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COSA SUCCEDE IN CITTÀ!

Interviste con gli italiani di Turku

COSA SUCCEDE... A STOCCOLMA

Una crociera aiuta ad aprire la mente, quasi sempre

(tranne a coloro che viaggiano sul carro dei bacchettoni)

Una traversata in nave, Helsinki-Stoccolma, costa poco, ma davvero poco. Pernottare nella capitale svedese per tre giorni, costa tanto, proprio tanto; ma ne vale la pena. Sono in compagnia del mio caro amico Mikko, finlandese naturalmente, per la precisione di Tampere. Anarchico, animalista, vegetariano. Non c'è nulla di finto in lui, a Mikko non piace ostentare. Mi fa una certa impressione vederlo in scarpette da ginnastica – marca sconosciuta – affondare i piedi nella neve. Si è laureato, Mikko, ma in attesa di trovarlo il lavoro, quello per cui ha studiato, fa l'aiutante carpentiere. È alto poco più di due metri e pesa 120 kg. Testa completamente rasata, ha un aspetto addirittura terrificante, salvo poi scoprire che scrive poesie e le trasforma in canzoni che canta con la sua band. Il punk è una delle passioni di Mikko, oltre al teatro, il cinema, la pizza – vegetariana – e l’apprendimento di parolacce in lingua italiana; come si fa a non volergli bene?

Stoccolma – L’uomo con cui Mikko sta parlando è svedese. Alto più o meno come lui, con la testa rasata, come la sua, ma Göran, questo è il suo nome, forse non ha l’animo poetico di Mikko. A farmelo pensare è la maglia che indossa sotto il giubbotto sbottonato. C’è stampata una croce celtica e la scritta in inglese che tradotta suona come: "In difesa dell’ Europa". Ma non è finita. Un altro uomo raggiunge Mikko e Göran. Si chiama Bjärne e lui, la croce celtica la porta stampata sul bomber in pelle nera, piccola, in alto a sinistra ed enorme, sulla parte posteriore. Sino a quel momento me ne stavo al bar dell'albergo, a sorseggiarmi una premuta d'arancia. Ora decido di avvicinarmi. I tre stanno parlando in svedese, ma alla mia vista, passano all’inglese. Si discute di musica, soprattutto. Guardo Mikko, così diverso dagli altri due, ma allo stesso tempo a suo agio in quella discussione, talmente preso da non provare alcun imbarazzo per via della gente che staziona nel bar e tra cui vi è una gran parte di finlandesi. Dopo circa un’ora i due vanno via. Ci scambiamo gli indirizzi e-mail e i numeri di telefono e ci promettono di venirci a trovare, in Finlandia. A questo punto decido di stuzzicare Mikko:

Io – Complimenti, non pensavo ti piacesse avere amicizie tra gli estremisti di destra.

Mikko – Se dovessi scegliere le amicizie sulla base delle ideologie politiche, tu non rientreresti tra quelle.

Io – Ma io non credo di essere un estremista, né di destra né di sinistra.

Mikko – (Con un sorriso) Nessuno è più estremista di un italiano; in politica e non solo in quella. Voi siete (pausa)... come posso dire: eccessivi! Ma proprio per quello, a volte, siete adorabili.

Io – Aspetta un attimo: una cosa è avere un certo tipo di temperamento che è, non lo nascondo, spesso fastidioso, un'altra essere un nazista. Non ti pare di fare un po’ di confusione?

Mikko – Perché le persone non possono essere libere di esprimere le proprie opinioni anche quando queste sono diverse dalle nostre? Io sono un anarchico e di Göran e Bjärne non condivido le idee politiche, ma li lascio liberi di esprimerle e allo stesso tempo mi prendo la libertà di poterle giudicare e, se è il caso, deriderle. Tutti i giorni ho rapporti con persone che sono politicamente diverse da me. A lavoro, soprattutto. Il mio capo è un nazista, ma davvero! Magari vota per i socialdemocratici o chissá per chi altri, ma nella realtà è un nazista. Poi ci sono gli arabi che esaltano Hitler in quanto persecutore degli ebrei. Vorresti anche tu una legge che vieti alla gente di esprimere le proprie opinioni? Cioé una legge nazista? E a cosa aiuterebbe?

Io – (Penso) Credo di averlo stuzzicato abbastanza su questo argomento. Meglio cambiare discussione; non si sa mai, dovesse scoprire da un momento all'altro della nuova legge "falce e mastella" che vieta agli italiani la libertà di opinione.

Il viaggio di ritorno è noioso, Mikko sta leggendo il Turun Sanomat che ha “sottratto" al finlandese che gli è seduto accanto. Ad ogni pagina che gira, do una sbirciata. Nessuna notizia dall'Italia, per fortuna. Io leggo l’Espresso che ho sottratto ad un italiano in vacanza. C'è un articolo di Bocca. Pare che il Partigiano non ne possa più degli extracomunitari, ma solo perché non hanno imparato a cucinare all'italiana. Dovrà farsene una ragione, Bocca. Ormai, a noi italiani, ci tocca diventare tutti come il bacchettone di sinistra, quello che non è di bocca buona e che pur di non apparire razzista, mangia kebab e cous cous. O così o si rischia di finire in galera, con l’accusa di esserlo, razzista. A prendere il posto dei criminali veri, quelli graziati dall'indulto. (29.1.2007)




QUATTRO CHIACCHIERE CON FAUSTO BUSSON

Kauppatori, ore 11.30. Sono fermo ad una bancarella che vende oggetti per sauna, poco distante da me c'è un ragazzo. Prende il telefono e chiama un suo amico, lo sento dire: "Si, ma smettila con sti messaggini, se hai qualcosa da dire chiama. Oh, saremo mica due quindicenni innamorati...” Finita la telefonata si rivolge a me: "Vabbé che ormai vedo in giro anche i cinquantenni rinc...ire co sti messaggini...” Non sono un cinquantenne”, gli rispondo “e come te odio mandare messaggini”. Poi penso che il ragazzo meriti di essere ascoltato, non è mica facile trovare una persona che si sente giustamente adulta, in questo mondo di Peter Pan. Gli propongo di fare quattro chiacchiere per Il Loggione, accetta.

Siamo al bar del ristorante Rico, Kauppatori, a discutere davanti ad un succo d’arancia per me e uno di mela per Fausto:

Cosa ci fai in Finlandia?

Sono venuto a trovare alcuni amici che ho conosciuto a Tallin. Doveva venire anche la mia ragazza, ma si è improvvisamente influenzata.

Vivi in Estonia?

Si, da venti giorni. Ma credo che andrò via presto. Mi piace Tallin, ma non lo considero come il luogo in cui vivere. Quando non sono nella città antica mi sento morire.

E della Finlandia che ne pensi?

Non ho molto da dire, sono a Turku da due soli giorni. Però mi sembra bella, c’è benessere credo. Lo devo dire? Vabbé, lo dico: ho visto certe finlandesi ma fighe fighe eh?

Lasciamo perdere. Piuttosto, com’è la storia dei cinquantenni che mandano messaggini?

Ma è roba da matti! Dovresti vederli certi italiani, a Tallin. Neanche un capello bianco in testa, tutti tinti, seduti sulle terrazze dei ristoranti a mandare messaggini. Probabilmente alle amanti estoni, chi lo sa. Alcuni li vedi in giro a fare i ragazzini, con donne molto più giovani, ma bisognose. Niente, tu sei seduto a berti qualcosa e comincia la musichetta alle tue spalle. Prima, seconda, terza volta, finché non ti costringono ad andare in un altro posto. Non se ne può più di questi telefonini.

Ora ti trovi nel paese della Nokia e qui come del resto in tutto il mondo i telefonini non mancano. Anche a molti finlandesi piace parlare a colpi di messaggini.

Bah! Lo capisco se si tratta di adolescenti, ma gli altri... sono patetici. Ma scusa tu cosa ne pensi dei tardoni che scrivono tipo: sono a lav ci sent dopo. Tvb.

Non lo so, forse i tardoni non scrivono tvb?

Ah no!? Vorrei farti parlare con mio cugino. Ha 35 anni e una donna della sua stessa età. Beh, qualche messaggino che si sono mandati l'ho visto e ti posso garantire che lei scriveva tvb e altre cose assurde per la sua età.

Tu quanti anni hai?

23.

E definisci una donna di 35 anni una tardona?

No, ma neanche un’adolescente. Andiamo! Non è da adolescenti scrivere tvb? E non ritieni strano che un adulto passi mezz’ora a mandarsi messaggini, perché non può aspettare di parlare con la sua morosa?

Sì, a dire il vero mi fanno un po’ pena, ma se togliessero le fastidiose musichette non me ne importerebbe più di tanto.

Già, le musichette. Ero sul treno, venivo da Helsinki. Prima ha cominciato a suonare il telefono di quello che mi sedeva difronte, poi quello di una alle mie spalle. Non hanno neanche pensato che forse volevo riposare un po’. Ma perché le fabbriche continuano a mettere l'optional della vibrazione se nessuno la usa?

Forse perché altrimenti nessuno noterebbe il loro ultimo modello Nokia provvisto di doppia camera, su cui è possibile scaricare mp3, collegarsi alle radio locali ecc. ecc.?

Sì, infatti molti devono ostentarlo perché sennò stanno male. È uno status simbol, come la macchina, l'abito...

Molto di più tra gli italiani, forse?

Sì, credo di sì. Hai visto quello che è passato poco fa? Sulla maglia c'era scritto Dolce e Gabbana, a caratteri cubitali: metti che qualcuno non si accorga che è italiano...

Ognuno ostenta a modo suo. C’è chi lo fa mettendo in mostra il maglione firmato, ma forse più la firma che il maglione, e chi dandosi un tono col jeans strappato o col look da homeless. La nostra è diventata una bella società di parasederi, non credi?

Ma davvero! Soprattutto quando andiamo all’estero. Crediamo che tutti debbano interessarsi a noi, a quello che siamo o a come vogliamo apparire. Oh, a me gli italiani mi stanno diventando sempre più antipatici

Anche a me, ma ogni tanto mi capita di incontrarne uno come te e ci ripenso. Ora devo salutarti. A proposito, io ho un Nokia N70, ma lo lascio quasi sempre a casa quando non lavoro, metto la vibrazione quando mi trovo in luoghi pubblici e non rispondo quasi mai con un messaggino. Ciao e buona fortuna. (17.9.2006)

Domenico Sternativo


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