INTERVISTA A
JAVIER SOLANA
PUBBLICHIAMO IL TESTO INTEGRALE DELL'INTERVISTA DI SERGIO NAVA ALL'ALTO RAPPRESENTANTE UE JAVIER SOLANA (MILANO, 26/7/2004)

NAVA: Javier Solana, qual � il significato della risoluzione UE sulla crisi umanitaria nella regione sudanese del Darfour?


SOLANA: Vogliamo che il Governo sudanese si comporti in accordo con ci� che ha firmato col segretario generale dell'Onu Kofi Annan, non molti giorni fa. Soprattutto in merito al disarmo delle milizie che hanno operato a nome del Governo. Questo impegno non si � finora tradotto in gesti concreti, a parte alcuni segnali positivi, ma vogliamo dare al Governo locale il beneficio del dubbio, affinch� continui a realizzare i massimi sforzi per implementare questi impegni. Alcune cose sono migliorate: gli aiuti umaniari possono giungere in un maggior numero di luoghi, ma l'implementazione dell'accordo firmato con Kofi Annan non si � ancora del tutto concretizzata.

Come chiama l'Europa quello che sta avvenendo in Sudan? Genocidio o crisi umanitaria?

Non mi sembra che la cosa pi� importante sia cercare una definizione linguistica. C'� un problema, � un problema serio, e vogliamo aiutare a risolverlo.

Javier Solana, quali i temi al centro della sua visita in Italia?

Giungo in Italia su invito del Governo, per parlare ai vostri ambasciatori, riuniti in una conferenza. Ho tracciato con loro un tour d'orizzonte sulla situazione internazionale, analizzando le implicazioni
dell'allargamento sull'Europa, un'Europa che ha appena approvato la sua costituzione, un'Europa che vuole giocare un ruolo importante e significativo nel mondo.

Parlando di Iraq, si ha l'impressione che l'Europa -pur unita nell'obiettivo di fondo della ricostruzione- diverga su mezzi e metodi per ottenerlo. Con due assi contrapposti: quello franco-tedesco e quello angloitaliano...


Non c'� alcuna differenza in Europa su come aiutare la ricostruzione irachena. I problemi avuti in occasione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sono stati fortunatamente superati, ora tutti vogliono un Iraq stabile, integro territorialmente, che entri nella famiglia dei Paesi arabi.

La sua visita la scorsa settimana in Israele si pu� definire quantomeno burrascosa. Tel Aviv non ha compreso la posizione europea sulla costruzione del muro in Cisgiordania. Si pu� parlare di crisi nei rapporti tra Bruxelles e il Governo di Ariel Sharon?

Non userei la parola crisi. Israele non comprende bene il comportamento tenuto dall'Unione Europea nell'Assemblea generale dell'Onu. Abbiamo provato a spiegare loro il significato di questa posizione: il
significato della difesa del sistema dell'Onu, che per gli europei � molto importante, in quanto gruppo di Paesi che crede nel multilateralismo. Noi rispettiampo il giudizio della Corte Internazionale di Giustizia, ma ci� non vuol dire che non rispettiamo il diritto di Israele a difendersi, cosa che va per� fatta all'interno delle norme internazionali. Abbiamo anche detto chiaramente che non siamo contro la barriera, siamo contro il fatto che questa barriera si trovi su territorio occupato, territorio che dovr� essere sar� parte dei negoziati finali, negoziati cui sfortunatamente non siamo ancora giunti.

L'impressione � che la road map si trovi praticamente a un punto morto...

Come sa, l'iniziativa di Ariel Sharon di abbandonare Gaza rappresenta un salto che va nella direzione giusta, lo smantelamento degli insediamenti, abbandonando l'area di Gaza. In questo vogliamo cooperare e collaborare. Se questo verr� realizzato nel migliore di modi, potr� rappresentare una decisione molto importante, che dinamizzer� il processo di pace. Altrimenti sar� una cosa negativa.

Come sta preparando la sua entrata da futuro Ministro degli Esteri nella Commissione Europea guidata da Jos� Barroso? Quali obiettivi intendete porvi e quali strumenti intendete adoperare per giungere a una politica estera europea comune da qui al 2009?

Spero che l'Europa possa sviluppare una politica comune molto prima del 2009. Alla fine del 2006 dovremmo gi� avere una costituzione approvata. Lavoreremo con la migliore volont� per porre le basi affich�, con la costituzione approvata, possiamo trarne benefici in materia di coordinamento nella politica estera, quei che la stessa costituzione ci offre.

Javier Solana, � presto secondo lei per pensare a un seggio unico europeo all'interno del Consiglio di Sicurezza dell'Onu?


E' un po' presto, perch� come sa, un panel sta discutendo questi temi a nome del segretario generale. Per cui penso sia un po' prematuro.


Hosted by www.Geocities.ws

1