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Jean-Paul Sartre - L'existentialisme est un humanisme  

Parigi, lunedì 29 ottobre 1945, club Maintenant (edito da Nagel 1946).[Gallimard 1966]  

(mia sintesi - seconda parte)

 

 

[disperazione]  L'abbandono (délaissement) implica che noi scegliamo  noi stessi il nostro essere. L'abbandono va di pari passo con l'angoscia. Per quanto riguarda la disperazione (désespoir), essa significa semplicemente questo: che noi ci limiteremo a contare su ciò che dipende dalla nostra volontà, o sull'insieme delle probabilità che rendono possibile la nostra azione.

[ottimismo e soggettivismo] Non c'è dottrina più ottimistica, perché il destino dell'uomo è in lui stesso; né può l'esistenzialismo esser visto come tentativo di scoraggiare l'uomo all'azione, perché non c'è speranza che nell'azione dell'individuo, e la sola cosa che gli permette di vivere è l'atto.  All'inizio, non può esserci altra verità che quella del cogito cartesiano. Al di fuori del quale non resta che la probabilità, ma quest'ultima - se svincolata da una verità, affonda nel nulla. Perché ci sia una qualsiasi verità, necessita una verità assoluta, e quest'ultima è facile da ottenere: consiste nello scegliere se stessi senza intermediari. Mentre il materialismo mette sullo stesso piano uomini, oggetti e cose, noi vogliamo costituire  precisamente il regno umano come un insieme di valori distinti dal regno materiale.

[il cogito non è soggettività cartesiana] La soggettività non è individuale: la raggiungiamo attraverso l'io penso, che implica un riconoscimento con l'altro: noi raggiungiamo noi stessi di fronte all'altro, e l'altro è tanto certo per noi quanto noi siamo certi di noi stessi. Così  l'uomo che coglie se stesso direttamente con il cogito, scopre anche tutti gli altri, e li scopre come condizione della sua esistenza. Si rende conto che non può essere niente, e gli altri non lo riconoscono come tale.

[universalità del progetto individuale] Per ottenere una qualsiasi verità su di me, bisogna chi io passi attraverso l'altro. Scopriamo così un mondo c. d. di inter-soggettività. C'è una universalità (nel senso che tutti gli uomini hanno in comune la condizione di progetto-impegno) dell'uomo, ma non è data, bensì continuamente costruita. Io costruisco l'universale scegliendomi. Non c'è nessuna differenza tra essere liberamente, essere come progetto, come esistenza che sceglie la sua essenza, e essere assoluto. Nel senso che ciascuno di noi fa l'assoluto respirando, mangiando, agendo.  La scelta è possibile in un senso, ma c'è qualcosa che non è mai possibile, ed è il non scegliere. Posso sempre scegliere, ma devo sapere che se non scelgo, scelgo ancora lo stesso.

[morale astratta e morale concreta] Bisogna paragonare la scelta morale alla costruzione di un'opera d'arte. Siamo nella stessa situazione creatrice. Noi non ci riconosciamo nell'atto gratuito descritto da Gide; noi non parliamo di gratuità d'un'opera d'arte: comprendiamo che Picasso  si è costruito così com'è nello stesso tempo in cui dipingeva, l'insieme della sua opera si incorpora nella sua vita. Così anche nella morale, noi non possiamo decidere a priori quello che c'è da fare. L'uomo si fa, non è tutto fatto dall'inizio, egli si fa scegliendo la sua morale, e la pressione delle circostanze è tale che  egli non può non sceglierne una. Noi non possiamo definire l'homo che in rapporto al suo impegno (engagement).  L'atteggiamento di stretta coerenza è l'atteggiamento di buona fede, non quello di malafede. Quando dico che la libertà, attraverso ogni circostanza concreta, on può avere altro fine che di volere se stessa, una volta che l'uomo abbia riconosciuto  che egli pone dei valori, nell'abbandono (délaissement), egli non può volere che una cosa: la libertà come fondamento di tutti i valori. Ciò significa semplicemente che gli atti degli uomini di buona  fede hanno come ultimo significato  la ricerca della libertà in quanto tale. La libertà non dipende da altri, ma dal momento che vi è impegno, sono obbligato  a volere nello stesso tempo che la mia libertà la libertà degli altri, e quindi non posso prendere la mia libertà per fine se non prendendo anche quella degli atri come fine.

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