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II. Ionici, Socrate e socratici   

II,i:ANASSIMANDRO

Di Mileto. Principio (αρχή) ed elemento è l'infinito (to àpeiron). La terra sferica, la luna non ha luce propria ma la riceve dal sole, purissimo fuoco. Scoprì lo gnomone e lo pose in Sparta.

II,ii:ANASSIMENE
Di Mileto, udì Anassimandro. Principi sono l 'aria e l'infinito. Gli astri si muovono non sotto terra ma attorno ad essa*. *M nella LXIII Ol (528-25)*.

II,iii:ANASSAGORA
Da Clazomene, uditore di Anassimene, per primo pose alla materia (ile) una mente (nous). Suo incipit "Tutte le cose erano insieme: poi venne la mente (nous) e le dispose in ordine". Per questo fu detto "Mente". Nacque nella LXX (500-497) e morì nel primo anno LXXXVIII (428). Sulla luna ci sono abitazioni, colline e burroni. Principi sono le omeomerie: come l'oro è composto di piccoli elementi, così l'intero universo è fatto di piccoli corpi omogenei tra di loro. La Mente (nous) è principio di movimento: i corpi gravi come la terra occupano il posto più basso, i lievi (fuoco) l'alto, l'acqua e l'aria l'intermedio. Il polo celeste, sempre visibile, era al vertice della terra, ma successivamente s'inclinò. I viventi furono generati dall'umido e dal caldo. *E Fu il primo a sostenere che nei poemi omerici l'argomento principale è la virtù e la giustizia. Tutto il cielo è fatto di pietre, in coesione finché il tutto è in rotazione. Accusato da Cleone di empietà [per la concezione del sole come metallo rovente (e per aver dichiarato che tale astro era più grande del Peloponneso- secondo CONDORCET 1775, tr. it. 168)] nonostante la difesa del discepolo Pericle fu esiliato. Fu processato anche da Tucidide e condannato a morte in contumacia per medismo.

Si uccise "con la tranquillità del saggio" (epigramma DL) non sopportando l'insulto violento costituito dalle accuse per cui era stato condannato.

(versione Ermippo, Vite). Morì a Lampsaco dove s'era ritirato. "Ai fanciulli sia data una vacanza annuale nel mese in cui sono morto". Ivi tomba dedicatagli: "A. nella ricerca della verità si spinse fino ai confini del cielo".

II,iv ARCHELAO[V-IV sec. a C. nomos è convenzione]

Milesio, disc. di Anassagora. Portò ad Atene il naturalismo ionio. Fu maestro di Socr.. La terra non è che acqua condensata a causa del fuoco; è delimitata dall'aria, e questa dal fuoco. Dal fango nasce la vita. L'universo attorno al sole massimo astro è infinito. Giusto e turpe non sono per natura, ma per convenzione.

II,v. SOCRATE
Ateniese, uditore di Anassagora. [II,16:introdusse per primo l'etica] l'ozio il possesso più bello; uno solo è il bene: la scienza, uno il male:l'ignoranza. Nulla sapeva eccetto che nulla sapeva. Abituato al minaccioso brontolio di Santippe "come udissi il rumore incessante di un argano". Abituato a convivere con Santippe mi troverò a mio agio con tutti gli altri uomini". Dei tre accusatori, Anito rappresentava gli interessi degli artigiani-politici, Licone dei retori, Meleto dei poeti: tutti qs. tre (ceti sociali) scherniti da S.

Meleto per giuramento accusò S. di non riconoscere gli dei che la città riconosce, di introdurre altre divinità e di corrompere i giovani. *M a settantanni nel primo anno LXXVII (400). Bevve la cicuta. Condannato per 281 voti più di quanti volessero l'assoluzione. Siccome poi S. valutò la sua pena 25 dracme, i giudici infuriati, con 80 altri voti in più lo condannarono a morte. Poi si pentirono, Lisippo gli fece una statua. Epigr. DL: "Dagli ateniesi con semplicità accogliesti la cicuta: essi stessi la bevvero fino in fondo, per la tua bocca". Dei suoi successori furono i più rappresentativi: Plat., Senofonte, Antistene.

II,vi:SENOFONTE[430-?]

Ateniese, primo annotò  le conversazioni di Socr. e le rese note. Fiorì nella XCIV (401-400). Espulso da Cecrope per l'amicizia con Ciro, *M a Corinto nel primo anno CV (360). 40 libri in dolce prosa chiamato per essa Musa Attica: Anabasi, Ciropedia *E Apologia di S. Epigr DL: "S. s'inoltrò tra i Persiani, non solo perché chiamato da Ciro, ma anche perché cercava di salire per la via che conduce a Zeus. Poiché mostrò che le imprese dei Greci erano il risultato della sua *Educazione egli rese omaggio alla sapienza e alla bellezza di Socr.".

II,vii:ESCHINE[fedele seguace di Socr.]

Figlio di un salsicciaio ateniese, fu sempre con Socr.. 7 dialoghi socratici ben accolti da Dionisio tiranno di Sicilia. Secondo alcuni erano dialoghi di Socr., che Santippe  gli passava. Molto persuasivi.

II,viii: ARISTIPPO[406-?:incontrò Plat. nel 351. *...(edoné en kinesei) non derivata da assenza dolore (katastematikè). ** ma solo l'intelligenza pratica (fronesis) sa calcolare valore e conseguenze del vero piacere, dunque è padronanza di sé = libertà = felicità]

Da Cirene: fu il primo socratico a esigere onorari e a mandar denaro al maestro. Il privilegio dei filosofi: "Se pure tutte le leggi siano eliminate, noi vivremo egualmente". *Educò la  figlia Arete [II,86 sua discepola] esercitandola a disprezzare ogni eccesso. Interrogato sull'utilità dell'educazione per un figlio: "Almeno in questo, che a teatro non siederà come pietra su pietra". Avendo un tale protestato per il prezzo richiesto per l'istruzione al figlio da parte del filosofo con la considerazione "Per 500 dracme posso comprarmi uno schiavo", A. rispose: "Compralo, così ne avrai due" [leggi: solo l'*E ti fa uscire dalla schiavitù]. Sull'etera Laide, per i cui rapporti veniva criticato: "E' cosa eccellente non l'astinenza dalle passioni ma il dominarle e non esserne servi". Per essere passato a Dionisio: "Da Socr. venni per educarmi (paideìas èneken), da Dionisio per distrarmi (paidiàs)". Sul potere: i filosofi vanno dai potenti come vanno i medici dai malati, meglio essere medici. Dionisio a lui che chiedeva denaro: "Ma non dicesti che il sapiente non ne avrebbe mai bisogno?", A. risponde: "Paga, e poi discuteremo" e dopo il pagamento: "Vedi che io non ne ho avuto bisogno?". All'osservazione del tiranno "Chi traffica dal tiranno di lui è servo, anche se venga libero", ribattè "Non è schiavo, se giunge libero".  Scrisse "Dell'*E". Dimostra che il fine è il movimento calmo che sfocia nella sensazione*.           

I Cirenaici derivano da lui: la figlia Arete, di cui fu alunno Aristippo (chiamato perciò "Metrodidatto") che a sua volta istruì Teodoro l'Ateo (detto "dio"). Un altro alunno di Aristippo fu Antipatro, da cui venne Egesia, detto l'avvocato della morte (ò peisithànatos) perché consigliava di morire, e Anniceride (che riscattò Plat.). I cirenaici avevano la dottrina dei due stati d'animo: il piacere come movimento calmo, il dolore come  movimento aspro. Si tratta di piacere fisico, non di quello epicureo che viene dall'eliminazione di dolori o  turbamento: il fine infatti è il piacere particolare. La felicità è la somma dei piaceri particolari, passati presenti e futuri. Come le pene fisiche sono peggiori delle pene spirituali, così i piaceri fisici sono preferibili ai piaceri dell'anima. E' sufficiente che noi godiamo di ogni singolo piacere che ci capiti. Il sapiente non proverà né invidia né amore né superstizione: sentimenti dovuti a vana opinione.  Nulla è giusto onesto o turpe per natura, bensì per convenzione o abitudine (v.  II,IV Archelao). In tutte le discipline, anche in filosofia, esiste il progresso. I seguaci di Egesia sotengono che non esistono né gratitudine né amicizia né beneficenza, che sono espressione degli interessi: quando non vi sono questi, non esistono neppure quelle. La felicità** è inconseguibile, perché il corpo è affetto da molte sofferenze. Sono egualmente indifferenti alla misura del piacere: povertà e ricchezza, servitù e libertà, nobiltà e oscurità di nascita, ché godiamo tutti nello stesso modo (e nella stessa quantità io). Per lo stolto il vivere è utile, per il saggio indifferente. Gli errori sono degni di perdono perché nessuno sbaglia volontariamente ma costretto da qualche particolare affezione: non bisogna perciò odiarlo ma *Educarlo.

La ragione non è sufficiente al fine di aver fiducia in noi stessi, ma dobbiamo *Educare il nostro carattere e vincere l'innata cattiva disposizione che è cresciuta inseme a noi. I Teodorei eliminarono radicalmente le comuni credenze negli dei. Teodoro fu alunno di Anniceride. Concepì felicità(bene) e infelicità(male) come supremi beni, il primo frutto della prudenza, l'altro della stoltezza. Nostra patria è il mondo, a tempo opportuno bisogna infrangere la legge (costituita per frenare gli stolti) e rubare, commettere adulterio o sacrilegio. Se uno indulge al coito in quanto è utile, non erra (come non erra pensando che sia utile una donna in quanto esperta di lettere). Aveva chiesto ad uno ierofante chi sono coloro che violano i misteri. "Quelli che li rivelano ai non iniziati", "Dunque tu li violi, perché li spieghi ai non iniziati" (v. anche Crisippo come sofisma i). Secondo Anficrate fu condannato (per questo i) a bere la cicuta e *M.

II,ix:FEDONE

Di Elide, degli Eupatridi, schiavo, riscattato da Socr., come libero si dedicò alla filosofia. La sua scuola si chiamò di Elide, ma due generazioni dopo (con Menedemo) si chiamò di Eretria.

II,x EUCLIDE

Della sua scuola Eubulide di Mileto, l'eristico: pose in forma di domanda gli argomenti dialettici[sofismi che  discendono dalla difesa zenoniana dell'eleatismo] del mentitore[1:pseudòmenos-ψευδόμενος:se mentisci dicendo che mentisci, nello stesso tempo mentisci e dici la verità], velato, sorìte*[3.sorìtes:un grano non fa mucchio*(σωρίτης), due neanche, quand'è allora che c'è il mucchio?], cornuto[5.keratìnes-κερατίνης: quel che non hai perduto ce l'hai, corna non ne hai perdute, quindi ne hai], calvo[4.un capello mancante non fa un calvo, due neanche, quand'è allora che c'è il calvo?], di colui che cerca di sfuggire e di  Elettra[2.sa chi è Oreste, eppure non lo conosce mentre le sta di fronte travestito; quindi insieme lo conosce e non lo conosce],  fu udito da Demostene e fu critico di Arist. e *M abbandonato dagli alunni presso l'Elide dove voleva fondare una scuola "Olimpica", trafitto da punta di canna mentre nuotava nel fiume Alfeo.

II,xi STILPONE[380-300: maestro di Zenone*. Negazione della predicazione- universalizzazione (salvo che nel GIUDIZIO IDENTICO. Unica realtà il particolare sensibile (vs Plat.)]

Sempre di Megara. quasi tutta la Grecia volse a lui lo sguardo e seguì la scuola megarica. Quando la sua casa fu invasa dai nemici, non si lamentò di perdita alcuna: rispose di non aver perduto nulla di ciò che realmente possedeva - nessuno infatti gli aveva portato via la sua dottrina e possedeva ancora ragione e scienza. Molto bravo nelle controversie, negava la validità dei concetti generali (idee): p.e. la verdura non è questa verdura particolare (perché si dice che la verdura esista prima e dopo questa particolare i), dunque questa non è la verdura.

*M vecchio, dopo aver bevuto vino per affrettare la morte. Secondo Eraclide il fondatore* dello stoicismo, Zenone, fu suo alunno.

II,xii CRITONE[Plat.: pare non intendere a fondo il maestro]

Ateniese, devoto a Socr. con tutti i 4 figli, 17 dialoghi in un libro, tra i quali *E "Dell'istruzione".

II, xiii SIMONE

Ciabattino ateniese, annotava in bottega tutti i discorsi del visitatore Socr.: nacquero 33 dialoghi "di cuoio", tra i quali *E "Della virtù che non può essere insegnate", e "Dell'insegnare". Per primo portò il metodo socratico nella conversazione. Di fronte ad un'offerta di Pericle, rifiutò di essere pagato "Non rinuncio alla mia libertà di parola per denaro".

II,xiv GLAUCONE

Ateniese, 9 dialoghi in un libro, più 32 spuri.

II,xv SIMMIA[420-39..:scolaro di Socr.]

Tebano, 23 dialoghi in un libro tra i quali *E "Dell'insegnare".

II,xvi CEBETE[scolaro di Socr.- cinico- stoico. Paideia (cultura)=autarchia =indifferenza per tutte le cose indifferenti, cioè che non possono essere né bene né male]

Tebano, 3 dialoghi.

II,xvii MENEDEMO[339/7-265: cinico. Intellettualizza il bene-unico socratico (conciliato con l'uno eleatico: omne bonum in mente positum, et mentis acie, qua verum cerneretur). Abolisce il predicativo estìn-έστίν: non "è bianco", ma "biancheggia"- affresco in villa pompeiana]

Di Eretria, prima seguace di Plat., poi di Fedone (da cui la sua scuola come scuola di Eretria). Dapprima dai concittadini malvisto e chiamato "cane" (cinico) e "vaniloquio", lo ammirarono poi tanto da affidargli il governo  della città. Fu poi accusato di voler consegnare la città al nemico Antigono (suo amico) e dovette fuggire. *M presso Antigono, di disperazione, dopo aver preso con sé furtivamente dalla città sua moglie e figlie. Epigr. DL "...Ti spegnesti volontariamente non toccando cibo per sette giorni: gesto degno di un eretriese, ma non di un uomo, ché la disperazione fu la guida al tuo destino".

 

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