INTERVISTA A VERHEUGEN
Guenther Verheugen � dalla fine di novembre il nuovo Commissario Europeo all'Industria e all'Impresa. Un portafoglio importante, che segue quello dell'Allargamento. A poche settimane dall'insediamento, Sergio Nava ha incontrato Verheugen a Bruxelles, il 16 dicembre 2004. L'INTERVISTA.
VERHEUGEN: Condivido l'opinione che la situazione � molto critica in Europa, c'� l'urgenza di fare qualcosa. Il problema � che l'Europa non � abbastanza forte in termini di produttivit�, n� lo � in termini di crescita o impiego. Non abbiamo ancora sfruttato appieno il potenziale che abbiamo. Quello che la Commissione intende fare � preparare una revisione completa della cosiddetta Strategia di Lisbona, che � stata in questi anni sovraccaricata, non ha un focus chiaro e non � concentrata su obiettivi precisi. La Commissione far� delle proposte che aiuteranno ad accrescere la competitivit� europea, producendo -di conseguenza- maggiore crescita ed occupazione. Penso che il problema sociale che abbiamo in Europa non possa essere risolto senza la creazione di pi� e migliori posti di lavoro.

NAVA: Lei pensa che un migliore coordinamento tra Stati membri sia necessario per incrementare la competitivit� europea?


Certamente, ma non � solo una questione di coordinamento. La Comunit� Europea pu� fare molto per sostenere una politica industriale focalizzata sulla crescita e sullo sviluppo. Possiamo concentrarci, per esempio, sul settore della ricerca, definendo aree dove vediamo grandi potenziali di crescita. Abbiamo gi� avviato un progetto per una migliore regolamentazione, che punta a farla finita con inutili lungaggini burocratiche, che costituiscono un problema per l'imprenditoria. Sosterremo l'innovazione delle piccole e medie imprese, che contano in Europa per il 99% delle industrie. L'innovazione � vitale per loro. Dobbiamo inoltre completare il mercato interno: � uno scandalo che questo mercato non possa realizzare fino in fondo le sue funzioni, solo perch� alcuni Stati membri, tra cui l'Italia, non hanno pienamente
trasposto le direttive. Poi ci sono gli Stati membri: penso che la poltica europea di crescita ed occupazione debba essere condotta insieme, sulla base di una partnership tra l'Unione e i Paesi europei. Gli Stati membri devono trasformare questa politica in un progetto nazionale.

Ma lei � certo si possano raggiungere gli obiettivi di Lisbona? In sintesi, rendere l'economia europea la pi� dinamica del mondo e raggiungere una quota di occupazione del 70% entro il 2010?

Non credo sia possibile raggiungere questi obiettivi, ma per me non � veramente importante essere migliori degli americani o no nel 2010. L'obiettivo che possiamo realisticamente raggiungere non � quello di divenire la regione pi� dinamica e competitiva del mondo, ma piuttosto ridurre il gap tra noi e gli Stati Uniti, e mantenere la distanza che ci separa dai Paesi emergenti. Se riusciamo ad organizzare una svolta dell'economia europea, presto o tardi saremo i numeri uno. La cosa che pi� mi importa � che la nostra economia sia abbastanza forte per restare competitiva in una economia globalizzata, e per fornire le risorse agli
obiettivi politici che ci siamo posti, come lo sviluppo sostenibile, la coesione sociale, la responsabilit� internazionale. Questi obiettivi non possono essere raggiunti senza una forte performance economica. La priorit� va data alle politiche per la crescita e occupazione.

Le industrie europee temono la concorrenza dei Paesi emergenti, come la Cina. Ha un piano per aiutare le imprese dell'Unione a fronteggiare la concorrenza cinese?

La posizione della Commissione � questa: se consideriamo la concorrenza come la chiave per risolvere i nostri problemi, ci� significa che dobbiamo accettarla. Ho gi� detto di non credere che possiamo risolvere i nostri problemi creando delle riserve industriali a protezione di certe aree della nostra economia. Non funzionerebbe. In un mondo globalizzato le nostre aziende devono essere competitive. La Commissione far� tutto ci� che � in suo potere per aiutare le industrie europee ad
essere concorrenziali. La competizione � la condizione per un'economia di mercato. Politiche antiquate di protezionismo non aiutano, la Commissione non le proporr�.

Cosa ne pensa della corsa di numerosi Paesi europei, tra cui l'Italia, a investire in Cina?


Mi fa sorridere vedere che al giorno d'oggi, fa parte del profilo di un buon manager essere presente in Cina. Se non sei in Cina non sei un buon manager. Mi pare una corsa all'oro: la Cina � un mercato dal potenziale enorme, ma va notato che tutte le industrie americane che hanno investito in Cina, guadagnano meno di quello che ricavano in Australia. La Cina � un mercato ancora in sviluppo, ma non � l'unica sfida che dobbiamo fronteggiare. Tuttavia � una sfida, e gli uomini d'affari europei devono essere consci che sarebbe un errore molto grave considerare la Cina come un fornitore a buon mercato nella catena produttiva. Ci� non accadr�: presto la Cina arriver� qui con i suoi marchi e sar� un concorrente molto duro a livello mondiale.

Una domanda sulla fiscalit�: qualche mese fa l'ex-ministro delle Finanze francese Nicolas Sarkozy propose di tagliare i fondi strutturali ai nuovi Paesi del'est europeo che portano avanti una politica fiscale molto competitiva. Lei cosa ne pensa?

Sono fortemente contrario, � una proposta che non porta da nessuna parte, infatti nessuno l'ha presa sul serio. L'analisi � sbagliata: non � corretto dire che i nuovi Paesi membri praticano un dumping fiscale. E' anzi importante che questi Paesi siano luoghi che attraggono il business e gli investimenti. Se lei analizza la situazione, vedr� che le riforme fiscali in questi Paesi hanno portato le imprese a pagare le tasse. Prima erano abbastanza alte, e nessuna azienda pagava... Io non
vedo una distorsione del mercato interno europeo, come conseguenza dei sistemi fiscali nei nuovi Paesi membri. Questo � uno strumento pienamente giustificato a livello macroeconomico, nessuno va punito per questo.
Il Commissario Europeo all'Industria e Impresa, Guenther Verheugen
Revisione dell'Agenda di Lisbona: Sergio Nava intervista WIM KOK
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