Written by: Kesha, Chicky, David, Tracy, e Angie

Edited by: Marianne e Icalynn
Rated: R
Disclaimer: gli autori non posseggono Roswell o i suoi personaggi. Nessuna infrazione è voluta.
Tradotto e editato da: Dario e Antonella

Avvertenza: L'episodio non è mio, io l'ho solo tradotto,con il permesso degli autori.Si prega di non postarlo su altri siti senza il permesso mio e degli autori originali. L'originale inglese si trova sul sito: Virtual Season 3

Isabel controllò l'orologio, e brontolò con un sospiro. Era esausta, stanca delle lezioni e fondamentalmente stanca persino di esistere, a questo punto. Prendendo un profondo respiro, corse lungo il corridoio verso la prossima lezione.

Casa. Una parola che pesava sulla sua mente. Un'altra lezione ancora, oggi, ed avrebbe potuto saltare in macchina e guidare fino a casa. Casa. Il luogo che, solo pochi mesi prima, non vedeva l'ora di lasciarsi dietro. Ora era il suo santuario, un luogo dove poteva far partire la musica e negare che il mondo reale fosse mai esistito.

Prima, però, doveva far passare questa lezione. Era venuta al college cercando un modo di fuggire da Roswell. Era solo una città vicino, giusto pochi minuti di macchina, ma almeno non era la solita vecchia storia.

Eppure si scopriva a sentire la mancanza di tutto ciò che Roswell aveva. Sicurezza, storia, la sua famiglia. Le mancava la popolarità a West Roswell. Al college, era solo un volto nella folla.

Era quello che aveva sempre desiderato. Ora che lo aveva, Isabel non era certa che le piacesse.

Si sedette al suo posto proprio mentre il professore chiudeva con decisione la porta.

"Benvenuti a Psicologia Generale. Sono il dr. Kearns."

Isabel aprì lo zaino e tirò fuori il manuale.

"Presumo che la maggior parte di voi siano matricole. Siete da soli per la prima volta, essendo scampati a quel pozzo nero che è la scuola superiore. Congratulazioni." Respirò a fondo. "Ma sapete chi siete?"

Un ragazzo parlò ad alta voce. "Sono lo stesso che sono sempre stato. Che razza di domanda è questa?"

Il dr. Kearns ridacchiò. "E' il tipo di domanda che vi farete a Psicologia. È mia tradizione congedare la classe presto il primo giorno." Fece una pausa per vedere lo sguardo di giubilo sui volti degli studenti. "Ma lasciarvi con un compito impegnativo. Per la nostra prossima lezione di mercoledì, vorrei che leggeste il primo capitolo del vostro manuale, e completaste un'autopsicanalisi. Poi passeremo il resto della settimana per conoscerci l'un l'altro."

Isabel mise via il libro e tirò fuori le chiavi. Era finalmente ora di andare a casa.

"Ciao" gridò Isabel mentre entrava in casa.

Non ci fu risposta. Max probabilmente era fermo al Crashdown, mentre i suoi genitori erano ancora a scuola.

Accese la TV, ma tutti quanti i canali trasmettevano spazzatura. Isabel la spense con un moto di disgusto. Andò nella sua stanza e si sedette alla scrivania. Con un gran sospiro, tirò fuori il manuale di psicologia. Non voleva che questo compito incombesse sulla sua testa.

Isabel ridacchiò. La psicanalisi era una forma di trattamento difesa da Sigmund Freud - si supponeva contribuisse ad aumentare la comprensione della mente umana.

"Però non dice niente delle menti aliene", bofonchiò.

Isabel prese un foglio di carta e cominciò a scrivere.

Per conoscermi, dovete conoscere il mio mondo. Il mio mondo consiste nei miei amici …Mio fratello Max. Il capo. Il re. Fin da quando ho dei ricordi Max ha preso le decisioni per me e Michael.

Ci sono momenti in cui davvero ho dei sentimenti per lui, e ci sono momenti in cui penso che sia la persona più egoista del pianeta. Negli ultimi mesi Max ha cercato di trovare un modo per tornare a casa. Un modo per salvare suo figlio.

//flash//

Le dita di Max danzavano sulla tastiera, i suoi occhi concentrati sul monitor del computer. Max era così assorto in ciò che stava leggendo che non notò Brody avvicinarsi dietro di lui.

"Che cosa stai cercando, Evans?" chiese Brody appoggiandosi alla sua spalla per guardare il monitor.

"Stavo solo facendo una ricerca sull'impatto per un progetto a scuola" replicò in fretta Max.

"Ah sì?" sorrise compiaciuto Brody. "Qualcosa in particolare?"

"Solo l'impatto in generale, principalmente l'astronave che trovarono sul luogo dell'impatto"

"Davvero?" chiese Brody con curiosità. "Quale, il primo o il secondo luogo dell'impatto?

Max lo guardò colpito. "Sai che ce ne sono due?"

"Sono il proprietario di un centro UFO, Max" rise Brody. "Ho anche passato gli ultimi anni a cercare qualunque cosa su di loro" sottolineò. "Certo che so di entrambi".

Rispose annuendo, "Immagino che abbia senso, è solo che la maggior parte delle persone non sa che ce ne sono stati due."

Brody sospirò in assenso, "Saresti sorpreso di quanto poco la gente sappia davvero dell'impatto". Sorrise leggermente mentre proseguiva. "La maggior parte che ne è a conoscenza lo sa perché probabilmente ne ha sentito parlare da un amico o da un parente, o l'ha visto in un film. Non si prendono mai il tempo di leggersi un libro o di fare una ricerca sul computer. D'altronde, la maggior parte della gente non ha avuto le nostre stessi esperienze, vero Max?"

"Che cosa vuoi dire?" chiese Max sembrando leggermente confuso.

"Beh, la maggior parte non è stata rap…" iniziò a dire Brody quando una voce da dietro catturò la loro attenzione.

"Uhm, ciao" disse Liz con il tono di chi si sente un intruso.

"Liz", rispose Max girando la sedia per mettersi di fronte a lei.

"Oh. Salve", la riconobbe Brody, rimettendosi dritto. "Posso aiutarti in qualcosa?"

"E' qui per aiutarmi con il progetto", specificò rapidamente Max.

"Bene, allora vi lascio soli", rispose dirigendosi verso l'uscita. "Assicurati di chiudere a chiave quando hai finito".

"Lo farò", disse Max mentre guardava Brody uscire, prima di voltarsi verso Liz.

Un breve momento di silenzio si trascinò tra Max e Liz, finché alla fine lui parlò. "Grazie di essere venuta, Liz", disse alzandosi dalla sedia.

"Beh, so quanto significa per te", sussurrò Liz.

Max annuì e sospirò, il cuore ancora addolorato per suo figlio e per tutto quello che aveva perso. Cercò di restare forte e concentrato sul compito presente. Tolse una scatola da dietro la scrivania a cui stava lavorando e fece cenno a Liz di seguirlo. Insieme si spostarono ad un bancone vicino, sul quale Max pose la scatola.

"Questi sono dei documenti che ho rimosso dall'archivio. Dovrebbero contenere delle informazioni sull'astronave che si è schiantata" spiegò Max mentre le sue dita si muovevano sui fogli polverosi. "Potresti dargli un'occhiata?"

"Certo", accettò Liz mentre allungava la mano nella scatola.

La mano di Max sfiorò la sua mentre cercava di aiutarla a togliere le schede dalla scatola. Per un momento i due si fermarono e si guardarono. Dopo un momento che sembrò un'eternità, Max tirò fuori le carte dalla scatola e le porse a Liz.

"Uhm …grazie", sussurrò Liz.

"Di niente"

Max sospirò e tornò alla scrivania per continuare a lavorare al computer. Liz cominciò ad esaminare i documenti. I due lavorarono in un silenzio tormentato per diverse ore. Max cercò in ogni risorsa elettronica a disposizione di Brody ed ogni ricerca si risolse in un fallimento.

Max emise un brontolio di frustrazione e batté il pugno sulla scrivania.

"Max, cosa c'è?" chiese Liz spostandosi dietro di lui e mettendogli una mano sulla spalla.

"Credi che lo troveremo, Liz …" chiese Max a bassa voce mentre guardava lo schermo. "Non riesco a pensare a nient'altro che potremmo fare, tutto porta ad un punto morto."

"Non dire così", gemette Liz. "Max, ascoltami, troveremo tuo figlio. Lo faremo tutti insieme, ma ci vorrà tempo …non accadrà in una notte…"

Max sospirò sonoramente mentre la guardava, "Lo so, ma … è dura …"

Liz fece un cenno di assenso, "Lo so, ma ne verremo a capo, non importa quanto ci vorrà …dobbiamo solo continuare a sperare in un'opportunità".

Max le lanciò un'occhiata e mise la sua mano sulla sua, "Grazie, Liz. Per tutto il tuo aiuto quest'estate …"

// La caverna sembrava vuota e fredda. Il sole che tramontava penetrava attraverso l'apertura nel soffitto. Il senso di vuoto gli colmò il cuore.

Max toccò il metallo freddo sotto la punta delle dita. "Il Granolith, il nostro accordo di una volta".

In piedi, sbattè la mano contro il muro della caverna, i margini frastagliati che gli graffiavano il palmo.

"Perché, Tess?"

Sentì calde lacrime bruciargli l'angolo degli occhi. "Ci hai tradito, meriti di …"

"Max?" Sentì la voce di lei indugiare nell'aria strappando via i suoi pensieri da Tess.

"Hai trovato qualcosa?" chiese bruscamente mentre si massaggiava la fronte.

"No", disse piano Liz. "Ma lo troveremo presto"

Max annuì ed uscì dalla stanza per un po' d'aria fresca. Si sentiva come se stesse morendo, sentiva che una parte di se stesso era perduta.//

"Max?" sussurrò Liz mentre dava uno sguardo alle loro mani e sorrideva con tristezza. Max la guardò come le parole di lei lo portassero fuori dai suoi pensieri. "L'avresti fatto per me … è quello che fanno gli amici". Max la guardò serio, "Non sono sicuro che avrei potuto …"

Liz sospirò e lentamente ritirò la mano, "L'avresti fatto se fossi stato nella mia posizione …"

Max la studiò per un momento mentre la sua espressione cambiava in una di tristezza. "Va tutto bene, Liz?"

La voce di Max fece scattar fuori Liz dal suo stato di stordimento e fece cenno di sì con la testa. "Sto bene, ma devo andare, Max"

"Okay…" rispose Max mentre Liz cominciava a raccogliere le sue cose, "Liz, cosa c'è che non va?"

"Niente" gli sorrise leggermente, "Ci vediamo domani a scuola", mormorò Liz mentre si voltava e lasciava il museo.

Max stette lì solo nel silenzio buio del centro UFO. Tornò al computer e chiuse la sessione, decise che ne aveva avuto abbastanza per quel giorno. Spense le luci e si diresse verso l'uscita.

Max era mezzo sveglio quando sentì il telefono cominciare a squillare. I suoi genitori erano usciti presto quel giorno, e Isabel in quel momento era sotto la doccia. Sentì che se lo lasciava stare, chiunque stesse chiamando avrebbe lasciato perdere e riprovato più tardi. Ma, quando lo squillo continuò, Max si buttò fuori dal letto e attraversò a lunghi passi il corridoio verso il telefono.

"Che c'è?", lamentò nel ricevitore.

"Beh, ciao anche a te", rispose la voce dall'altra parte.

"Eddie?" chiese Max riconoscendo la voce.

"Ehi, ti sei ricordato di me …Sono commosso" replicò Eddie all'altro capo del telefono.

"Che cosa succede?", domandò Max.

"Riverdog vuole parlare con te".

"Perché?"

"Dice che ha qualcosa da raccontarti", spiegò Eddie. "Ha detto che potrebbe essere di qualche importanza per te".

"L'ultima volta che ho parlato con Riverdog ha detto che non sapeva niente che potesse aiutarmi".

"Bene, quello era ieri e questo è oggi". Eddie fece una pausa. "Perciò vuoi sentire che cosa ha da dirti o no?"

"D'accordo", accettò Max. "Dove ci incontriamo".

"Vuole incontrarti alla riserva alle quattro del pomeriggio" lo informò Eddie. "Non ritardare".

"Ci sarò", affermò Max prima di riagganciare il telefono.

//flash//

Isabel si fermò e rilesse l'ultimo paragrafo. Poi ricominciò a scrivere.

Poi c'è Liz Parker, la ragazza di cui Max è stato innamorato fin dalla terza elementare. Liz ed io non siamo e probabilmente non saremo mai le migliori amiche. Ci sono troppe differenze tra di noi. Ed anche se il suo coinvolgimento talora ha parecchio complicato - e perfino messo in pericolo - le nostre vite, mi rendo conto che ha dato prova più di una volta di essere pronta a rischiare la propria vita per salvare le nostre. Persone come lei non si incontrano ogni giorno. Liz ha dimostrato la sua volontà di fare qualunque cosa sia in suo potere per aiutarci ogni volta che ne abbiamo bisogno.

//flash//

Liz frugò nel cassetto dell'armadio, cercando il suo orologio. "Dai, dov'è?", brontolò. Chiuse l'armadio con frustrazione.

Forse l'ho messo nel portagioielli, pensò. Sollevò il coperchio e "When you wish upon a star" cominciò a suonare. Divideva il suo assortimento di anelli e braccialetti, senza trovare ancora l'orologio.

Le sue dita sfiorarono il pendaglio d'argento a forma di cuore di una collana. La fissò per un istante, gli occhi che si riempivano di lacrime. Poi, bruscamente, strappò via con violenza la mano, il coperchio che si richiudeva di colpo da solo.

Liz chiuse gli occhi e prese un respiro profondo prima di raccogliere dal pavimento lo zaino. Diede un'occhiata all'orologio digitale sul comodino. Erano le 7:43. Se non avesse perso il bus sarebbe arrivata a scuola in tempo, ma non c'era modo di farcela ora dovendo andare a piedi.

Lasciò la stanza e poi l'appartamento, chiudendo la porta dietro di sé e facendo scivolare la chiave sotto lo zerbino. Si affrettò giù dalle scale e fuori di fronte all'entrata del Crashdown.

Era appena arrivata alla porta quando sentì una voce familiare chiamare il suo nome. Liz si girò e sorrise a Sean. "Ciao".

"Ciao", rispose, le mani in tasca.

Ci fu un momento di silenzio.

"Bè, devo proprio andare. Sai, la scuola e tutto il resto."

"Oh. Giusto. Sì, va bene. Hai bisogno … di un passaggio?"

Il suo primo istinto fu di rifiutare. Ma erano amici e gli amici si aiutano l'un l'altro. E se doveva andare a piedi, avrebbe perso almeno metà della prima ora. "Sì. Un passaggio sarebbe perfetto, Sean. Grazie."

Sean la accompagnò alla porta e alla sua macchina. Aprì le portiere e lei saltò sul sedile del passeggero. Allacciò la cintura mentre lui accendeva il motore.

Portò la macchina sulla strada, poi la guardò di sbieco. "Allora … come stai?"

Liz guardava fisso fuori dal finestrino. "Sto bene"

"Davvero? Perché sembri stanca".

Aprì la bocca per rispondere, poi la chiuse di nuovo. Era stanca. Non aveva senso negarlo. Non aveva fatto altro tutta l'estate che lavorare e cercare di aiutare Max a trovare il modo di tornare su Antar per salvare suo figlio. Ed ora, con la ripresa della scuola, sapeva che le cose potevano solo peggiorare.

"Sì. Credo di essere stanca" ammise.

"E' solo la tua prima settimana di scuola, Parker, dovresti rilassarti."

Liz si rannicchiò dentro di sé all'uso del suo cognome. Le ricordava qualcun altro che in qualche occasione la chiamava con il cognome. "Sì, ci proverò", mentì con dolcezza. Stettero in silenzio per il resto del tragitto. La fece scendere a circa 90 metri dai cancelli della West Roswell High alle 7:57.

"Devo … lasciarti qui, non posso rischiare di infrangere di nuovo la libertà vigilata o mi trascineranno in tribunale …" disse Sean mentre la guardava con un po' d'imbarazzo.

Gli sorrise con gratitudine. " Non ti preoccupare. Grazie per il passaggio, Sean" disse mentre afferrava lo zaino e raggiungeva la maniglia della portiera.

"Nessun problema. A più tardi".

"Certo". Liz saltò fuori dalla macchina, fece scivolare lo zaino sulla schiena e si affrettò a scuola, sperando di farcela prima della campana.

Liz sedeva nella sala studio alla quarta ora, cercando di concentrarsi sul suo compito di algebra. Chiuse gli occhi per un breve momento e si massaggiò le tempie, cercando di liberarsi della pressione che stava aumentando nella sua testa.

"Psss! Liz!"

I suoi occhi si aprirono immediatamente e il suo sguardo si diresse su Max, che stava facendo capolino nella stanza e le faceva cenno verso la porta.

Liz diede un'occhiata, sollevata che Mrs. Johnson non avesse notato la sua presenza. Si alzò in piedi ed andò nella parte anteriore della stanza.

Mrs. Johnson sollevò lo sguardo. "Che posso fare per te, Liz?"

"Posso avere un permesso per il bagno?"

L'insegnante tirò fuori il permesso per il bagno - un righello di legno con la parola "Permesso" in grassetto nero - dal primo cassetto e glielo porse.

"Grazie". Liz si affrettò verso la porta e fuori, nel corridoio. "Che cosa succede?"

"Non qui", disse Max, una nota di eccitazione nella sua voce. Afferrò la sua mano e la spinse giù per il corridoio, verso la stanza dei cancellini. Chiuse la porta e la bloccò con un gesto della mano.

Liz si allontanò di un passo da lui, il cuore che batteva un po' più forte. "Max - "

"Eddie mi ha chiamato stamattina"

I suoi occhi si spalancarono. "Come?"

"Ha chiamato e ha detto che Riverdog voleva vedermi, che ha delle informazioni"

"Che tipo di informazioni?"

Max scosse la testa. "Non l'ha voluto dire. Ma ho una buona sensazione in proposito. Come se potesse essere la chiave per salvare mio figlio. So che è importante."

"E' fantastico, Max." Sorrise gentilmente. Era fantastico. Per quanto il pensiero che Max avesse un figlio dall'assassina di Alex la facesse star male, sperava che Max potesse salvarlo. Non era colpa del bambino. Non poteva augurare del male a nessun bambino, figuriamoci a quello di Max. Specialmente non quando lei stessa era responsabile quanto Tess della morte di Alex.

Il pensiero di Alex fece sorgere in lei un'ondata di vivo dolore e dovette lottare con se stessa per non piangere.

"Perciò stavo pensando che dopo la scuola potremmo andare alla riserva e vedere che cosa ha da dirci Riverdog", stava dicendo Max.

Liz scosse la testa. "Max, non posso venire. Devo lavorare dopo la scuola, oggi".

La guardò in modo assente. "Non puoi farti coprire da Maria?"

"Maria e Michael cenano con sua madre stasera, ricordi?"

"Non c'è nessun altro che puoi far lavorare al posto tuo?"

Liz fissò il pavimento. "Mi dispiace, Max."

Sospirò. "Va bene. Farò un salto da te quando ritorno, allora."

Lei annuì e i loro occhi si incontrarono. Ci fu un momento di silenzio.

Max la guardava fissamente. "Liz … mi manchi …"

"Max …" Liz soffocò a stento le parole e distolse lo sguardo. "Dovrei tornare a lezione. Ci vediamo dopo."

Stette di fronte alla porta in attesa e lui sospirò mentre muoveva la mano e con riluttanza sbloccava la porta. La porta si riaprì di scatto e senza altre parole lei si voltò e lo lasciò nella stanza dei cancellini da solo.

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Liz si sedette alla scrivania della sua camera e accese il computer. Il suo saggio di inglese doveva essere consegnato solo due settimane dopo, ma lai voleva provare a mettersi avanti. Era difficile dire cosa poteva capitare tra adesso e due settimane più avanti, e lei doveva fare quanti più compiti poteva prima che scoppiasse qualche crisi legata agli alieni.

Mentre attendeva che windows finisse di caricarsi il suo sguardo indugiò sulla foto di Alex che teneva sulla scrivania.

La sua mente tornò indietro alla notte prima dell'inizio del suo primo anno alle superiori, quando lei e Alex avevano parlato sul dondolo davanti alla Roswell Elementary e atteso Maria per fare l'ultima passeggiata notturna dell'estate.

Non riuscì a trattenere le lacrime al ricordo inatteso. Si alzò e andò al suo armadio, aprì il portagioielli e prese in mano la collana d'argento a forma di cuore. Facendo attenzione aprì il cuore e osservò la foto di lei, Alex e Maria . Poi lesse la scritta incisa sul lato opposto della foto, dove in piccole lettere c'era scritto: "Liz, Buon 15° comple, TVB, Alex."

Stringendo la collana nella sua mano cadde sul letto e pianse.

Pianse pensando al tempo che avrebbe potuto passare con Alex e invece aveva scelto di passare con Max, Pianse pensando a tutte le volte in cuio non avrebbe più sentito la sua voce o le sue braccia intorno a lei quando era ferita o angosciata.Pianse pensando a tutte le cose che Alex avrebbe potuto fare, a tutte le cose che Tess gli aveva negato per sempre.

Ma soprattutto, pianse perché se lei non avesse cambiato il futuro,Alex sarebbe ancora vivo.

"Mi dispiace, Alex" sussurrò tra le lacrime, "mi dispiace così tanto".

//flash//

Isabel smise di scrivere per un momento,scuotendo la mano per rilassare i muscoli contratti. Girò anche il collo, per rilassare le spalle e i suoi occhi caddero sulla foto appesa al muro. La fissò per un minuto prima di sospirare tristemente e distogliere lo sguardo.

Poi riprese la penna e ricominciò a scrivere.

Maria Deluca.Quando scoprìì che Liz le aveva detto il nostro segreto, mi infuriai. E ne fui terrorizzata.Ogni volta che ci veniva vicino cominciava a spaventarsi, era come se ci considerasse una specie di mostri orribili. Ma dopo che si fu abituata all'idea, cominciò a trattarci come normali esseri umani.

Come Liz, anche Maria si è volontariamente messa in pericolo- e ha messo in pericolo la Jetta di sua madre- per noi innumerevoli volte. E, anche se io non ho molto in comune neppure con lei,vedo che stare insieme a lei è stato un bene per Michael.

//flash//

Maria Deluca era seduta al suo posto durante la sua prima ora di storia, quando, guardando fuori dalla finestra, vide passare una macchina famigliare. Si chiese dove stesse andando suo cugino. Un attimo dopo Liz entrò dal cancello e salutò verso la macchina, mente questa girava e imboccava la strada da cui era arrivata.

Gli occhi di Maria divennero due fessure.

"Cosa stai guardando?" le chiese una voce alle sue spalle.

"Mi è sembrato di vedere Sean…"

"Pensavo non fosse autorizzato ad avvicinarsi alla scuola?"

Lei si girò per guardare Kyle Valenti, che sedeva esattamente dietro di lei. "Si" ,disse con tono teso.

Suonò la campanella.

"Molto bene ragazzi, sedetevi.So che siete terribilmente ansiosi di ascoltare la lezione di oggi sulla Rivoluzione Francese del '700, ma per favore cercate di contenervi" disse Mr Summers.

"Oh, certo. Farò del mio meglio." Esclamò Kyle, a voce sufficiente mente alta da permettere a Maria di sentirlo. Lei sorrise, poi soffocò uno sbadiglio e si appoggiò alla sedia, assicurandosi di tenere gli occhi aperti, in modo da dare almeno l'impressione che stesse ascoltando.

La sua mente di divise tra il pensare alla cena di quella sera con Michael e sua madre, e come dire a Liz di lasciare stare Sean. Quando finalmente finì la lezione, lei aveva ormai deciso di indossare il vestito blu marina alla cen,a e di usare l'approccio diretto con la sua migliore amica.

Kyle l'accompagnò fuori nel corridoio "ci vediamo a inglese?"

"Si".Maria lo salutò con la mano e si girò per andare a trovare Liz dal suo armadietto. Fece un respiro profondo e la raggiunse decisa. "Liz"

Liz si girò e le sorrise, ma il sorriso svanì immediatamente. "Maria, cosa c'è che non va?Stai bene?"

Maria esitò sorpresa, stupita dalla preoccupazione nel tono della sua migliore amica "Si, sto bene.Ma dobbiamo parlare."

"Ok.Che succede?"

"Ti sei fatta dare un passaggio da Sean stamattina." disse senza giri di parole.

"Si. Mi ha dato un passaggio. Ero in ritardo e l'ho incontrato".Liz si girò, prese un libro dal suo armadietto e li infilò nella borsa. "Perché?"

Maria sentì l'impulso di afferrarla e scuoterla. "Liz, devi smetterla di fare così.E' sbagliato."

"Di cosa stai parlando?" chiese Liz, senza capire.

"Sto parlando di te e Sean…di questa"-Maria aprì le braccia cercando di mostrare la sua esaperazione-"bizzarra relazione che avete voi due."

"Maria, Sean e io siamo solo amici."

Lei sentì l'impulso di mettersi a urlare.Quante volte Liz aveva ripetuto quella frase?Ne aveva perso il conto. Fece un respiro profondo per calmare la sua irritazione crescente. "Forse per te. Ma sai bene che Sean ti considera più di una amica."

"E allora cosa dovrei fare?Smettere di essere sua amica e ignorarlo ogni volta che lo vedo?"

Maria considerò la domanda per un momento.Poi aggrottò le sopracilia. "Non è quello che intendevo, volevo solo dire che non dovresti prenderlo in giro come stai facendo."

Liz si voltò con gli occhi stretti a fessura. "Intendi dire diversamente da come tu hai preso in giro Brody?"

Lei si sentì avvampare, e la sua irritazione si trasformò in rabbia. "Okay,prima di tutto, questo è del tutto diverso. E secondariamente, stiamo parlando di te e Sean, non di me e Brody."

"L'unica differenza è che Sean è tuo cugino."

"Esatto, è mio cugino, e io nn volgi vederlo soffrire. E questo è quello che succederà perché sai bene che un giorno tu e Max vi rimetterete insieme."

Liz fissò il pavimento, apparendo improvvisamente esausta. "No, non lo so affatto."

Maria sentì che la sua rabbia svaniva e diventava frustrazione. "Liz, ne abbiamo già parlato mille volte. Max ti ama. Ti ha sempre amato. E anche tu lo ami."

"A volte non è abbastanza," rispose Liz a bassa voce, fissando l'interno del suo armadietto.

"Si, e talvolta lo è." Maria chiuse lo sportello dell'armadietto e la fissò. "Smettila Liz. Lo sai che vuoi stare insieme a lui."

Liz ricambiò lo sguardo"E' troppo presto, Maria."

Maria sospirò. Da un po' di tempo sembrava che non riuscisse a comunicare con Liz riguardo a niente. Ma doveva continuare a provare, in fondo, era proprio quello il significato dell'amicizia. "Liz, sono passati quattro mesi. So che ha fatto degli errori, mu tu devi dargli una altra possibilità. Tess se n'è andata…è su un altro pianeta adesso," le ricordò Maria, abbassando automaticamente la voce. " e poi, guarda me e Michael. Lui mi ha fatto le corna con Courtney, ma è il passato..devi solo…andare avanti."Il pensiero di Michael e Courtney la feriva ancora, ma Maria ignorò la sensazione.Dopo tutto, la ragazza era morta.

"Maria, Michael ha solo baciato Courtney, nn l'ha messa incinta. E Courtney non ha ucciso nessuno." Si infilò lo zaino.

Maria la guardo, desiderando essere capace di mettere a posto le cose. "Liz…"

"So che stai solo cercando di aiutarmi, ma, per favore, non spingermi a rimettermi con Max perché non sono pronta.Non so se lo sarò mai." Liz si allontanò da lei. "Ho delle lezioni, ci vediamo dopo."

Maria la guardò andare via sentendosi improvvisamente in colpa per avere menzionato Max. Sospirò e desiderò che lei e i suoi amici potessero avere anche solo un giorno senza problemi esistenziali, tanto per cambiare.

Improbabile pensò, scuotendo la testa. Poi si girò e andò a lezione.

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All'ora di pranzo, Maria si guardò intorno nel cortile alla ricerca di Liz, perché voleva scusarsi di aver parlato di Max, ma non la vide da nessuna parte.

Invece vide Max seduto ad un tavolo, immerso nella lettura di un libro.Poi vide anche Kyle, seduto da solo all'ombra di un albero. Fece un profondo respiro e si avviò verso Kyle.

Lui stava appoggiato al tronco con gli occhi chiusi.

"Questo posto è occupato?"

Kyle aprì gli occhi e la guardò con un sorriso. "Adesso si"

Sembrava felice di vederla.Non ne era per niente sorpresa, lei e Kyle erano diventati buoni amici durante l'estate.Il che era positivo perché sarebbero diventati fratello e sorella nel giro di pochi anni, considerato quanto spesso sua madre e suo padre uscivano insieme.

Maria sorrise ricordando come, non più di due anni prima, il solo pensiero di sua madre che usciva col padre di Kyle l'avesse più volte fatta stare male. Naturalmente, quello accadeva prima che scoprisse che Valenti era dalla loro parte nella storia di ET- è- arrivato- tra noi.

Si sedette sul prato vicino a Kyle e aprì la sua borsa del pranzo. Tirò fuori una ciotola di pezzetti di carote e la offrì a Kyle. Lui fece una faccia un po'schifata ma ne prese uno comunque, lo morse e fece una smorfia. "Tu hai anche qualcosa d'altro da mangiare, vero?"

Maria sorrise. "Si.Pezzi di sedano e uno yogurt magro alla fragola."

Kyle roteò gli occhi. "Cos'è questa storia del cibo dietetico?"

"Mi piace.Dovresti provarlo, Buddha ne sarebbe fiero, non credi?"

"A dire la verità, Buddha è contrario a qualsiasi cosa che ti può far venire da vomitare al solo pensarci" rispose falsamente.

Maria lo picchiò scherzosamente sul braccio. "Sto cercando di mangiare, tante grazie!"

"Scusa." Cambiò posizione a causa del sole che filtrava tra i rami e lo illuminava. Strinse gli occhi per via della luce. "uhm…vuoi fare qualcosa stasera?Magari ci troviamo a guardare un film? Potremmo invitare anche Liz, che sembra così…depressa oggi."

"Liz deve lavorare stasera."

"Ah. Bè allora potremmo trovarci al Crashdown."

"Io…a dire il vero ho degli impegni stasera. Michael e io ceniamo con mia madre stasera." Sentì Kyle irrigidirsi al nome di Michael

"Ah.Ho capito. Allora facciamo un'altra volta." Kyle replicò in modo vago.

Maria sospirò mentalmente. Lei e Michael erano gli unici nel gruppo ad essere felici? Non che Kyle avesse ragioni per esserlo, il tradimento di Tess lo aveva ferito più di chiunque altro. Anche se lui non aveva mai detto una parola al riguardo lei lo aveva capito.E si guardava bene dal nominare il nome della ragazza in sua presenza. A lui non piaceva nemmeno sentire nominare Michael, Max o Isabel.Aveva praticamente tagliato i contatti con loro tre.

Se solo ci fosse stato un modo per farli riavvicinare tutti. Ma per quello ci sarebbe voluto un miracolo; e dopo tutto quello che era successo negli ultimi sei mesi Maria non aveva molta fiducia nei miracoli. Bè, eccetto per il fatto che lei e Michael erano ancora insieme e più felici che mai, il che era già una specie di miracolo.

Maria alzò lo sguardo e sorrise mentre Michael si avvicinava e si sedeva sull'erba di fianco a lei. "Ciao."

"Ciao." Rispose lui dandole un rapido bacio, poi guardò Kyle. "Ciao, Kyle"

"Ciao" Kyle prese la sua roba e si alzò. "Ci vediamo Maria."

"Va bene." Lo guardò allontanarsi. "Hey, Kyle!Aspetta!" Butto la borsa del pranzo in mano a Michael e scattò in piedi.

Kyle la aspettava lievemente spazientito. "Cosa c'è?"

"Magari potremmo guardare il film venerdì sera. Tu,io,e Liz."

Lui quasi sorrise. "Sicuro."

Maria lo guardò allontanarsi e tornò al suo posto a fianco di Michael, che stava disapprovando il suo pranzo. "Non so cosa più fare. Non riesco a comunicare con Liz e Kyle."

Lei le lanciò una occhiata. "Bè, ci stai provando.E' quello che conta." Sollevò il suo sacchetto di plastica con il sedano. "non avrai intenzione di mangiarli, vero?"

Maria roteò gli occhi.

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Maria aprì le coperte del letto e si mise la camicia da notte. Stava per spegnere la luce quando le cadde lo sguardo sulla foto incorniciata di Alex sul suo armadio.

Attraversò la stanza e la raccolse. Ricordava bene l'estate prima del loro secondo anno delle superiori. I genitori di Alex l'avevano trascinato a visitare i suoi zii a Memphis per tutta l'estate, e quando tutti e tre si erano disperati senza soste per un mese intero, il padre di Liz aveva parlato con la madre di Maria e aveva dato loro il permesso di volare in Tennesse a visitarlo.

Lei sorrise la ricordo e rimise a posto la fotografia. Riattraversò la stanza e spense la luce, poi si mise a letto. "Buonanotte Alex, ovunque tu sia,"sussurrò.

//flash//

Isabel fece una pausa, guardò il suo ultimo paragrafo e sospirò. Battè la penna contro il mento e poi riprese a scrivere.

Michael.

Lui è sempre stato distante, un solitario. Non avrei mai pensato di vedere il giorno in cui si sarebbe aperto con qualcuno, tanto meno un umano. Maria sembra essersi trovata una nicchia permanente nella sua vita, e la cosa più stupefante è che a lui questo non sembra dare fastidio.

//flash//

Michael passò il pennello sulla tela con un movimento lungo e delicato.Un notturno nel deserto, con una massiccia formazione rocciosa e una sottile striscia di stelle lontano nel cielo, in primo piano una biondina seduta per terra a gambe incrociate, con un live sorriso sulle labbra. Facendo un passo indietro esaminò accuratamente il dipinto, socchiudendo gli occhi ad una stella nel cielo che sembrava risplendere più delle altre. Utilizzando un pennello fine ripasso con attenzione il blu intorno alla stella splendente finché questa non smise di risaltare. Allontanandosi di nuovo, studiò la sua opera con attenzione e sul suo viso comparve un sorriso soddisfatto.

"Molto bello, Mr. Guerin,"disse l'insegnante di arte da dietro le su spalle.

Girandosi per lanciare all'uomo uno sguardo disinteressato, Michael si strinse nelle spalle, "Sto solo facendo il compito."

"Così questo è quello che sente rappresentarla meglio?Una ragazza, nel deserto?"

Michael lanciò uno sguardo irritato all'insegnante di arte nell'udire lo scherno nel suo tono di voce, "E' aperto alle interpretazioni"

"Molto bene, Mr. Guerin."

Guardando all'opera davanti a sé Michael ripensò agli eventi dell'estate e al giorno in cui aveva preso questa fotografia mentale di Maria.

// "Michael, apprezzo molto la tua forza maschile, ma ce la posso fare da sola."

"Come vuole, signora Deluca;"Michael cercò di nascondere un sorriso mentre Amy lottava per trasportare il grosso scatolone di tazze con stampato "Io- cuore- gli Alieni" nel deposito del negozio.

"vedi, non tutte le donne devono avere intorno degli uomini per sollevare le cose al loro posto,"la sua voce era tesa mentre sollevava lo scatolone sul tavolo da lavoro.

Lui non riuscì a resistere: "Allora perché mi ha assunto?"

Amy cercò di nascondere la sua espressione sorpresa e gli fece un rapido sorriso, "Bè, ero certa che le tue incredibili abilità sociali avrebbero giovato molto al negozio"

Incapace di soffocare un grugnito divertito Michael annuì. "Come dice lei, signora Deluca."

"Esatto," sorrise Amy, e gli fece un cenno con la testa. "con questo atteggiamento fari molta strada qui dentro."

Attraversando rapidamente la stanza, Michael sollevò lo scatolone e lo mise sullo scaffale giusto mentre Amy stava riordinando alcune candele profumate nell'angolo.

"Bè, sono le due, quindi me ne vado.Il mio turno al Crashdown comincia tra mezz'ora," disse il ragazzo, tornando nella stanza principale del negozio.

"Va bene" urlò Amy.

Raccolse i suoi occhiali da sole e se li mise prima di avviarsi verso la porta.

"Oh, Michael!"La voce di Amy lo fermò, e girandosi la vide ferma in mezzo alla porta del deposito con la mano sui fianchi e la fronte aggrottata dalla concentrazione. "Stasera esci con Maria dopo il tuo turno?"

"Si…." Replicò lui cautamente.

"Bè, so che finirai tardi al Crashdown, ma mi aspetto comunque che Maria sia a casa per mezzanotte. Questo è un avvertimento amichevole"

Annuendo si girò rimise la mano sulla porta.

"Michael…..?"il suo tono interrogativo lo bloccò una altra volta.

"Si?"

Gliela poteva leggere negli occhi, la domanda.Era l'unica cosa che lo metteva a disagio nel lavorare con lei. Era abbastanza sospettosa al riguardo, e aveva l'impressione che lei, in fondo, sapesse. Questo però non rendeva affatto più facile affrontarla.

Amy lo studiò per un momento, mordicchiandosi la guancia- era sul punto di chiederglielo, lo sapeva.

"Lascia stare,"la sua voce era quasi rassegnata mentre scuoteva leggermente la testa e gli lancia un avvertimento silenzioso con lo sguardo.

Lui fece un grosso sforzo per mantenere la sua nonchalance mentre usciva velocemente dal negozio. //

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La campana suonò, e Michael velocemente girò il cavalletto di fronte al muro prima di lasciare l'aula di arte. Nel corridoio, si fece strada tra gli studenti, dando un'occhiataccia ad un tipo che gli aveva urtato un braccio e fissando uno studente del secondo anno con la divisa da giocatore di football che non si era spostato immediatamente dal suo armadietto.

"Spaventi i ragazzini?"

Maria fece correre la mano sul suo braccio in maniera familiare, e lui lanciò un rapido sguardo dalla sua parte.

"Non è questo che dovrebbero fare gli studenti dell'ultimo anno? Sto solo cercando di adeguarmi", disse con soddisfazione mentre recuperava i libri di fisica dall'armadietto.

Lei rise e si avvicinò, premendogli sensualmente il fianco mentre si alzava sulla punta dei piedi per sussurrargli all'orecchio: "Ci vediamo dopo la scuola".

Tenne gli occhi sul suo armadietto ed aspettò finché fu certo che lei fosse a distanza di sicurezza per darle uno sguardo mentre si muoveva lungo il corridoio. Sembrò che lei anticipasse la sua mossa, perché nell'istante in cui guardò, la testa di lei si voltò e gli fece l'occhiolino da sopra la spalla. Tenendo alto e impassibile lo sguardo, la osservò finché girò l'angolo.

Camminando in fretta per il corridoio e nell'aula di fisica, prese una sedia in fondo alla stanza e ricordò a se stesso che non poteva addormentarsi. L'insegnante iniziò a parlare con tono monotono dei vettori, ed egli lasciò vagare gli occhi verso la finestra. Gli mancavano i bei giorni passati, quando poteva semplicemente mollare tutto quando si annoiava. Ora doveva essere responsabile, e fare cose come andare a lezione … e diplomarsi. Anche se, in un certo senso, persino l'estate non era stata una grande pausa dalle responsabilità …

// "Hey, Spaceboy, non hai finito adesso?" Maria fece capolino in cucina e gli sorrise. Diede un'occhiata alla griglia, poi di nuovo a lei, "Devo finire questi hamburger".

Lei annuì e gli lanciò un sorriso mentre si voltava e andava nella sala da pranzo. La osservò attraverso la finestra mentre si sedeva al bancone e cominciava a parlare con Liz. Brody entrò in quel momento, ed immediatamente fu attratto verso di lei, come al solito. Michael osservava mentre lei e Liz chiacchieravano con lui, anche se era ovvio con chi Brody fosse più interessato a parlare.

"Ordini pronti", sbraitò abbastanza all'improvviso per far fare a Liz un salto e lanciargli un'occhiataccia.

Più tardi, sulla sua moto, con le braccia di Maria strette intorno alla vita, il corpo di lei che premeva contro la sua schiena, si perse nel paesaggio del deserto di notte. I suoi occhi passavano in rassegna le stelle, e pensò brevemente a Tess e al bambino, poi pensò ad Alex. Il cielo era luminoso, con la luna che risplendeva piena, le stelle era impossibile ignorarle. Quando raggiunse la sua destinazione, era assolutamente di umore nero.

"Va bene, hai intenzione di startene lì e basta, o vuoi dirmi che cosa sta succedendo?"

Michael guardò Maria, seduta per terra a pochi passi di fronte a lui. Irritato che avesse interrotto la sua assorta ispezione del panorama e del cielo, strinse gli occhi: "Cosa?"

"Tu. Questo", indicò il deserto intorno a loro. "Mi dispiace, ma questo non è proprio il tuo stile, Michael. Non sei mai stato il tipo che si ferma solo per godersi la vista"

Lui fissò la fissò negli occhi; Maria lo stava osservando attentamente, la sua espressione era preoccupata - sapeva cosa gli passava per la mente. Facendo un passo avanti, si inginocchiò all'altezza dei suoi occhi. Era perfettamente incorniciata in quel momento, con la luce della luna che le illuminava il viso e il panorama che ne facevano un ritratto stupefacente. I suoi occhi non volevano lasciare l'immagine.

Mentre lo osservava guardarla, un piccolo, segreto sorriso le salì alle labbra mentre i suoi occhi incontravano quelli di lui. "Immagino che non smetterai mai di guardare lassù, eh?"

Sospirando, piegò la testa di lato, e stese le braccia per prenderle il viso tra le mani, meravigliandosi ancora del modo in cui riusciva ad offuscare la scena dietro di lei, "E' tutto in una prospettiva diversa, ora".

Non c'era bisogno di dire altro, erano al di là delle parole, e quando lei lo cercò, lui cercò lei.//

"Mr. Guerin? Mr. Guerin."

Sorpreso, alzò lo sguardo per vedere la sua insegnante di fisica, Mrs. Smith - Johnson o John - Smithson o qualcosa del genere, che lo fissava.

"Huh?"

"Ho detto, la lezione è finita. Sospetto che non fosse la mia lezione quello che l' ha completamente catturata e le ha impedito di lasciare l'aula?"

"Oh, uh …" afferrò il libro e si alzò in fretta, "Stavo proprio andandomene".

"Ha bisogno di passare fisica, giovanotto. Questo è il suo ultimo anno", gli disse severamente mentre lui si dirigeva alla porta.

"Sì, signora", borbottò mentre usciva di fretta dall'aula.

//flash//

Isabel si fermò e ricominciò a scrivere.

Poi c'è Kyle. È l'ex ragazzo di Liz, ed il capitano della squadra di football. Ma la partenza di Tess ha avuto più conseguenze di quanto ci si aspettasse. Però, dietro la sua immagine di duro, può essere difficile notarlo …

Kyle camminava a lunghi passi nel corridoio, 160 libbre di lottatore greco - romano, furioso come poteva esserlo.

I ragazzi sparivano dalla sua strada, finendo con un tonfo contro gli armadietti. Nessuno voleva capitare a tiro di un capitano di football furioso.

Aprì la stanza che faceva da studio d'arte.

"Guerin", ringhiò.

Michael alzò lo sguardo dal suo quadro, tracce di pittura su tutti i vestiti e alcune macchie sui capelli.

"Che c'è?"

Kyle si avvicinò a Michael, gli occhi blu che mandavano lampi. "Che diamine credi di fare?"

Michael scrollò le spalle. "Dipingere".

"Intendo con Maria".

"Cosa vuoi dire? La mia relazione con Maria non è affar tuo".

"Maria", ringhiò Kyle. "E' quasi mia sorella. Non voglio che soffra. Non so a che razza di gioco tu stia giocando, ma non lascerò che questo …questo schifo le rovini la vita."

"Non le sto rovinando la vita!" gridò Michael, una stria di colore rosso che rigava il quadro.

"Come credi" disse Kyle, gettando a terra il pezzo di carta che aveva tenuto in mano. "Solo sappi che ti tengo d'occhio".

Michael si chinò non appena la porta sbattè un'altra volta. Raccolse la carta che Kyle aveva buttato. Spiegando il foglio, vide che era una foto di loro otto, al ballo.

// Kyle era nella sua camera, scavando nell'armadio.

"Prendi questo! Questo! E quest'altro!" gridava.

I vestiti volarono fuori dall'armadio.

Michael guardò i vestiti. Il vestito da sera che Tess indossava al ballo era spiegazzato sul pavimento, insieme con una maglietta da football blu, così come il copriletto a fiori. Osservò con timore come Kyle usciva dall'armadio e raccoglieva tutti i vestiti scartati.

Kyle non lottò sotto il peso del grosso mucchio, i suoi muscoli irrobustiti da anni di atletica. Grugnendo, uscì fuori in giardino. Li lasciò cadere senza cerimonie su un mucchio di foglie.

Andò in un lato del giardino e raccolse una latta di benzina.

Con un sorriso sul volto, versò la latta sul mucchio di vestiti. In fretta cercò a fondo nelle tasche e ne estrasse una scatola di fiammiferi. I suoi occhi brillarono mentre strisciava il fiammifero contro la scatola, accendendo la fiamma.

Gettò il fiammifero e corse indietro a distanza di sicurezza.

Kyle era deciso a liberarsi del fantasma di Tess. Era stanco del ricordo costante di lei in casa. I suoi vestiti, le sue cose, dovunque andasse. La sua stanza non era nemmeno più sua - l'odore del suo profumo indugiava ancora nell'aria dopo mesi.

Suo padre; suo padre poteva essere disposto a lasciare che la casa diventasse un museo, ma Kyle non aveva intenzione di vivere in quel modo. Se doveva vivere, allora avrebbe vissuto libero da tutto questo schifo alieno. Non avrebbe governato il suo destino.

Tess stava bruciando, nello stesso modo in cui, diceva suo padre, avevano bruciato il corpo di Pierce l'anno scorso. Vero, Tess non c'era, ma tutti i vestiti, tutte le cose che avevano fatto Tess, in una parola Tess, erano qui.

Forse il loro gruppo stava diventando la mafia di Roswell.

"KYLE!" gridò la voce di suo padre. "Che diav…" Jim corse per il viale, e afferrò la canna appena arrivò. L'acqua fredda della canna coprì il fuoco e lo spense.

Jim teneva gli occhi fissi sui tizzoni bruciati. Avrebbe potuto fare una faccia, una faccia sorridente a dispetto dell'essere circondato dalle ceneri.

"E' la roba di Tess?" chiese in tono accusatorio, conoscendo già la risposta.

Kyle annuì. "Già".

Il volto di Jim si indurì. "Non ti capisco. Prima di tutto, hai acceso un fuoco, un fuoco pericoloso che avrebbe potuto facilmente andare fuori controllo, quando io non sono a casa, nel nostro giardino? E se fosse andato fuori controllo? Che cosa sarebbe accaduto alla nostra casa?"

"So come si accende un fuoco, va bene?"

"No, non va bene!" gridò Jim. "E' irresponsabile e stupido. E prendere le cose di tua sorella - è terribile!"

"NO!" ringhiò Kyle, la voce aspra. "Chiariamo le cose. Tess non è mai stata mia sorella. Era un'aliena, una randagia che abbiamo preso con noi. Non è mai stata leale né con me né con te. Ci ha usati. Ora se n'è andata. Non importa quanto aspettiamo, non tornerà. Papà, se n'è andata. Andata. Proprio come la mamma. E non ho intenzione di vivere in questa casa per anni con piccoli ricordi di lei che stanno lì a darmi la caccia."

"Sei fuori di testa, figliolo!" urlò Jim.

"Sono il solo che sta pensando, in questo casino" Kyle mormorò mentre rientrava in casa, sbattendo la zanzariera in faccia a suo padre. //

Kyle si diresse verso la macchina, evitando Isabel e Max che stavano nel cortile. Non voleva più essere associato a loro. Erano quelli che avevano rovinato la sua famiglia, i suoi amici, la sua vita.

//flash//

Isabel diede un'occhiata all'ultimo paragrafo mentre continuava a scrivere.

Abbiamo messo lo sceriffo in un bel po' di guai e sono davvero grata per i sacrifici che ha fatto per noi. So che Kyle rimpiange il fatto che, anche se siamo costati allo sceriffo il suo lavoro, vuole ancora aiutarci nel nostro sforzo di scoprire di più sulle nostre origini e il nostro vero scopo sulla Terra.

//flash//

Jim sedette alla sua scrivania guardando la confusione di carte profusa davanti a lui. Non riusciva a concentrarsi su ciò che stava facendo perché troppi ricordi dell'estate e dell'anno di scuola passati gli giungevano da ogni parte.

I ricordi stavano cercando di forzare la via al presente. Cercò di metterli da parte. Aveva bisogno di concentrazione. Rivoleva il suo vecchio lavoro e risolvere il baule di casi che stavano davanti a lui era l'unico modo per riuscirci.

Prese un respiro profondo in preparazione per il lavoro di fronte a sé. Prima di poter cominciare, comunque, l'aroma piacevole delle rose assalì il suo naso. Quel profumo lo trascinava alla notte che lui ed Amy avevano trascorso insieme in romantica beatitudine.

// Amy sorrise dolcemente a Jim sopra il bicchiere di vino che teneva mollemente tra le mani. Jim le restituì il sorriso con una smorfia sexy delle sue.

Erano seduti in un angolo in penombra di un ristorante di Albuquerqe. Rose appena colte e la luce morbida delle candele li circondavano.

Jim poteva vedere Amy ondeggiare lentamente al suono di un violinista che suonava maestosamente sullo sfondo.

Non riusciva a credere alla propria fortuna. Eccolo lì seduto accanto alla donna più affascinante di tutte. Odiava il fatto che per tutta la notte e per tutta la loro relazione, lei aveva condiviso alcuni dei suoi più intimi segreti con lui ed egli non poteva neppure rivelarle il suo principale segreto, che riguardava non solo suo figlio e gli amici di suo figlio, ma anche la figlia di lei. Era un segreto che era stata la causa della morte del migliore amico di sua figlia.

Jim bevve con avidità il suo vino in un colpo solo, come se quest'unico bicchiere potesse annegare l'immagine del corpo di Alex in quella macchina.

Scosse la testa per liberarla, poi sorrise ad Amy. "Credo che stiano suonando la nostra canzone. Ti va di ballare?"

Amy accettò l'offerta della sua mano ed uscirono. //

Jim interruppe il suo stato di rapimento quando i suoi occhi si posarono su una scheda di persone scomparse che riportò la sua mente a quel giorno.

// Jim fissava il mare di occhi che erano diretti su di lui. Alcuni sospettosi, altri increduli, la maggior parte curiosi. Solo sei paia di occhi lo fissavano con partecipazione, dolore, rimpianto, e verità. Erano quegli occhi che voleva evitare.

Fece una semplice dichiarazione alla folla. "Tess Harding è stata dichiarata scomparsa ieri mattina. In un primo momento si era pensato ad un rapimento, ma non è stata trovata alcuna richiesta di riscatto. Quello che era stato trovato era un messaggio scritto da una ragazza sola e depressa. Perciò questo caso è ora trattato come un caso di fuga. Se qualcuno ha delle informazioni sulla scomparsa di Tess, per favore contatti il dipartimento di polizia o me".

Proseguì spiegando dove e come il messaggio era stato trovato. Poi procedette nella sua lettura.

Scoprì che leggere il falso messaggio gli lasciava un gusto molto amaro in bocca. Tess aveva tradito la sua fiducia e il suo affetto ed ora doveva spandere bugie sulle bugie che lei aveva già ammannito loro. Il suo cuore era stanco. Si sentiva come se avesse perso un figlio. Il che, in parte, era vero. //

Jim gemette piano e cambiò di posto alcune carte, ma la sua mente non era ancora pronta a concentrarsi sul compito che aveva di fronte.

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Camminò lentamente fino alla camera di Kyle e aprì in parte la porta.

Infilò dentro la testa e notò che Kyle era addormentato. Entrò del tutto e si fermò accanto al letto di suo figlio.

Prima, quel giorno, era tornato ed aveva trovato Kyle che sgombrava la sua camera. Avevano avuto una brutta discussione sul ruolo di Jim nell'aiutare i ragazzi Evans e Michael Guerin.

Kyle sentiva che non ci si poteva fidare di loro. Sentiva che si sarebbero dimostrati esattamente come Tess. Non importa che cosa Kyle dicesse, Jim non poteva fare niente di meno che avere fiducia in loro. Gli avevano ridato suo figlio e questo ai suoi occhi meritava fiducia.

Jim allungò la mano e spostò di lato una ciocca di capelli che era caduta sugli occhi di Kyle. Non sapeva come cominciare a risolvere i problemi tra lui e Kyle.

Quando c'era Tess erano stati così vicini a diventare di nuovo una famiglia. L'amava come una figlia e sapeva che anche Kyle le voleva bene. Si sentiva talmente triste e arrabbiato per non aver saputo vedere attraverso le sue menzogne e macchinazioni.

Lasciò uscire un sospiro di dolore e si voltò per andarsene dalla stanza. Si fermò sui suoi passi quando udì il suono di Kyle che si agitava e si girava nel sonno. Poi sentì la voce di suo figlio. Era piena di lacrime e dolore.

"Tess! Perché? Perché mi hai mentito? Perché mi hai usato? Credevo che mi volessi bene. Tess?"

Lacrime scesero lentamente sul viso di Jim. Appoggiò la testa contro il muro vicino alla porta. Voleva piangere come un bambino, ma doveva essere forte per il bene di suo figlio.

Sussurrò piano, più a se stesso che a Kyle: "Ci ha tradito tutti, figliolo. Allontanarti da chiunque altro non ti darà la risposta sul perché".

Si drizzò ed uscì dalla stanza.

//flash//

Isabel mise giù la penna quando fu il momento di pensare a Tess.

Chiudendo gli occhi, immaginò Tess che roteava nello spazio nel granilith, la mano che stringeva protettivamente il ventre. Isabel la immaginò uscire dal razzo arrivata a destinazione, accolta da Khivar …

"Bentornata, Ava. Che cosa hai portato per me?", chiese alla bionda minuta un uomo dai capelli scuri, le spalle ampie, quando avanzò fuori dal suo castello fiabesco.

"Sono incinta dell'erede", risponde freddamente Tess. "Non sono riuscita a portare gli altri tre, ma ho reso inutilizzabile il loro sistema di supporto. Sono deboli, e non costituiranno una minaccia per noi."

"Meraviglioso, mi hai servito bene." Khivar sorride alla ragazza.

No, no … questo faceva troppo fantascienza di serie B degli anni Cinquanta.

Probabilmente sarebbe andata piuttosto così…

Tess che esce dal razzo nell'aridità e desolazione di un mondo deserto per essere accolta da un Khivar dai modi bruschi, mentre un vento pungente alza la sabbia intorno a loro.

"Porto in grembo suo figlio, ho fatto come mi hai chiesto". La voce di Tess è bassa, il suono quasi sferzato via dal vento.

"Dove sono gli altri?" Khivar stringe gli occhi e si avvicina alla ragazza, afferrandole la vita e attirandola vicino a sé.

I suoi capelli biondi sono spinti dal vento sul suo volto mentre Tess comincia a piangere. "Erano quasi miei, li avevo in pugno, ma ho fallito. Sono più forti di quanto pensassimo."

"Il tradimento della tua famiglia lascia un grande affare in sospeso. Sono abituato a migliori risultati dalle mie donne". Khivar velocemente colpisce il volto di Tess con un manrovescio e la trascina nel turbinio della tempesta di sabbia.

…No, neppure questo. Era un po' troppo "Mad Max: Oltre la sfera del Tuono". La scena si sarebbe svolta in maniera completamente diversa

Tess scende con orgoglio la passerella dell'astronave e i suoi occhi ispezionano a caso le legioni di truppe allineate per il saluto nella stazione spaziale supertecnologica.

"Mio signore, Khivar" Tess china il capo brevemente di fronte all'uomo dai capelli scuri che le si avvicina con il mantello svolazzante.

"Porti in grembo l'erede?" chiede Khivar.

"Sì, mio sire."

"I tre?"

"Mi sono sfuggiti, mio signore".

"Non importa, saremo su di loro tra poche settimane. Li annienteremo", disse Khivar con un ghigno. "Vieni, unisciti a me sul ponte di battaglia, abbiamo molto a cui prepararci."

Tess si inchina di nuovo e segue Khivar tra le file delle truppe.

…Beh, questa sapeva decisamente troppo di Guerre Stellari, e lasciò Isabel con una sensazione di gelo nelle ossa. Si chiese brevemente perché le era così facile evocare l'immagine di un uomo dai capelli scuri, le sembrava così familiare - spazzò via in fretta i pensieri dalla mente, non voleva nessuno dei residui di Vilandra e preferiva ignorarli quando si presentavano.

Tess.

L'intera faccenda era un mistero per Isabel. Poteva quasi immaginare Tess fare ciò che aveva fatto per essere sicura di poter tornare a casa, ma essere disposta a consegnarli a Khivar? Tramare per essere messa incinta, sapendo che avrebbe messo il bambino nelle mani del nemico di suo padre?

Non aveva alcun senso.

Per la millesima volta, ripetè ogni momento che ricordava di aver trascorso con Tess, chiedendosi quale fosse l'indizio che le era sfuggito. Niente aveva mai indicato questa come una possibilità. La lealtà di Tess all'idea dei quattro reali e del destino era sembrata superiore a quella di chiunque altro.

Così tante cose non tornavano. Kyle e lo sceriffo … Tess era sembrata sinceramente attaccata ad entrambi. In realtà, prima del ballo, Isabel aveva la netta impressione che Tess e Kyle potessero essere diretti su una propria strada. Non aveva senso.

Tess e Kyle.

Tess e lo sceriffo Valenti.

Tess e Max.

Come poteva chiunque avesse stretti rapporti con lei essersi così completamente ingannato?

Ricordò la Tess dei bei tempi. Tess che li aiutava, salvandoli dagli Skin. Il suo aiuto a Max durante il summit, stando al suo fianco. Il modo in cui si era creata un posto nella famiglia Valenti, con loro che le volevano bene e lei che sembrava volerne a loro. Le immagini scivolavano nella sua mente …Tess che rideva a Las Vegas, che sorrideva al ballo…

Come aveva potuto tradire la sua famiglia, tutti coloro che amava?

Certo, non che non fosse una storia familiare per Isabel. In realtà, era dolorosamente familiare … Vilandra.

Isabel tremò al pensiero. Raccolse la penna e lentamente scrisse il nome di Alex.

Alex …

Il suo sguardo si diresse verso la foto del ballo con loro otto, che era fissata al muro. Allungò la mano, staccò la foto e la guardò. La sua mano restò sospesa sul volto di Alex mentre nell'immagine la teneva stretta, e sorrise con felicità per un istante prima di prendere un respiro profondo e riporre la foto nel cassetto. Raccolse la penna e ricominciò a scrivere .

Alex … Alex è, no, Alex era …

Cancellò le parole prima di sospirare profondamente e ricominciare da capo.

Alex è mor …

Isabel fissò il foglio sui cui stava scrivendo. Rilesse l'ultima riga più volte, poi non potè risolversi a finirla. Sbattè la penna sul tavolo con rabbia, raccolse il foglio, lo appallottolò e lo buttò nel cestino. Sfavillò mentre era sommerso da una fiamma blu.

Sorrise, tornò alla scrivania e tirò fuori un foglio bianco. Lo guardò fissamente per alcuni minuti prima di tenere pronta la penna per scrivere.

Sono Isabel Evans e questa è la mia autopsicanalisi.

Isabel continuò a scrivere mentre suo fratello era sulla strada per la riserva.

Max guidava la jeep lungo l'autostrada per la riserva. Era nervoso, forse Riverdog aveva le risposte di cui Max aveva così disperatamente bisogno. Quando finalmente arrivò, saltò giù in fretta dalla jeep e si diresse verso la figura familiare che lo stava aspettando.

"Dov'è, Eddie?" chiese Max.

"Come, neanche una chiaccheratina?" rise con aria furba Eddie.

Max sospirò.

Eddie si girò a sinistra ed indicò una grossa collina.

"E' nella gola dall'altra parte della collina", disse Eddie.

Max si incamminò nella direzione che Eddie aveva indicato, con attenzione scese dalla collina verso la gola. Una volta dentro la gola Max si trovò solo, osservò l'area circostante e non vide nessuno. Max sentì un rantolo provenire dalla parte più profonda del burrone.

Seguì il suono finché vide qualcuno disteso per terra. Nell'avvicinarsi alla figura che giaceva col viso rivolto a terra, Max riconobbe chi era.

"RIVERDOG!" urlò Max mentre si precipitava al suo fianco.

Riverdog stava tossendo sangue quando Max si inginocchiò accanto a lui. Distese la mano dietro la testa di Riverdog e lo sostenne.

"Guardami negli occhi", lo incitò Max mentre posava la mano sul petto di Riverdog, concentrandosi per stabilire la connessione.

Quando la connessione fu stabilita Max cominciò a cercare che cosa non funzionava nel corpo di Riverdog. Lo trovò in fretta; qualunque cosa fosse, si stava diffondendo in tutto il corpo.

Max si concentrò sul tentativo di fermarla, qualunque cosa fosse. Ma ad ogni tentativo la sostanza continuava ad espandersi. Fu allora che Max si rese conto che non poteva salvare Riverdog.

"Mi dispiace", sussurrò Max.

Riverdog allungò la mano verso Max. Max esitò un momento prima di prendere la sua mano. La connessione fu istantanea, la mente di Max fu colpita da un fuoco di fila di immagini.

//flash//

Due astronavi che volavano in un cielo buio. Il tuono rumoreggiava in lontananza, e i lampi danzavano tra le nuvole. La prima navicella si schiantò in un campo, mentre la seconda precipitò all' orizzonte lontano.

//flash//

Riverdog canta con voce sommessa mentre rivela il medaglione d'argento nella sua testa. Il lampo argenteo sembrò estraneo alla Terra. Quattro cerchi sovrapposti come una stella cinese si incrociarono, una piccola pietra blu si dispose nel mezzo. Brillò nella luce della luna riflettendo la costellazione a V nel cielo.

//flash//

Una giovane con la pelle color rame chiaro, e lunghi capelli neri. L'espressione sul suo viso in un primo momento fu di paura, ma presto si trasformò in uno sguardo di comprensione.

//flash//

La stessa ragazza che giocava con una più giovane dai boccoli d'oro, gli occhi blu che scintillavano. Nasedo le teneva d'occhio mentre parlava con Riverdog.

//flash//

Max cadde indietro, respirando affannosamente, quando la connessione fu interrotta. Era confuso, e non sapeva cosa fare dei flash che aveva appena ricevuto. Ma la confusione cessò quando guardò Riverdog che giaceva inerte sul fondo del burrone.

Max pose le dita su un lato del collo di Riverdog, cercando un battito. Quando non lo sentì, fu con assoluta devastazione che si rese conto che Riverdog era morto. Si tolse la giacca e la stese sopra di lui.

Mentre Max osservava con tristezza il corpo senza vita, i suoi occhi furono attratti da un piccolo, debole bagliore che proveniva dalla mano chiusa a coppa di Riverdog. Lentamente gli aprì il palmo per vedere un medaglione d'argento che mandava riverberi alla luce della luna. Max restò senza fiato mentre raccoglieva il medaglione: era quello dei flash.

Era un indizio dal passato. Max guardò verso il cielo, e cercò di rivivere i flash che aveva ricevuto mentre tentava di guarire Riverdog. Mentre dava uno sguardo pieno di pena all'uomo ai suoi piedi, guardò di nuovo lo strano medaglione che l'uomo aveva con sé. Era chiaramente non umano, ma da dove veniva? Perché l'aveva Riverdog? Era questo strano medaglione la ragione per cui Riverdog doveva vederlo? Era la ragione per cui era morto? Max osservò il medaglione, che stava ancora brillando, e sospirò forte.

Tutti i pezzi dovevano incastrarsi, in qualche modo, ma in un modo o nell'altro non riusciva ad immaginare che cosa significassero. Era una via verso casa? Era qualcosa del loro passato? Guardò un'ultima volta il medaglione prima di metterlo in tasca. Qualunque cosa fosse, valeva la pena di uccidere per lui, perciò era chiaramente importante. Diede un ultimo sguardo a Riverdog.

"Che cosa significa, Riverdog? Che cosa dovevi dirmi? Perché era importante?"

Mentre le sue domande rimanevano sospese nell'aria, sospirò e si diresse verso la riserva per chiedere aiuto.

Fine episodio 1

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