RSG - POLITICA

Pecoraro replica ai Nobel "Siamo contro scienza pazza" Verdi: "Non c'è oscurantismo, ma attenti a Stranamore" Levi Montalcini: "Vogliamo alleviare dolore e malattie"

ROMA - L'iniziativa è di quelle destinate a fare scalpore: la protesta dei Nobel, un gruppo di nomi eccellenti del mondo scientifico italiano che firma un documento contro il disinteresse delle autorità italiane verso la ricerca e annuncia anche una manifestazione martedì prossimo a Roma per sensibilizzare verso il problema, da cui discende l'eterno tema della "fuga di cervelli". Una posizione riassunta da un un intervento di Renato Dulbecco, pubblicato oggi su Repubblica. E sempre oggi, puntuali, arrivano le reazioni, dall'una e dall'altra parte: per il fronte dei "contestatori" scendono in campo Rita Levi Montalcini ("bloccare la ricerca è anti-scienza") e il genetista Edoardo Boncinelli ("non metteteci il bavaglio"); mentre il ministro Alfonso Pecoraro Scanio replica dicendo che "è una vera e propria offesa" attribuire al governo, o al suo partito, la volontà di bloccare il progresso. Ed è tutto il "Sole che ride" a levare gli scudi. I Verdi sono infatti uno degli bersagli polemici (più o meno espliciti) degli scienziati che lamentano un atteggiamento prevenuto verso interi settori della ricerca, a esempio quella genetica. Ma i Verdi non ci stanno e contrattaccano: "Organizzeremo - spiega la leader, Grazia Francescato - una contromanifestazione di scienziati, che condividono la nostra posizione sul tema. Saranno almeno 700". E sempre Francescato, in un comunicato congiunto con Pecoraro, lancia uno slogan: "Non siamo oscurantisti, siamo contro 'scienza pazza', contro i dottor Stranamore". Insomma, una polemica dai toni abbastanza duri, specie se si considera che non si tratta del solito botta e risposta tra politici, ma di una controversia che coinvolge alcuni dei più prestigiosi scienziati italiani. Oggi a parlare è Levi Montalcini, che - citando apertamente le spinte "conservatrici" di cattolici ed ecologisti, dichiara: "Non si può mettere il chiavistello al cervello e quindi alla ricerca scientifica tesa a migliorare la qualità della vita e a debellare la malattia e con essa il dolore fisico". Il premio Nobel cita direttamente Pecoraro Scanio, dicendosi stupita del "no" alla ricerca sui cibi transgenici. Posizione condivisa, in termini più generali, dal genetista Boncinelli, che riassume così la posizione dei 1.150 scienziati firmatari del documento "Libertà per la scienza": "Non mettete il bavaglio alla ricerca, e se possibile trovate qualche soldo in più".

(10 febbraio 2001)


A Rutelli ho promesso l'esilio" sindaco leghista scatena la bufera Amato trasmette il caso al ministero degli Interni "Per valutazioni di sua competenza" di ANDREA DI NICOLA

ROMA - "A Rutelli ho già promesso l'esilio", i leader del centrosinistra "sono già nel braccio della morte" e bisogna "mandarli tutti nel Tevere"; "Quando avremo preso il potere non lo si mollerà: lo dico apertis verbis", frasi e concetti, latino compresi, sono del sindaco di Treviso, il leghista Giancarlo Gentilini, pronunciate ieri sera a Venezia in una manifestazione pubblica. E per farsi capire meglio, accennando alla pena capitale, il sindaco ha mimato il colpo che i contadini danno ai conigli per ucciderli. Parole e gesti che il presidente del Consiglio Giuliano Amato ha girato al ministro dell'Interno Enzo Bianco per le "valutazioni di sua competenza". Parole che, al di là delle conseguenze amministrative, di fatto riaprono la questione dell'effettiva democraticità della Lega sulla quale l'Ulivo sta battendo molto negli ultimi mesi. A livello locale il centrosinistra chiede le dimissioni del sindaco, ma Francesco Rutelli, in visita elettorale nel nord est, non lascia cadere la cosa. "Io mi chiedo - ha commentato - se una coalizione che si chiama Casa delle libertà possa tollerare l'intimidazione, la minaccia, la violenza e l'espressione dell'intolleranza". In ogni caso, "minacce come queste - ha insistito Rutelli - "non ci spaventano minimamente", anche se non vogliamo "sottovalutare la loro gravità". E a Berlusconi si rivolge anche Pietro Folena, coordinatore della segreteria dei Ds, con una domanda. "Sarebbe molto interessante sapere - ha detto Folena - se il capo e l'alleato di riferimento del sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, cioè Silvio Berlusconi, ha qualcosa da dire e da dissociarsi rispetto ad affermazioni che si commentano da sole". Da Roma risponde un imbarazzato Enrico La Loggia, capogruppo in Senato di Forza Italia. "Una metafora politica quella del sindaco di Treviso, Gentilini del tutto infelice", ha detto il capo dei senatori forzisti. "In coerenza con l'auspicio, affermato dal leader Silvio Berlusconi, di mantenere i toni della campagna elettorale sempre moderati, non abbiamo difficoltà - afferma La Loggia - a valutare la metafora politica del sindaco Gentilini del tutto infelice". Nel Polo avevano messo nel conto tutto ma non questo personaggio che, dicono in città, non si fa facilmente ammaestrare alle convenienze politiche. Eppure, il sindaco, per quanto rude e confortato dalla sua forza politica personale che gli viene dall'ammirazione di molti suoi cittadini, un piccolo passo indietro lo fa. "Ho usato - dice - un'imagine molto colorita e molto forte, ma parlavo di morte politica". Il filo logico sarebbe questo: "La sentenza di morte politica del regime di centrosinistra è già stata emessa dal popolo e verrà eseguita con le elezioni, per questo ho detto che i leader dell'Ulivo sono nel braccio della morte". Quanto a "buttarli nel Tevere", questo non si rimangia. Come dicono nell'entourage di Gentilini: "Quello il sindaco lo ha sempre detto". (10 febbraio 2001)


D'Antoni: "Ai ballottaggi voterei il centrodestra"

ROMA - Se ai ballottaggi non arrivasse un candidato di Democrazia europea, D'Antoni chi sosterrebbe? Alla domanda l'ex leader della Cisl non ha dubbi: "voterei il centrodestra". I candidati della Casa delle Libertà infatti, precisa D'Antoni, sono "alternativi alla sinistra". Meglio, io "sono alternativo al centrosinistra". Progetto di un Terzo Polo addio? Sergio D'Antoni, ospite di 'Porta a Porta', ha spiegato le ragioni della sua scelta in caso di ballottaggi, sollecitato da Clemente Mastella che gli ha chiesto cosa significhi la sua equidistanza dai Poli, quella scelta di creare un "Terzo Polo" alternativo che insieme agli alleati aveva annunciato alla base di Democrazia Europea. "Sono alternativo, non mi riconosco in questo centrosinistra e nel ballottaggio tra i candidati del centrosinistra e quelli del centrodestra sceglierei questi ultimi. E' una decisione personale anche perché non sarò io a decidere, ma i dirigenti a livello locale". Un'affermazione, quella di D'Antoni, che arriva netta e chiara dopo una serie di domande a cui l'ex sindacalista viene sottoposto da Bruno Vespa e dagli altri ospiti della trasmissione (oltre Mastella, anche Casini e Marini). Una di queste: "Si alleerebbe con Fini e Bossi?". D'Antoni risponde: "Dipende dal risultato elettorale, ma ci vorrebbe un'altra legge elettorale". Franco Marini gli chiede brutalmente "perchè non vai subito con la destra?" e D'Antoni gli ribatte: "Questo è il vostro difetto, mettete solo etichette". Ma è Mastella che ritorna con più insistenza sulla questione dell'equidistanza del centro ideato da D'Antoni. "Prendo atto che D'Antoni non condivide Andreotti su questo punto. Stasera ho acquisito un dato: tu sei alternativo al centrosinistra ma lo sei anche al centrodestra? Che tu dica che non vuoi avere a che fare con Veltroni lo capisco, ma voglio sentire che sei equidistante anche dal centrodestra". Alle domande incalzanti di Marini, D'Antoni risponde sparando sul governo. "Sergio, guardi con simpatia a destra...". D'Antoni di rimando: "Continui, ma sbagli". Infine Casini: "non condivido la posizione di D'Antoni ma condivido quanto lui dice sulla politica del governo". L'orientamento "alternativo" al centrosinistra di D'Antoni si conosce nel giorno in cui al Senato Democrazia Europea ha il suo gruppo. La formazione politica, come ha dichiarato Andreotti, punta ad andare "ben oltre il 4 per cento alle prossime elezioni". Il nuovo gruppo parlamentare è composto dallo stesso Andreotti, dagli ex popolari Zecchino e Polidoro e dai senatori dell'Ape di Vito Gnutti. Dieci senatori in tutto, con Gnutti presidente. Obiettivi, una legge elettorale sul modello tedesco, no al presidenzialismo e a ogni tipo di elezione diretta.

(8 febbraio 2001)


Veronesi: "Lo spinello? Non è un problema" Gasparri: "Sono solo sciocchezze"

ROMA - Come la pensa il ministro della sanità Umberto Veronesi in tema di droghe leggere non è un mistero. Da medico, prima ancora che da politico, dice: "Lo spinello? Non lo vedo come un grandissimo guaio, dal punto di vista medico non è un grande disastro". E' passato meno di un mese da quando Veronesi provocò un vespaio dicendo che "studenti e professori fumano o hanno fumato spinelli". Ed oggi dalle colonne di "Panorama", ribadisce e allarga quel concetto. Dando, c'è da esserne sicuri, nuovo materiale per le polemiche. Premettendo di essere uno "strenuo oppositore" di ogni forma di droga, il ministro rivela di essere molto più preoccupato dal crescente consumo di ecstasy tra i giovani che dallo spinello. "Rispetto alla cannabis - spiega - si tratta di una droga più sconosciuta, non ne conosciamo gli effetti di lungo periodo, dobbiamo ancora capire il livello di vulnerabilità individuale". Quello che invece è chiaro è come sempre più spesso l'uso di droghe sintetiche sia causa di danni gravi per i ragazzi che le assumono. E come il consumo di ecstasy sia via via cresciuto con il passare degli anni. Per studiare il problema Veronesi annuncia di aver nominato una commissione di studio con farmacologi, psicologi e uno o due studenti "perché sarebbe utile che anche i ragazzi possano dire la loro". Passono pochi minuti e le reazioni previste non si fanno attendere. E' Maurizio Gasparri di An che batte tutti sul tempo. "Alcuni giorni fa - dice il vicepresidente dei deputati di An - Veronesi mi ha telefonato per spiegare le sue posizioni sulla droga, sostenendo che non è favorevole all'uso di sostanze stupefacenti e che alcune sue affermazioni erano state equivocate. Ora vedo che Veronesi usa un linguaggio al telefono mentre in pubblico continua a dire sciocchezze".

(8 febbraio 2001)

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