INTERVISTA A PASCAL LAMY
All'inizio di dicembre ho intervistato il Commissario europeo al Commercio Pascal Lamy: sul tavolo le questioni dei dazi americani, del supereuro, della Cina, del fallimento dei negoziati di Cancun e del rilancio del dialogo di Doha...

Commissario Lamy, dopo l'annunciato ritiro da parte americana dei dazi sull'acciaio, restano sul tavolo i cosiddetti "FSC", gli sgravi fiscali che l'amministrazione americana ha riservato ai maggiori esportatori e alle multinazionali. Si aspetta novit� importanti, magari in tema di sanzioni da parte dell'Europa?


Questi sgravi fiscali per gli esportatori americani sono stati giudicati contrari alle regole internazionali. La politica americana � che Washington si adeguer�. E questo � anche ci� che mi � stato detto dai membri del Congresso impegnati nella stesura della legge di abrogazione. Noi abbiamo detto loro che ci� deve avvenire prima della fine dell'anno, e che -nel caso loro non si adeguassero- noi cominceremo ad applicare misure di ritorsione dal primo marzo.

Ma perch� siete cos� morbidi nel minacciare sanzioni? Potreste applicare sanzioni fino a 4 miliardi di dollari, ma tra il 2004 e 2005 vi limiterete a un massimo di 800 milioni...


S�, ma ancora: lo scopo delle sanzioni non � far entrare in cassa dazi supplementari. Non � quello di ostacolare il commercio. Lo scopo � stimolare la conformit� alla legge. Quindi dobbiamo usare le sanzioni per quello che sono: uno strumento per favorire l'adeguamento alla legislazione. Il mio scopo principale nel gestire questa disputa �
rimuovere ci� che noi tireniamo una non conformit� all'interno della legislazione statunitense. Quindi se dovremo mettere in atto sanzioni a un certo punto, lo faremo.

Passiamo ora all'Euro, che vive una fase di massimi storici. Non le sembra che questo dipenda anche da una chiara strategia dell'amministrazione americana, che attraverso un dollaro basso mira a favorire le proprie esportazioni? L'Europa non potrebbe fare qualcosa per difendere il proprio commercio da cambi sfavorevoli alle esportazioni?


Io non sono d'accordo sul fatto che questa sia una esplicita tattica americana, che spingendo gi� il dollaro punterebbe a ribilanciare l'enorme deficit commerciale. Penso che il sistema di oscillazione delle valute derivi da movimenti di mercato. In un certo momento, il dollaro era alto e l'euro basso, ma ci� non costituiva il risultato di una certa
manipolazione politica o amministrativa. Ora la situazione si � rovesciata, e questo presenta aspetti positivi e negativi: le nostre esportazioni sono meno competitive, ma le nostre importazioni energetiche sono pi� economiche. Per cui non penso che questi movimenti valutari abbiano nulla a che vedere con decisioni politiche. La realt� � che
l'economia americana, che � dinamica in termini di crescita, presenta seri sbilanciamenti strutturali dal punto di vista commerciale, con un enorme deficit, a cui si assomma un enorme deficit di budget: il che significa che si sta accumulando molto debito. Quindi non mi sorprende che questo risulti in un dollaro debole sia verso l'euro sia verso lo yen.

Lei ha parlato del valore dell'euro, un valore rimesso in discussione dalle decisioni dell'ultimo Ecofin in merito al Patto di Stabilit�. Lei si aspetta ripercussioni, sull'euro e sulla nostra economia, di queste decisioni?


La posizione della Commissione su questo punto � molto chiara. Noi crediamo che questa decisione non � buona per le prospettive a medio-lungo termine dell'economia europea, e ci� che occorre osservare non � il tasso di cambio, ma i tassi di interesse a lungo termine, che sono basati sul mercato, e che mostrano una preoccupante tendenza al rialzo. Queste sono le reali sanzioni. Io non ho mai pensato che accumulare deficit di
budget fosse buono per la crescita. Io credo che farlo significhi spostare il peso sui nostri figli, e ci� non � buono. Non dovremmo comportarci cos�.

Spostiamoci alla Cina, e torniamo a parlare di dazi. Il presidente di turno dell'Ecofin Giulio Tremonti si � espresso in passato a favore dell'imposizione di dazi sui prodotti cinesi. Lei per� non � d'accordo...


Non voglio parlare delle differenze che ci sono tra il Ministro Tremonti e il ministro Urso, per esempio, non � il lavoro della Commissione. La realt� � che la politica commerciale europea � condotta a livello europeo. La Commissione ha l'autorit� di proporre ed eseguire queste politiche sotto il controllo del Consiglio dei Ministri. E' un problema
europeo, � un tema europeo. Detto questo, � vero che il respiro dell'economia cinese a livello mondiale sta crescendo a velocit� elevata, � vero che le nostre importazioni dalla Cina stanno aumentando rapidamente, ma � pure vero che anche le nostre esportazioni verso la Cina stanno crescendo. E il dinamismo nel settore delle esportazioni � di grande sostegno alla crescita europea e all'occupazione europea. Abbiamo, � vero, un deficit commerciale, nell'ordine di 15 miliardi di euro, ma non � un aspetto preoccupante. La Cina si sta muovendo verso un bilanciamento del commercio, e la situazione europea � diversa da quella americana. L'economia europea � maggiore di quella americana, ma Washington ha un deficit commerciale con la Cina tre volte pi� grande del nostro.

Ci spieghi allora in termini semplici qual � la linea dell'Europa nei confronti della Cina...

La politica europea � questa: noi non siamo preoccupati dal fatto che la Cina stia diventando il nostro secondo partner commerciale, fino a quando le esportazioni crescono a un tasso proporzionato a quello delle importazioni.
Il Commissario europeo al Commercio Pascal Lamy
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