L'INCANTEVOLE VIVISETTRICE*
di Alberto Pontillo
Quando senta parlare di anti-vivisezione, Rita Levi Montalcini.
premio Nobel, s'arrabbia dì brutto.
Ce ne accorgemmo subito, a nostre spese, quando, ancora fresca
di premio, interrogata da un nostro giovane collaboratore
durante una manifestazione radicale su cosa pensasse della
vivisezione, rispose, senza preamboli: "Ah! gli anti-vivisezionisti
... sono degli stupidi". Fine dell'intervista.
Recentemente poi, una pagina di propaganda da noi ottenuta
occasionalmente per non eccessivo prezzo sul "Mercurio'",
il supplemento di Repubblica, (pagina che apriva con la nota
affermazione "LA VIVISEZI0NE E' UN CRIMINE", firmato
Vìctor Hugo) ha provocalo una violenta, sdegnata reazione
da parte della nostra sbrigativa, implacabile giudicatrice:
Trovo che tutta la compagna contro la sperimentazione sugli
animali sia un'impudente sciocchezza, una sciagurata stupidaggine
(e dai! n.d.r.), Anzi, io sono rimasta veramente indignata
proprio con il suo giornale (dice all'intervistatore, n.d.r.
perche' ha pubblicato qualche settimana fa una pagina di faziosa
pubblicità contro la vivisezione".
Per quella paginetta (messa su con i nostri risparmi) Ella
non si è limitata ad arrabbiarsi, come suo diritto,
in quanto vivisettrice) ma ha perso letteralmente le staffe.
Negli stessi giorni, in altra intervista ad altro giornale
(Corriere della Sera), trattando dell'invito rivoltole da
Gardini a collaborare al suo fianco per la Montedison, invito
poi accettato, previa esitazione:
"Credo di poter fare qualcosa di buono non soltanto in
campo farmaceutico, ma sopratltutto per gli aiuti del Terzo
Mondo. E naturalmente per la difesa dell'ambiente - non come
vorrebbero i Verdi e gli antivivisezionisti, che sono dei
barbari (daje!), nemici della scienza. Ma per fare in modo
che l'industria rispetti l'ecosistema".
Ho cercato di replicare a questi duri colpi con un paio di
letterine spedite a quei giornali. Nell'una chiedevo (non
senza un pizzico di ironia): "Riuscirà il premio
Nobel a convincere il partner industrioso a metter giù
le mani dalle Foreste Tropicali, o a smettere di inquinare
la Val Bormida, l'Adriatico e altre cose? Sì adopererà
"la Rita" perché il Terzo Mondo cessi di
essere un comodo mercato per prodotti chimico-farmaceutici
vietati nel mondo "progredito" perché rivelatisi
dannosi, letali, cancerogeni, mutageni; perché non
sia più un serbatoio di cavie umane su cui provare
preventivamente sempre nuovi veleni? E concludevo avanzando
una legittima suspicione.
Con l'altra letterina, all'idea di una contro-pagina di pubblicità
"piena zeppa soltanto di nomi di persone che oggi sono
vive grazie a farmaci ottenuti con lo sperimentazione su animali"
replicavo che troppe pagine ci sarebbero volute per riportare
i nomi di tutte le vittime da farmaco, nomi certi questi,
purtroppo, a differenza dei "salvati", riguardo
ai quali l'azione salvatrice della terapia è solo presunta
o meglio millantata.
E concludevo con una proposta (non priva di sarcasmo, devo
dire): "la Rita" dice di aver trovato, a seguito
di intuizione, "quantità di Ngf nella saliva di
topi arrabbiati": non poteva cercarlo nella propria personale,
con tutto il rispetto, saliva, visto che quanto ad arrabbiarsi
le basta sentir parlare di antivivisezlone? Smetterebbe di
tormentare topi (qui il sarcasmo è finito) e si convincerebbe
che l'unico modello per l'uomo è l'uomo.
Se è vero che l'Ngf è "la chiave del cervello,
del sistema cemtrale e periferico,degli umori e dei malumori,
delle malattie mentali, dell'intelligenza, della conoscenza
di sé e del filosofare umano" una differenza fra
un topo ed un Premio Nobel, nonché affascinante persona,
che diamine, ci sarà pure'?
Nessuna delle due letterine ha avuto la fortuna di essere
pubblicata.
Per questo le ho citate. Altrimenti non mi sarei permesso.
Ma non è finita. Un altro intervento ha fatta seguito
agli altri, nel giro di pochi giorni, da parte della nostra
infaticabile persecutrice: sette colonne! quasi mezza pagina
sui Corriere della Sera (21 .7.89}. Queste volta non più
insulti (era ora) ma solo valutazioni "scientifiche",
anzi, "considerazioni che propongo ai lettori per una
aperta e serena valutazione delle pratiche di sperimentazione"
.
Ecco (in breve) le considerazioni:
- Sono una zoofila e amo follemente gli animali da quando
sono nata.
- Da studentessa mi dissero di sperimentare su un cucciolo
di cane, il quale mi scodinzolò tutto contento e io
allora mi rifiutai. Questo segnò la fine della mia
carriera; non avrei mai potuto eseguire esperimenti su cani,
gatti o altri mammiferi,
- Nessuna norma regolava allora la sperimentazione sugli animali.
Finalmente i I prossimo autunno queste norme entreranno in
vigore.
- Il termine "vivisezione" va abolito. E molto più
adeguato - e privo di così alta tonalità emotiva
- quello di "sperimentazione animale"
- Nella maggioranza dei casi agli animali vengono dati anestetici.
- Io sono una zoofila.
- Quasi tutte le malattie sono state debellate grazie alla
sperimentazione animale (la vivisezione non esiste) e per
quelle che ancora non lo sono ci sono comunque dei rimedi.
- Amo tanto gli animali.
Questo è quanto ci ha saputo dire in una esauriente
intervista un famoso premio Nobel a difesa della vivisezione.
Mettiamo da parte la consueta affermazione per cui i progressi
della medicina sono dovuti alla "sperimentazione animale",
che è una "affermazione" e come tale rimane
non essendo suffragata da prova alcuna, mentre le prove e
la storia della medicina - come ha chiarito ancora una volta
Hans Ruesch in una replica pubblicata poi dal Corriere (26.7.89)
- stanno a dimostrare esattamente il contrario.
Mettiamo da parte una volta tanto tutto questo. Guardiamo
invece al personaggio che emerge da queste sette colonne di
considerazioni. Una persona che ha passato la vita a torturare
topi (non li ha vivisezionati? E che cambia?) e spende un
buon terzo del suo intervento, per raccontarci in tutte le
salse, di amare tanto, ma veramente tanto, gli animali. Tanto
da decidere di non sperimeritare mai e poi mai su cani, gatti
o altri mammiferi, (E i topi che so'?).
Una ricercatrice che ignora - non sa - che esiste una legge
che regola - sia pure in modo schifoso - la maledetta vivisezione
sin dal 1931, e ci informa, a noi antivivisezionisti disinformati,
tutta soddisfatta, che questa legge arriverà finalmente
il prossimo autunno. Ma allora è vero che di quella
legge (perfezionata dal francescano-vivisettore Agostino Gemelli
nel '41), pur vergognosamente permissiva, è ignorata
persino la presenza dei laboratori vivisettori?
Dietro a quelle porte sugli animali si fa di tutto in piena
libertà, tanto chi controlla? Dice che nella maggioranza
dei casi gli animali vengono anestetizzati, ed è falso:
lo dicono le statistiche e la semplice considerazione che
nella maggioranza dei casi l'anestesia è incompatibile
con l'esperimento.
Un'altra abbondante porzione dell'articolo, infine, è
spesa per spiegare che il termine "vivisezione"
non va usato. "Il termine ha un sinistro connotato"
bisogna dire "sperimentazione animale". E ci insiste,
su questo punto, il nostro premio Nobel, esattamente come
fanno tutti, ma proprio tutti, in modo maniacale si può
dire, i suoi colleghi vivisettori.
Le scosse elettriche, le immersioni in acqua bollente, le
"arrabbiature dei topi", le privazioni e gli isolamenti
totali, le irradiazioni, le somministrazioni di farmaci in
dosi letali, le prove di tossicità che portano alla
morte tra convulsioni e vomiti di sangue, l'induzione di malattie
artificiali in forme devastanti, non rientrano, lo sappiamo,
nel settore vivisezione. Ma non sono meno atroci di questa.
Sono tutte atrocità che rientrano nell'espressione
"sperimentazione animale" con la quale i vivisettori
vogliono coprire tutto, vivisezione compresa, perché
"i non addetti ai lavori'' non vedano. Un'espressione
falsa e bugiarda. E falso e bugiardo è chi ce la vuole
sventolare in faccia. Questo è il personaggio che viene
fuori da questa "aperta e serena valutazione delle pratiche
di sperimentazione" .
"Questa signora finissima e perentoria", questa
"signora di ferro foderata di raso e velluto, sorriso
e intelligenza ... ultima incarnazione dello scienziato europeo",
dice un giornalista che l'ha intervistata ("Venerdì"
del 14 luglio).
"Il viso minuto, ombreggiato da un'onda di capelli grigio-azzurri,
le braccia sottili che sporgono da uno chemisier a righe grigio-argento:
sembra un passerotto" dice un altro intervistatore (Corriere,
12 luglio)
Il premio Nobel è persona di grande fascino personale.
Chiunque la incontri e ci parli ne rimane incantato.
Ama tanto gli animali: i cani e i gatti, i topi no: sono esseri
di serie B, come gli Ebrei per i nazisti.
Difende a spada tratta la vivisezione, ma la nasconde con
i giochi di parole.
Dice di essere incapace di farla, ma di fatto, la chiami pure
come vuole, la fa, ed è amica e collega di quelli che
la fanno. Mente anche sull' anestesia propinata alle vittime
della tortura.
Questa incantevole regina dei Convegni, dei Congressi e delle
conferenze stampa a noi barbari non ci incanta. Preferiamo
i passerotti veri. E anche i topi.
* Tratto da "Liberiamo la cavia", anno VII, n°23
- II Trimestre '89
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