattarsi. E ritengo che -nella specifica circostanza del tessile- si sia trattato di qualcosa di completamente giustificato.


La Commissione ha proposto al fine un "Fondo per la globalizzazione". Lo
considera come l'unico strumento?

Non penso sia l'unico, ma penso sia uno strumento molto intelligente. Cominciai a promuovere questa idea un anno fa, ma la gente non sembrava molto interessata. Il fatto � che se credi nel libero commercio e nei mercati aperti come ci credo io, e se credi in politiche economiche liberali, allora devi adottare -in contemporanea- forti misure sociali e strumenti di politica sociale, per aiutare la gente a gestire questo cambiamento. Io credo in tutto ci�. Il fondo per la globalizzazione non � una ciambella di salvataggio per le imprese, ma servirebbe ad aiutare i singoli individui. E' un esempio di risposta intelligente alla globalizzazione.

Un ultimo tema: i negoziati per la liberalizzazione del commercio mondiale, tuttora in corso e che vedono una forte contestazione francese dei tagli in sussidi e tariffe offerti dall'Europa nel settore agricolo. Qual � la vostra strategia, come Commissione Europea?

Apriremo il settore agricolo europeo nella misura che � gi� stata concordata. La riforma della PAC � inizizata nel 2003 e durer� fio al 2013: ci� che faremo � legare questa riforma nel Wto ai colloqui di Doha. In sintesi, cercheremo di approfittare delle nostre riforme agricole per ottenere benefici in altri settori attualmente in discussione a livello di Wto. Parliamo di apertura dei mercati dei beni industriali  dei servizi, in cui l'Europa ha un incentivo. E' importante in una trattativa multilaterale, che tutti guadagnino. Ma perch� tutti vincano, occorre che tutti concedano qualcosa, Europa inclusa.

A quando una nuova proposta della Commissione?

Far� nuove proposte, una volta che avremo trovato un accordo, a tempo debito.

Ma l'appuntamento principale, il vertice di Honk Kong a dicembre, � a rischio?


Spero di no, ma so anche che l'Europa ha una grande responsabilit� di lavorare per il successo. Io sono determinato a ottenerlo, spero anche con il sostegno dell'Italia e del Governo italaiano. Sarebbe un disastro se perdessimo il vertice ministeriale di Honk Kong, perch� ci� metterebbe a rischio l'intero negoziato commerciale di Doha. Non vorrei vedere l'Europa portare la responsabilit� di tutto questo: dobbiamo fare tutto il possibile per portare avanti i negoziati e lavorare per il loro successo.
Il Commissario europeo al Commercio Peter Mandelson
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l'intervista
a
Peter Mandelson
Milano, 27/10/2005
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