INTERVISTA A CHRIS PATTEN
Iraq, Medio Oriente, politica estera e di difesa comune, ma anche la possibile successione al presidente della Commissione Europea Romano Prodi sono stati i temi al centro dell'intervista di Sergio Nava con Chris Patten, Commissario Europeo alle Relazioni Esterne.

Le aree sotto la mia responsabilit� sono principalmente due: la prima � quella di lavorare con l'Alto Rappresentante Javier Solana per tentare di porre le basi di un'efficace politica estera e di sicurezza comune. Il successo o il fallimento di questa impresa dipende soprattutto dalla volont� politica degli Stati membri. Ci sono state aree dove abbiamo
sofferto seri imprevisti, come ad esempio sull'Iraq, altre aree invece dove abbiamo lavorato insieme in modo molto efficace, come i Balcani. Negli anni '90 l'Unione Europea era in difficolt�: mentre noi discutevamo su come gestire lo smembramento della Jugoslavia, oltre 200mila persone in Bosnia perdevano la vita. Per cui abbiamo fatto progressi, ma c'� ancora da fare. Io e Javier Solana abbiamo lavorato molto bene insieme, ma non possiamo oltrepassare il limite contrassegnato dalla volont� politica dei Paesi membri. In secondo luogo, ho anche gestito l'azione esterna dell'Unione: parlo dell'assistenza ai Paesi terzi, dall'Armenia all'America Latina. In questo caso abbiamo registrato successi considerevoli nel migliorare l'efficacia e la tempestivit� dei nostri
aiuti, grazie anche a un cambio di gestione di quest'assistenza. Il successo in quest'area resta considerevole, anche se c'� ancora da lavorare.

L'allargamento a 25 Paesi dell'Unione pu� rendere ancora pi� difficile la creazione di una politica estera comune europea?

Non penso che l'allargamento cambi molto la situazione. La verit� � che non abbiamo saputo parlare con una voce unica, perch� soprattutto i grandi Stati membri non ne erano capaci... se, ad esempio, i membri del Consiglio di Sicurezza europei non si trovavano dalla stessa parte. Dobbiamo anche ricordare che non stiamo cercando di sviluppare un'unica politica estera, ma una politica estera comune. C'� una differenza.
Nessuno nega che la politica estera e di sicurezza vada dritta al cuore della sovranit� nazionale, della stessa essenza di una nazione. Per questo parliamo di sviluppare posizioni comuni, non di avere una politica unica, con un unico Ministero degli Esteri e un unico Ministro.

La Costituzione Europea propone la creazione di un unico Ministro degli Esteri europeo, che eliminerebbe il cosiddetto "doppio cappello" ricoperto attualmente da lei e dall'Alto Rappresentante Javier Solana. E' d'accordo?

Sono d'accordo con la creazione di un Ministro degli Esteri europeo. Ma -attenzione- non stiamo parlando dell'unico Ministro degli Esteri in Europa. Continueranno infatti ad esistere 25 Ministri degli Esteri nazionali. Il vostro Ministro degli Esteri italiano non perder� peso e competenze dopo la creazione di questa nuova figura.

Sempre a proposito della costituzione, Tony Blair, il premier del suo Paese, ha annunciato un referendum nazionale di approvazione. Condivide questa idea?

No, non sono d'accordo. Abbiamo un sistema di democrazia parlamentare, quindi questi temi devono essere decisi dal Parlamento, e devono essere al cuore delle campagne elettorali. L'introduzione di un referendum riduce il dibattito democratico, non lo aumenta.

Quali sono state le sue personali reazioni di fronte alle prove che testimoniano le sevizie e le torture nelle carceri irachene?

Ho avuto le stesse reazioni di fronte a quelle terribili immagini come qualsiasi europeo o americano che si rispetti. Sono immagini choccanti. E penso che esista un problema pi� ampio: se tu ti consideri al di fuori della legge, se neghi gli obblighi derivanti dalla Convenzione di Ginevra, mandi segnali che non aiutano. Perch� � chiaro che tu dipendi da responsabilit� individuali e giudizi di persone che si trovavano spesso in situazioni di sicurezza difficili. Penso che anche la superpotenza mondiale debba stare alle regole del gioco internazionali. E' pericoloso se non lo fa.

Il presidente della Commissione Europea Romano Prodi ha pi� volte affermato che la guera in Iraq � stata ingiusta, ma ora � troppo pericoloso andarsene, lasciando il Paese nel caos. E' d'accordo?

Ero contro l'intervento militare. Ora sappiamo che le ragioni fornite per l'intervento erano false. Ma abbiamo creato, o abbiamo contribuito a creare, un terribile pasticcio in Iraq, e ora abbiamo la responsabilit�, anche se ci opponevamo all'intervento, di tentare di riportare la stabilit� in questo Paese. Se non lo faremo, dovremo fronteggiare le
conseguenze dell'instabilit� regionale e la creazione di un Paese che diverr� il focus principale del terrorismo internazionale.

Ma � pensabile il passaggio di poteri all'Onu il 30 giugno. La situazione sembra ormai precipitata...


L'unico modo per riportare la stabilit� � dare il potere agli iracheni. Penso che sia quello che dobbiamo fare al pi� presto, sotto l'autorit� dell'Onu. Ci� significa che qualsiasi nuovo governo iracheno deve avere il controllo sulla sicurezza, come pure sulle altre leve del potere.
Il Commissario alle Relazioni Esterne Chris Patten
CONTINUA....
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